The Night Manager 1x05: la recensione

Grande ritmo e un assaggio degli inferi della guerra nel nuovo episodio di The Night Manager, con una morte importante che getta un'ombra cupa su Pine

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Spoiler Alert
La guerra è fatta per chi la osserva.
Il gioco voyeuristico della conflitto armato come spettacolo, enunciato con autocompiaciuto cinismo dall'amorale Richard Roper (Hugh Laurie), trova il proprio ideale palcoscenico nell'entroterra turco in cui il magnate mostra i nuovi gingilli al potenziale acquirente, in un tripudio di luci, esplosioni e fiamme di mefistofelica grandiosità. È questa la scena madre del quinto episodio di The Night Manager, rumorosa anticamera a un finale che si preannuncia all'insegna dell'azione più concitata.

Il cerchio si stringe sempre più attorno a Jonathan Pine (Tom Hiddleston), sotto osservazione da quando Roper ha scoperto l'esistenza di una talpa nel proprio gruppo di collaboratori più intimi. E la storia risulta ciclica laddove il nostro eroe dai nervi d'acciaio si ritrova dove tutto era cominciato: al Nefertiti Hotel, tomba dell'amata Sophie Alekan e punto di convergenza dei suoi nemici: Roper e Freddie Hamid. Ma, anche stavolta, Jonathan sa di mettere a repentaglio la vita della donna che ama, avendo rivelato a Jed (Elizabeth Debicki) la sua missione per conto dei servizi segreti inglesi. Riuscirà, stavolta, a salvare la sua bella dalla stretta di una morte vendicativa?

L'impresa è più difficile del previsto: l'eliminazione di Corky (Tom Hollander) ha dimostrato, senza ombra di dubbio, la spregiudicatezza dei metodi di Pine, forte del combattere dalla parte degli angeli ma disposto a uccidere a mani nude chiunque si frapponga tra lui e il raggiungimento del proprio - seppur nobile - scopo. Tuttavia, sebbene la morte di Corky abbia silenziato per sempre l'unica persona al momento al corrente della relazione tra Jonathan e Jed, i sospetti di Roper sull'identità dell'informatore sono tutt'altro che fugati, specialmente dopo aver notato il sincero sollievo di Sandy Langbourne (Alistair Petrie) a seguito del controllo dei convogli di Roper da parte delle forze statunitensi, risoltosi in un nulla di fatto per i buoni. Con grande scorno di Pine, così come della povera Angela Burr (Olivia Colman), sempre più emarginata nella sua accidentata caccia all'uomo e ora persino minacciata direttamente. Perso l'appoggio di Steadman (David Harewood) e di Mayhew (Douglas Hodge), la donna si ritrova ormai sola su una nave che sta colando a picco.

Di tutti gli episodi finora trasmessi, questo è probabilmente il più riuscito, perfetta commistione di scrittura acuta e regia elegante ma mai vacuamente estetizzante. La spettacolare bellezza della dimostrazione delle armi a Barghati racchiude in sé il germe di un'atroce critica alla guerra, così com'è concepita al giorno d'oggi: magnifica e distante distruzione che coinvolge persone di cui preferiamo ignorare l'identità e, ancor prima, l'esistenza. La discesa all'inferno di Pine passa attraverso l'esperienza cupa e violenta nel Porto Sicuro che è non solo il Paese creato da Roper ma, di fatto, il suo vero e proprio regno nascosto e inviolabile. Mai come ora, con gli alleati ridotti ai minimi termini, l'impresa di Pine è parsa disperata; e la conclusione della prossima settimana lascia presagire uno scontro all'ultimo colpo come epico finale a una serie che, nelle sue premesse drammatiche, ha ormai preso le distanze dagli ammiccamenti bonari alla James Bond.

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