The Muppets 1x02, "Hostile Makeover": la recensione

La nostra recensione del secondo episodio di The Muppets, la comedy in onda su ABC e in arrivo su FOX in Italia

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Il secondo episodio di The Muppets, “Hostile Makeover”, conferma stile e dinamiche del primo: nella recensione del pilot è stato giustamente citato 30 Rock come contrappunto e riferimento inevitabile di The Muppets, sia per l’analogie tra Miss Piggy e Jenna Maroney del The Girlie Show, sia per la centralità di Kermit come unico ingranaggio in grado di sistemare le cose ed evitare il peggio, principalmente rappresentato dalle crisi imprevedibili di Piggy.

Anche se nessuno si aspetta certo le finezza di Tina Fey da una serie Disney con un’eredità storica e consolidata da mantenere, purtroppo è da constatare che finora in The Muppets si avverte una convenzionalità di fondo oltre il livello di guardia, che fa un po’ a pugni con l’idea di riproporre un format già di successo attingendo agli elementi ricorrenti della comicità più adulta (il mockumentary style, il dietro-le-quinte).

Miss Piggy appare priva di personalità e alla mercé totale di persone che la manipolano

In questo episodio la furia di Piggy è innescata dalla mancanza di un accompagnatore per i People’s Choice Awards, che getta tutta la troupe in allarme da “codice rosso”, mentre Piggy sbraita cose irragionevoli e distrugge tutto ciò che si trova davanti. Kermit riesce prima nell’impresa di sistemarla con un perfetto date, cioè il cantante Josh Groban, e poi in quella opposta di farglielo mollare, quando l’influenza negativa di lui finisce per ricadere sul programma.

Il problema è che in entrambi i casi Miss Piggy appare priva di personalità e alla mercé totale di persone che la manipolano. Senza doverla per forza far diventare un personaggio tragicomico alla Jenna Maroney, al momento Miss Piggy è agghindata esclusivamente di tutti gli stereotipi della vera star: è capricciosa, viziata, irragionevole, e… basta. Un po’ poco lusinghiero per l’unico personaggio femminile di una serie che mira a rinnovarsi.

In secondo piano, Bobo the Bear e i suoi biscotti scout sono probabilmente la parte più debole dell’episodio, mentre è quasi tenero il modo in cui Fozzie conquista e subito dopo perde l’amicizia del suo idolo Jay Leno a causa del suo feticismo da fan. I momenti che funzionano meglio dal punto di vista puramente comico sono i singoli scambi di battute: Gonzo e la sua teoria sulle e-mail spam, Big Mean Carl (“I take messages, I don’t judge tones!”), Lawrence Fishburne che bullizza Kermit, a cui va la palma del cameo più divertente. In scene altrettanto brevi ma meno spassose, compaiono anche lo scrittore Reza Aslan, ospite di Up Late with Miss Piggy, e Lea Thompson, la celebrity crush di Kermit.

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Dopo due episodi possiamo azzardare che probabilmente la serie si manterrà su questa struttura: una, cinque, dieci guest star, l’ospite musicale di sicura fama (in patria), una crisi e uno scontro Piggy-Kermit, qualche battuta nonsense, e altre storyline secondarie piuttosto scollegate tra loro. Perfettamente calato nell’attitudine meta dello show biz televisivo americano, viene da chiedersi quanto possa essere esportabile per pubblici che non hanno la stessa familiarità con i programmi e le guest star che aggiungono pezzetti di autenticità al format mockumentary.

Intanto continuiamo a sperare che prima o poi a Miss Piggy sia concesso di diventare un po’ più tridimensionale, perché come già accennato nella recensione del Pilot, e come sottolinea persino Kermit nel finale, Piggy sarà pure una viziatissima celebrity, ma è soprattutto l’unica donna a condurre un Late Show, posizione tradizionalmene occupata da uomini, come ben ci ricorda il mondo reale. Sempre a proposito di realtà, finora sembra che per gli autori calare i Muppets nei problemi della vita quotidiana delle celebrità significhi principalmente aggiungere cinismo e sdoganare doppi sensi. Un po’ poco per uno dei capisaldi della pop culture americana, e forse se ne sono accorti i sei milioni di spettatori che dopo la prima puntata hanno deciso di non tornare per la seconda.

Chiara Checcaglini

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