The Night Of 1x04, "The Art of War": la recensione

Ecco la nostra recensione della quarta puntata della prima stagione di The Night Of, in cui Naz compie due scelte di campo fondamentali per il suo futuro

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Spoiler Alert
"Ho bisogno del tuo aiuto." Semplice, diretto, rassegnato: così troviamo Nasir Khan alla fine di The Art of War, quarto episodio della prima stagione The Night Of. Già, perché questo ragazzo perbene, ormai calato nell'incubo della prigionia a Rikers Island, ha ormai fatto i conti con la realtà dei fatti. In un inferno come quello carcerario, non si sopravvive senza le spalle coperte, a costo di rimetterci in pricipi personali e - relativa - indipendenza. Accetta quindi la mano, dapprima rifiutata, offertagli dall'influente Freddy, il cui solo nome fa tremare buona parte dei detenuti del penitenziario; perché in un microcosmo lurido e folle dove vieni ustionato in veste di capro espiatorio per una vendetta mancata, il minimo che puoi fare è cercare protezione.

In fondo, Nasir è solo. Solo perché sincero, solo per aver dichiarato la verità di fronte al giudice, rifiutando un patteggiamento che gli avrebbe prospettato una detenzione di circa dodici anni per un omicidio che, a suo dire, non ha commesso. Se le regole di Rikers Island sono costruite sulla violenza, quelle del mondo legale sono costruite su una convenienza che affonda le mani nella menzogna. Il che andrebbe anche bene, se Naz avesse effettivamente spedito all'altro mondo la bella Andrea al termine di una notte di sesso e droga; ma, stando alla testimonianza del ragazzo, il sangue della ragazza macchia i suoi abiti, ma non la sua coscienza. Puntuale e prevedibile, il rifiuto del patteggiamento porta Naz a restare legalmente orfano, avendo l'avvocato Crowe preso il largo con fulminea rapidità, prospettando ai genitori del ragazzo un passaggio di testimone che porrebbe la giovane Chandra nel ruolo di nuovo legale e, ovviamente, l'annullamento dei termini di gratuità inizialmente garantiti alla famiglia Khan.

All'insaputa di Naz, tuttavia, l'avvocato Stone continua a raccogliere indizi e dati, osteggiato - ma non troppo - dal detective Box, anch'egli vacillante riguardo la colpevolezza del giovane. Dietro le sbarre puzzolenti della sua gabbia ostile, Naz continua a essere strumentalizzato, nel bene e nel male: Alison Crowe l'ha usato come ha potuto, per disfarsene alle prime avvisaglie di tempesta. La sequenza di sesso tra Stone e una sua cliente non pone certo lo scalcagnato avvocato sotto una luce positiva, e sembra cavalcare l'idea di un opportunismo meno spietato ma altrettanto riprovevole. Eppure, non è senza un sospiro di sollievo che sentiamo pronunciare quel fatidico "mi licenzio", uscito dalle infastidite labbra imbellettate di Alison. Chi si occuperà di Naz? La giovane idealista Chandra o il bizzarro Stone? Il dubbio aleggia, mentre il piagato avvocato continua a soffrire per il proprio eczema e ad accertarsi della buona salute del gattino di Andrea, in un gioco di parallelismo con Naz già messo in luce nel terzo episodio.

Giunta ormai a metà del suo percorso, The Night Of conferma i suoi punti di forza già più volte encomiati nelle precedenti recensioni (recitazione impeccabile, regia visivamente sofisticata, approfondimento psicologico dei protagonisti), ma lascia ancora troppo sfocati i contorni dei comprimari. La sensazione è quella di trovarsi a pochi secondi dall'inizio di una corsa forsennata, già in posizione per scattare allo sparo. Sparo che, a prescindere dal livello altissimo della serie targata HBO, sta tardando ad arrivare, penalizzando non tanto l'interesse generale, quanto l'efficacia dell'elemento investigativo, volutamente lasciato sullo sfondo negli ultimi due episodi - il detective Box è infatti comparso in due brevissime scene. Visti gli ingredienti a disposizione, la speranza è che gli autori ne facciano, di qui in avanti, il miglior uso possibile, garantendo una ripresa di ritmo che è legittimo aspettarsi.

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