The Morning Show (seconda stagione): la recensione dei primi due episodi

Il ritorno di The Morning Show con i primi due episodi conferma tutto il buono della prima stagione e annuncia intenzioni battagliere

Critico e giornalista cinematografico


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The Morning Show (seconda stagione): la recensione dei primi due episodi

Che The Morning Show non sia una serie che si assume come un medicinale rilassante, che non sia un massaggia-cervello buono per addormentarsi, lo vuole ricordare subito nell’attacco della prima puntata della seconda stagione. Se qualcuno avesse dei dubbi, se qualcuno l’avesse dimenticato o se ci fossero nuovi spettatori, vengono avvertiti subito che l’obiettivo era e rimane quello di mettere in crisi le certezze acquisite e spargere un po’ di dubbio ovunque. In una carrellata di sequenze che impostano la narrazione vediamo prima una serie di strade vuote in pieno giorno e poi lo stacco, il cartello “3 mesi prima” che introduce altri eventi. È una promessa di pandemia che entrerà nella storia a cui segue una forma estremamente garbata di riassunto della stagione precedente.

È un meeting dei vertici del network in cui la posizione di Cory (Billy Crudup) è seriamente in bilico. Davanti al board fa presente le accuse di molestie e poi le rivelazioni di Alex (Jennifer Aniston) che hanno portato al suo abbandono in diretta e i risultati di Bradley (Reese Witherspoon). È un meeting in cui si dicono cose intendendo altro, in cui ognuno vuole mettersi dalla parte giusta solo per dominare lo scontro verbale. Frasi come “Noi crediamo alle vittime” sembrano voler dire il contrario specialmente quando viene aggiunto “fino alla fine dei tempi!”. Solo poche battute dopo infatti scopriremo che il grande capo uscente accusato da Alex non sarà davvero accusato perché “mancano le prove”. Rispetto alla prima stagione tutti hanno imparato cosa bisogna dire ma non è cambiato ciò che intendono fare.

Quello di The Morning Show è il mondo della televisione post metoo, visto attraverso gli occhi di Jay Carson e Kerry Ehrin, che credono molto poco alla sostanza della rivoluzione, sono estremamente scettici dei mezzi e dei modi attraverso i quali si è fatta strada nel nostro mondo e infine hanno un debole per gli accusati. Per completare il giro di re-introduzioni manca Alex. Che fine ha fatto? È in una baita di montagna con il golfone a scrivere delle pedantissime memorie. Segno inequivocabile della dismissione di ogni ambizione. Lei che ha accusato il boss del network è la più sfiduciata verso un movimento che le ha rovinato la carriera.

The Morning Show aniston

È un piacere poter scrivere che il ritorno di The Morning Show è all’altezza della stagione precedente, ha il medesimo ritmo, le medesime intenzioni battagliere e la medesima maniera di condurre le interazioni che supera l’intrigo politico di House Of Cards, ne svicola la violenza esplicita, e vuole mettersi molto più dalla parte dell’intrigo di parola, corridoio, errori e ridicole piccolezze di Succession. Nessuno uccide qualcuno per coprire le proprie tracce, o manda uno sgherro a zittire dei testimoni, in questa serie. Tutti però sono capaci di dire la parola giusta o cambiare fronte all’ultimo, sconvolgendo equilibri e alleanze perché qualcosa di più conveniente è emerso. Tutti hanno sete di carriera.

Questa è la materia che manipola The Morning Show, la lotta per l’avanzamento in un sistema competitivo, l’ambizione e il desiderio di ogni singolo personaggio di qualcosa di più per se stesso, fintamente coperto dai sentimenti. Non è il mondo degli studi di avvocati o degli ospedali degli anni ‘90 e 2000 in cui la concorrenza era una farsa che si scioglieva sempre di fronte a sentimenti e affetti. Qui è l’esatto contrario, sono sentimenti e affetti a doversi fare da parte o piegare o ancora cambiare quando cambia il vento. E il vento è stato cambiato dal metoo e dalla pandemia sembra di capire dal fenomenale fotogramma finale del primo episodio, una notizia di una causa che mette un macigno su tante possibilità che viene subito surclassata da uno starnuto nello sfondo. Uno che nessun personaggio nota ma gli spettatori sì.

Tuttavia dovremo aspettare il secondo episodio per l’arrivo di Mitch (Steve Carell) che della serie è il vero cuore decentrato. Non ha il minutaggio su schermo degli altri ma anche per questo è il personaggio più interessante. L’accusa di molestie contro di lui ha dato inizio agli eventi della serie, incarna il tipico maschio di potere che di colpo si ritrova in un mondo diverso, in cui ciò che era tollerato e consentito non lo è più e tutti vogliono fargliela pagare per azioni passate. Non è un molestatore, ma una figura più complicata da gestire. È un uomo che ha usato la sua posizione per attirare donne consenzienti nella sua orbita e possederle. Non ha violentato, non ha umiliato lavorativamente, non ha minacciato, non ha fatto mobbing, la sua pena non ufficiale (non quella dei tribunali ma quella imposta dal board) è stata però identica ai casi più duri e gravi. Carriera finita e, scopriamo qui, esilio in Italia (!).

Come molti film e molte serie, anche The Morning Show ha fatto una vacanza in Italia, territorio di grandi agevolazioni fiscali.
Rifugiato in Italia Mitch non sfugge alle donne woke, una delle quali lo aggredisce in un caffè, urlando davanti a tutti che non merita di stare lì e che la sua sola presenza la disturba. A tirarlo fuori dall’impaccio arriva Valeria Golino, cioè la quota di soldi spesi sul territorio che le produzioni americane devono versare per poter girare in Italia. Ovviamente Valeria Golino è splendida, un personaggio furioso, arrabbiato, dinamico, intrigante e pieno di non detti che dà una svegliata all’assopita trama di Mitch. È a lei che è affidata una tirata fortissima contro l’indignazione e la pretesa di molte persone che il proprio comfort sia ciò che deve importare a tutti. E ha anche una grande frase “La gente è così arrabbiata quando si arrabbia!”. Peccato solo per il nome che le hanno dato: “Paola Lambruschini”. Non si può avere tutto.
A chiusura della puntata ci sarà anche la più immancabile delle canzoni italiane degli anni ‘60 (un must di qualsiasi produzione dopo Parasite) che in questo caso è l’oscura Presentimento di Slim.

Intanto ciò che la prima stagione aveva distrutto la seconda va ricomponendo. A furia di intrighi e litigate si sta creando un posto in nel Morning Show per Alex (e il fatto che il suo agente sia Will Arnett è un grandissimo colpo). Non voleva tornare inizialmente ma la mestizia della sua vita e le parole giuste al momento giusto da parte di Cory la convincono. Non è un semplice cambio di opinione funzionale alla trama, o meglio non è solo quello. La serie fa di questo ribaltamento un momento cardinale di cambio per un personaggio che aveva dismesso le sue ambizioni e che di colpo a capodanno capisce non solo di non essere morta lavorativamente, ma proprio di non voler morire. Che è eccitata all’idea di tornare ad essere il vertice di una piramide (il discorso che fa a Bradley su amicizia e lavoro è da applausi).
Il grande ritorno di Alex è il notizione che riporterà gli ascolti a salire e anche Mitch del resto sembra che pianifichi un ritorno che probabilmente partirà dall’Italia e dalla relazione che Valeria Golino vuole stabilire con lui a tutti i costi. Sarà interessante capire come, dopo tante premesse, indizi e teasing, inseriranno la pandemia (ci siamo quasi, già dal prossimo episodio potrebbe entrare) e come allargheranno il tema cruciale della serie: la guerra dei “giusti” contro il resto del mondo e la cancel culture.

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