The Mother, la recensione

Dentro The Mother c'è il gender swap dei film in cui i padri salvano le figlie, e sarebbe anche fatto bene se l'azione non fosse così brutta

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di The Mother, il film d'azione con Jennifer Lopez in uscita su Netflix il 12 maggio

Che questo film senta di avere qualcosa da dimostrare lo si vede dagli stunt. È la storia di una donna addestrata ai massimi livelli per essere una macchina di morte in mano all’esercito, un’assassina ma anche un soldato per operazioni speciali. E come sempre in questi casi qualcosa va storto, qualcuno gli si rivolta contro e il mentore da che sembrava come un padre per lei, si rivela il peggiore. Uno scontro rischia di ucciderla e quasi elimina la bambina che ha in grembo. Una volta che questa è nata però non potranno stare insieme, troppo pericoloso, quindi viene data in adozione. Qui inizia The Mother, il cui punto cruciale è chiaro fin dal titolo (parliamo di un film in cui l’istinto materno è il centro di tutto) e come detto dagli stunt, proprio già dai primi, si sente fortissimo il bisogno di rimarcare qualcosa, di accreditarsi in un regno che non solo non è quello di Jennifer Lopez ma nemmeno quello di Niki Caro (regista di film drammatici e poi di Mulan).

La mamma chiamata a riallacciare i rapporti con una figlia ormai adolescente ma adesso bisognosa proprio di protezione fisica, fa cose che solitamente gli uomini non fanno in questo genere di film, la componente di esagerazione barocca del cinema d’azione è qui portata ad un livello superiore (non siamo ancora nella zona cinecomics o Fast & Furious ma un gradino sotto), senza però la perizia tecnica di John Wick o Atomica Bionda e senza nessun addestramento specifico come per Io sono nessuno. È tutto rigorosamente molto montato e tutto di spalle, con controfigure, raramente in prima persona. Questo non è un film per chi ama l’azione, non la fa bene e anzi la intende in modi molto generici.

E non è del resto a suo agio Jennifer Lopez, che non trova una maniera di interpretare la sua protagonista così che possa mettere insieme istinto materno, dolcezza dei sentimenti e durezza connaturata alla persona, quella che viene dall’addestramento e rende possibile la credibilità della spietata crudeltà. Sono crinali non semplici da centrare, che spesso anche i film d’azione di registi più navigati sbagliano e che fanno la differenza tra un attore che si improvvisa action hero e uno che invece lo può diventare. Jennifer Lopez qui non sembra proprio adatta, non ha la capacità di Charlize Theron di dare originalità ai suoi personaggi duri e di coniugare la freddezza con l’arco narrativo e il paesaggio interiore, né sa andare all-in nella sbruffoneria come Michelle Rodriguez o ancora divertirsi con un po’ di ironia come fa Scarlett Johansson. Di certo non ha la tecnica delle artiste marziali come Ronda Rousey o Gina Carano né la plasticità e la credibilità all’interno di un fumettone di Milla Jovovich.

In questo film in cui il waterboarding è fatto un po’ come viene, senza eccessiva precisione, in cui anche gli espedienti e le coreografie d’azione non richiedono grande precisione, l’unica cosa che ha un senso è la costruzione del rapporto. I film in cui i padri devono salvare le figlie sono altamente codificati e si basano proprio sul salvataggio e la protezione, questo in cui una madre riallaccia i rapporti con una riottosa adolescente invece è basato più sul rapporto. La ragazza si dovrà salvare anche da sola alla fine, dovrà imparare dalla madre e diventare come lei. Dovrà capire che la durezza materna ha un perché e nasconde amore. L’allegoria è chiara e anche corretta ma ancora più chiaro è il punto di vista, questo è un film in cui le madri hanno tutte le ragioni e la figlia insopportabile e lagnosa non deve fare altro che capire che sbaglia. Fine.

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