The Muppets 1x07, "Pig’s in a Blackout": la recensione

La nostra recensione del settimo episodio di The Muppets, intitolato Pig's in a Blackout

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Il settimo episodio di The Muppets, “Pig’s in a Blackout”, inizia come un bignami della backstage comedy: una carrellata di improbabili guai uno dietro l’altro, che coinvolgono incidenti con panetti di burro giganti e ascensori impazziti, e che mostrano drammaticamente il ruolo del produttore esecutivo Kermit come unico puntello assoluto dello show. Ma stavolta che i problemi sono tanti e a catena, Kermit collassa per il troppo stress, e prontamente entrambe le sue pigs accorrono per suggerirgli, anzi obbligarlo ad almeno un giorno di riposo.

In sua assenza affida la produzione a Scooter, che naturalmente con un’unica azione azzardata provoca disastri a catena. La catastrofe in assenza dell’unico, frustrato ma funzionale personaggio in grado di tenere in piedi la baracca è un topos di questo tipo di prodotti (e la mente corre ancora una volta a Liz Lemon e a 30 Rock), e si accompagna alla totale sospensione dell’incredulità rispetto al concatenamento di sfighe umanamente possibili.

Il segmento Scooter e crew si regge in piedi da solo, e infila insieme una serie di momenti riusciti

Tuttavia il segmento Scooter e crew si regge in piedi da solo, e infila insieme una serie di momenti riusciti: gli “a parte” di Gonzo, i corteggiamenti di Sam, l’accanimento su Beaker, l’assurdità di Carl e il pragmatismo spaventoso di Deadly. La risoluzione in nome dello show must go on, “il motto più famoso di Hollywood”, è efficace, e fa sì che dall’inizio alla fine questa sia la parte migliore dell’episodio, sostenuta dalla coralità dei Muppets, ognuno con la sua follia caratteristica, e da battute più divertenti della media degli episodi.

Più deludente la parte dedicata a Kermit, impossibilitato a scrollarsi di dosso lo stress da un petulante e imbastardito Jason Bateman (Arrested Development), che si approfitta dell’incapacità della rana di dire di no per chiedere favori e raccomandazioni. Questo incontro soffre del problema ricorrente della serie, ovvero una scarsa capacità di innescare un motore funzionale a superare la gag pura e semplice, che viene trascinata per un po’ per poi essere lasciata cadere con una scusa che fa tornare tutto allo stato di partenza e, come in questo caso, azzera velocemente un potenziale conflitto.

Sul finale due citazioni dal film del 1979, quasi toccanti, riscattano il plot di Kermit: la canzone finale suonata dal suo nuovo safe space – uno stagno cont tanto di vegetazioe e comodo tronco sospeso, e soprattutto il dialogo tra Kermit e easygoing Rowlf, bartender pianista e psicologo, che con voce melliflua descrive i benefici del masticare una pantofola per ricongongiungersi con il proprio wild side.

Se si supera il dispiacere per un Jason “Michael Bluth” Bateman sprecato, stavolta ci possiamo ritenere soddisfatti.

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