The Night Manager 1x01: la recensione

Convince il primo episodio di The Night Manager, adattamento dell'ominimo romanzo di le Carré, con un cast tanto talentuoso quanto non convenzionale

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Spoiler Alert
Cosa scaturirebbe dall'incontro tra le atmosfere malinconiche e pessimiste di La Talpa e il piglio rocambolesco e fascinoso delle avventure di James Bond? La risposta sembra darcela la BBC con The Night Manager, adattamento televisivo dell'omonimo romanzo di John le Carré. Rispetto alla sua controparte letteraria, la serie tv propone al pubblico un accattivante attualizzazione, perfettamente messa a punto dallo sceneggiatore (nonché apprezzato regista teatrale) David Farr, che colloca l'origine della vicenda narrata nel pieno della primavera araba. In un Egitto preda dei tumulti legati alle dimissioni di Mubarak si muove il biondissimo Jonathan Price (Tom Hiddleston), ex militare britannico che, dedicatosi al - relativamente - tranquillo lavoro in un albergo di lusso, si ritrova catapultato nel mezzo di un sospetto traffico d'armi tra un potente riccone locale, Freddie Hamid (David Avery), e il celebre filantropo Richard Roper (Hugh Laurie).

Il coinvolgimento di Jonathan ha, come innesco, gli occhi scuri e tristi di Sophie (Aure Atika), fidanzata maltrattata di Hamid, che riesce in tempo record a far innamorare il nostro eroe per poi farsi ritrovare barbaramente uccisa, a seguito della soffiata del giovane all'MI-6 tramite l'amico Simon Ogilvey (Russell Tovey). Jonathan giura, in cuor suo, vendetta a Roper e a chiunque si sia macchiato del sangue della sua bella, ma la cosa finirebbe lì se, quattro anni dopo, trasferitosi nella più quieta Zermatt in Svizzera, non vedesse comparire alle porte dell'hotel in cui lavora il facoltoso Roper, scortato da Jed (Elizabeth Debicki), una splendida fanciulla appassionata di bagni (in vasca, in piscina, nell'alcol) che, nel giro di un minuto, ha già conquistato gli occhi - se non il cuore - del protagonista. Ma il ricordo di Sophie bussa alla porta della memoria sotto forma di inquietante fantasma, e Jonathan si fa coraggio, rispolverando tutte le proprie qualità da simil-007. Preso contatto con Angela Burr (Olivia Colman), agente dell'intelligence che cerca da anni di incastrare il perfido Roper, eccolo infatti tornare al servizio di Sua Maestà, in una missione che si preannuncia minata già dall'inizio non solo dai mille occhi sparsi da Roper anche all'interno dei servizi segreti, ma anche dalle sinuose forme - già abbondantemente esposte - della bella Jed.

Al di là di una regia elegante e pefettamente al servizio della storia, affidata alla sapiente mano della danese Susanne Bier (premio Oscar per Un Mondo Migliore), la fortuna dell'adattamento televisivo di The Night Manager risiede nella scelta accurata e non scontata del proprio cast di protagonisti. Se, in un primo momento, la scelta di Tom Hiddleston come Jonathan Pine può sembrare poco in linea col personaggio descritto nelle pagine del romanzo di Le Carré, la versatilità dell'attore inglese riesce a dissipare ogni dubbio, distaccandosi ben presto dal già citato prototipo di James Bond in erba per intraprendere un percorso emotivo, oltre che d'azione, del tutto peculiare. Jonathan è sì mosso da un desiderio di vendetta, ma i pochi, spettrali accenni ai suoi incubi con Sophie protagonista ci chiariscono ben presto come il senso di colpa sia forse il motivatore più forte della sua nuova missione. Sono sfumature, certo, ma nessuna gradazione viene tralasciata dalla ricca paletta attoriale di Hiddleston, cui fa da contraltare un eccellente Hugh Laurie che, sebbene apparso solo sul finire della puntata, ha già tratteggiato con sicurezza da fuoriclasse il ritratto di un villain terribile nel proprio cameratismo sornione.

Terza cuspide, non inferiore ai sopracitati Hiddleston e Laurie, è Olivia Colman, in un personaggio (trasformato in donna per il piccolo schermo) che sottolinea sagacemente, per una volta, la normalità dell'intelligence. Vediamo la sua Angela Burr al telefono con il marito, intenta a parlargli del pollo da cucinare, e un attimo dopo alle prese con armi in grado di scatenare una guerra - o di sedare una rivolta - a dimostrazione di una tempra d'acciaio celata dietro un'apparenza fin troppo ordinaria. Già in passato, Colman ci aveva convinti con interpretazioni di straordinarie donne ordinarie (su tutte va ricordata la sua eccelsa performance in Tyrannosaur di Paddy Considine); grazie al sapiente casting di The Night Manager, si accinge forse a offrirci una grande prova anche nel terreno - per lei sinora ignoto - delle spy story.

Se è vero che chi ben comincia è a metà dell'opera, i prossimi episodi di The Night Manager avranno tuttavia anche l'oneroso compito di soddisfare le alte aspettative poste da questo pilot assolutamente magnetico per intreccio, recitazione e raffinatezza visiva. A dimostrazione della profonda differenza tra strizzata l'occhio a 007 e pedissequo, insipido scimmiottamento.

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