The Morning Show 3x04 Via Libera, la recensione

Più avanza The Morning Show più è evidente che la sua storia e i suoi protagonisti stanno diventando altri rispetto a quelli iniziali

Critico e giornalista cinematografico


Condividi
Spoiler Alert

La recensione dell'episodio 3x04 di The Morning Show intitolato via libera, disponibile dal 27 settembre su Apple TV+

Un inizio che sarebbe stato perfetto per attaccare la nuova stagione stranamente arriva adesso, in apertura del quarto episodio di The Morning Show. Una macchina si ferma di fronte agli studi di produzione, ne esce Cory, ha tutti i crismi del capo: l’autista e la pedalina che lo aiuta a smontare dal SUV. Con un unico piano sequenza entra negli studi come fosse l’ingresso al Copacabana di Quei bravi ragazzi. Passa in rassegna artisti, ballerine, show, e poi anchorman, produttori, le attrici protagoniste, le co-protagoniste, come se fosse un riassuntino dei rapporti di forza, di chi fa cosa e di come funzioni la serie. Ottimo punto di ingresso. Invece siamo al quarto episodio, e questa suona più una dimostrazione di potere di Cory, che ha sulle spalle tutto, tutto supervisiona e su cui ricadono tutti i pesi. 


Un possibile addio?

È come se The Morning Show si stesse preparando all’addio di Reese Witherspoon e Jennifer Aniston (non che sia in programma, non ci sono notizie) perché sta spostando i loro personaggi ai margini e ne sta mettendo al centro altri. Alex (Jennifer Aniston) non ha più vicende, problemi o obiettivi, è un aiutante degli altri personaggi piena di monologhi; Bradley (Reese Witherspoon) invece continua ad avere una sua specie di trama, una questione di un servizio che non le fanno fare, ma compare per pochi minuti ogni episodio. Nessuna delle due partecipa al vero grande arco che coinvolge tutti, cioè la crisi della UBA, il problema del rapporto con il board e la corsa alla ricerca di soldi, sicurezze e sistemi per non essere cacciati. Per ragioni di etnia non sono nemmeno coinvolte nella questione dell’inclusività che domina la stagione.

A guadagnare in protagonismo sono Cory, Stella e Mia (Chip, il personaggio di Mark Duplass, compare una volta in questa puntata e ci si chiede subito che fine avesse fatto), le loro storie sono quelle centrali. Qui Stella sarà anche protagonista di un pranzo di lavoro ad alto tasso di sessismo e classismo a cui non sembra essere pronta. La sua trasformazione in personaggio umanissimo da che era una gelida burocrate è sempre più radicale, anche la recitazione è cambiata.

Questa poi è in particolare la puntata di Cory, quella in cui capiamo quanto sia nei guai. Sta organizzando un party per gli inserzionisti, un evento di pubbliche relazioni a casa sua in cui mostrare la potenza del canale con lo sfarzo e fugare i dubbi di crisi e ridimensionamenti. UBA deve essere un luogo in cui investire nonostante UBA+ sia costato tantissimo e non stia fruttando. Come spesso avviene The Morning Show dà il suo meglio nell’azione, quando l’intreccio si tende e le svolte prendono di sorpresa o fanno il loro lavoro di ribaltare il tavolo.

Un abbassamento della qualità

Il problema è che parallelamente alla marginalizzazione di quelle che erano le protagoniste (e ancora erano in primo piano nel poster della terza stagione) c’è anche la trasformazione della serie da una di quelle che si guardano la sera, con attenzione, a una di quelle che si guardano a pranzo o stirando, con minore attenzione. Una che invece di tenere attenti e svegli, massaggia con dialoghi abituali, con il già sentito e con caratterizzazioni e interazioni sempliciotte per non dire trascurabili. Una in cui è tutto così privo di complessità e nuances che non è più indispensabile guardare cosa avvenga. Non è indispensabile nemmeno scrutare le espressioni perché tanto è tutto espresso in dialoghi esplicativi ben chiari.

In questa puntata vediamo persone in teoria molto furbe e intelligenti, che hanno appena fatto colpi di mano, come il personaggio di Stephen Fry, farsi cogliere in fallo all’interno di conversazioni da bambini. Vediamo il grande miliardario interpretato da Jon Hamm, preso in una questione dura di fusione prima promessa e poi negata, venire portato da Alex a un parco giochi per ingraziarselo. A un parco giochi! Giocano con il flipper, fanno le attrazioni paurose, litigano con qualcuno e intanto il miliardario potrebbe cambiare idea sull’investimento (!!). Non è scrittura da serialità sofisticata, è scrittura da serie che parlano d’altro (d’amore, di sentimenti, di relazioni) e che ogni tanto per curare il contesto devono inserire piccoli segmenti sulla vita lavorativa dei loro personaggi. Segmenti che saranno necessariamente generici e poco curati. Solo che in questa serie dovrebbero essere il cuore di tutto.

Continua a leggere su BadTaste