The New Pope, le nostre impressioni sugli episodi 2 e 7 | Venezia 76

The New Pope sembra molto più a fuoco di The Young Pope, con dei temi ancora più chiari e più potenti al netto della medesima messa in scena

Critico e giornalista cinematografico


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Il Papa giovane ha avuto un attacco alla fine della prima stagione di The Young Pope e ora è in coma. Serve un nuovo Papa.
Alla Mostra del cinema di Venezia sono stati proiettati gli episodi 2 e 7 di The New Pope, con dei riassunti per sapere cosa avviene prima di essi. La scelta è stata resa necessaria dall’esigenza di mostrare gli episodi in cui le due star John Malkovich e Jude Law sono più presenti. Infatti, nonostante il coma, Papa Lenny Belardo continua ad essere presente nelle puntate.

C’è stato un papato di transizione con un pontefice rivoluzionario e pauperista che ricorda Bergoglio (si chiama anche Francesco II), solo più ridicolo, più macchietta, che ha indispettito Voiello spingendolo a pensare a un rimedio. Poco dopo il Papa muore. Non è chiaro per quale ragione o se per mano di qualcuno. Si va allora alla ricerca di un nuovo candidato, il primo in graduatoria è un cardinale che vive ritirato in un maniero della sua famiglia in Inghilterra, lì si reca una delegazione capeggiata proprio da Voiello, per capire se quest’uomo è in grado di diventare Papa. Lo sarà, ma non senza difficoltà.

Quindi è John Malkovich, papa Giovanni Paolo III, la novità di questa stagione che conferma in pieno tutto lo stile della precedente. Il nuovo pontefice è una versione melodrammatica, aristocratica e depressa di Lenny Belardo (che al suo confronto ci appare quasi un popolano). Questo meccanismo del contrasto non fa che mettere maggiormente in risalto le caratteristiche del precedente Papa. Se quello nuovo si presenta da subito più sensibile, un uomo tormentato e depresso, non ci vuole molto per realizzare che, con tutta la sua arroganza, era Lenny quello veramente sensibile tra i due, di certo il meno egoista.

Chi ha visto la prima stagione ricorda bene infatti come, pur nella sua intransigenza e austerità, Pio XIII fosse coinvolto da diversi rapporti umani profondi, solo che non erano quelli che ci si poteva aspettare, erano strani e marginali. Messo accanto al Papa di Malkovich quello di Jude Law è subito più amabile, più vicino, più umano e comprensibile pur se caratterizzato da distanza e rigidità. Non è chiaro se sia davvero questo lo scopo della serie, i pochi episodi non bastano e ancora non è introdotta una trama che riguardi Papa Giovanni Paolo III.

SPOILER DA QUI IN POI!

Nell’episodio 7 finalmente Lenny Belardo si risveglia dal coma. Avviene in privato, all’oscuro di tutti e dopo un anno. Inizialmente non lo sa nessuno e Lenny vuole che sia così. Risiede ancora a Venezia, nella casa del medico che se ne prendeva cura, il quale vive lì con la moglie e un figlio infermo nato con diverse sindromi. Nel tempo in cui si rimette in forze Lenny viene avvicinato dalla moglie del medico che gli chiede un miracolo per il figlio.

Questo è evidentemente uno dei temi fortissimi della stagione, cioè la presunta santità di quest’uomo. Già il fatto che si sia svegliato da un coma dal quale si diceva fosse impossibile svegliarsi è un miracolo. Accennato già nella precedente stagione, il suo statuto di santo è qui messo letteralmente alla prova, e non è male la maniera in cui lo stesso personaggio sembri non sapere fino a che punto voglia tentare il miracolo sul figlio della coppia per loro, cioè per ragioni di pietà e umanità, o per se stesso, per capire se davvero è un santo, se davvero è preso da quel tipo di percorso.

Qui più che mai si confondono sempre di più le due auree che Lenny Belardo emana, quella di santo e quella di star. Ad un certo punto è complicato capire se il fascino che esercita sia quello che viene dalla sua bellezza, dal suo carisma e dalla sua decisione, o quello che viene dalla probabile santità. Questa è un’intuizione fortissima, cioè equiparare la santità allo stardom, la fascinazione per il potere metafisico a quello per lo status di celebrità.

Entrambe le auree sono un riflesso del guardare, è la maniera nella quale tutti guardano questo Papa ad essere radicalmente diversa da quella in cui tutti guardano quello nuovo. Lo guardano ammirati perché è bello, lo guardano con timore perché pare davvero santo, lo guardano con curiosità perché non si concede. Attraverso il Papa sempre di più Sorrentino esplora il corpo del capo, la maniera in cui calamita, eccita, spaventa e attrae.

Lo stile pieno di variazioni, formalmente raffinato, musicalmente denso d’atmosfera e sempre pronto a preferire una grande immagine ad un dialogo che sveli parte dell’intreccio, calza molto meglio questa finalità, motivo per il quale da questi pochi episodi The New Pope mostrati a Venezia si presenta come molto più centrato di The Young Pope, molto più aderente alla propria forma.

Belardo ha popolato fino a questo punto la serie come una visione, un fantasma (ma non sappiamo se realmente aveva questo potere o se fossero visioni delle persone) ma ora entra con grandissima forza nella trama, rinnovando il suo carattere fatto di dubbi titanici che si agitano dentro di lui mentre all’esterno ostenta una sicurezza e una fermezza esemplari. Di nuovo, il contrario esatto del nuovo Papa.

Sempre un passo avanti a tutti, Belardo ha chiaramente un piano in mente per il suo ritorno anche se non viene rivelato quale sia. Come spesso è avvenuto nella precedente stagione il mistero e la sua imperscrutabilità sono la grossa ragione del suo fascino, l’impossibilità di capire fino a che punto sia consapevole delle proprie scelte o abbia un piano.

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