The Morning Show 2x07: La vita amara, la recensione
Al settimo episodio l'utilità della presenza di Mitch in Italia diventa chiara, in un episodio tutto su lui e Alex
Era chiaro che ad un certo punto sarebbe arrivato un episodio come questo, uno cioè tutto ambientato in Italia (ma non girato in Italia) che affrontasse bene la storia di Mitch e tirasse le fila di quanto accaduto fino ad ora. E un po’ era chiaro che la prolungata assenza di Alex sarebbe andata a parare lì (del resto le opzioni per un simile ritiro erano 1: dall’uomo che rifiuta di vedere 2: vecchia casa dei genitori nella prateria dove ritrovare se stessa). The Morning Show ha sacrificato le ultime due puntate per arrivare con la forza necessaria a questa, le ha dirottate privandoci di Alex così da creare assenza, ha bloccato tutte le trame (tranne quella di Bradley) per dare respiro e senso dell’evento a questo momento.
La brutta notizia è che è stato uno sforzo vano. O almeno sovradimensionato.
Alex e Mitch in realtà un confronto lo avevano già avuto nella scorsa stagione, e quel che è accaduto in più è che è in uscita il libro che preoccupa così tanto Alex. Non molto si è aggiunto in termini di ragionamenti o cambi, Mitch continua a non capire cosa gli sia successo e a farsi la domanda cruciale: “Il fatto che non avessi intenzione di fare del male non conta niente?”. Alex continua a comprenderlo ma a volerne prendere le distanze, a non volersi far contaminare dal veleno che emana la sua presenza mediatica, a non volersi far associare a lui. È venuta per chiedergli di mettere per iscritto che non hanno mai fatto sesso. Litigano. Si sentono delusi l’uno dall’altra e poi un incidente costringe Alex a stare da lui più di quanto non avesse pianificato. Di colpo tutto si appiana. Dopo un crollo emotivo con pianto, dovuto più che altro allo stress delle circostanze e non ad una presa di coscienza o ad una rivelazione, è tutto a posto, sono di nuovo migliori amici e possono dirsi quel che non sì sono mai detti.
La montagna che partorisce un topolino ballando musiche anni ‘60 italiane (effetto Parasite) e guardando il soffitto sdraiati uno accanto all’altra come adolescenti inquieti che scoprono l’amore. È la rassegnazione che Mitch ha ormai maturato a dominare sulla puntata, rassegnazione rotta solo ogni tanto da qualche impennata, come quando accendendo la televisione e il notiziario parla di lui e di una nuova tesi, cioè che avesse preso di mira le donne afroamericane. Era vero? Lo ha fatto senza volerlo? Di nuovo il suo punti di vista si dimostra a sorpresa il più equilibrato e corretto: “Ho un’età sufficiente per ricordare quando questo era considerato progressista”.
Molte serie hanno raccontato il mondo in cambiamento, hanno preso il passato e disegnato la parabola dei mutamenti sociali usando come sineddoche certe professioni (Mad Men è quella riuscita meglio ma anche The Knick, Pan Am, I’m Dying Up Here, Halt And Catch Fire e via dicendo usavano il mondo del lavoro in un periodo storico preciso per raccontare la tensione verso il nuovo), The Morning Show cerca di farlo con il presente, cerca di fare il racconto dei fatti mentre si svolgono.
È evidente che questa seconda stagione ha preso la piega Black Lives Matter, ed è sano, ha allargato lo spettro. Non è solo il mondo delle relazioni tra sessi sul posto di lavoro a cambiare, ma tutto quello che riguarda le minoranze. E che questi cambiamenti siano portati con devastazione è sotto gli occhi di tutti. Anche per questo però questo episodio di riflessione, in cui la trama si blocca e come in un bottle episode e ci si dedica solo ai personaggi, è una delusione, perché non coglie l’occasione di avere i due protagonisti del ciclone per approfondire le contraddizioni del cambiamento. Prendi i personaggi che sono agli antipodi degli eventi, li fai scontrare e non ne esce granché.
Mitch è un uomo distrutto da quel che ha fatto e da quel che ha perso. È un criminale che cerca di uscire dal giro ma il giro non vuole lasciarlo uscire. È scappato in Italia ma le notizie lo inseguono, le accuse montano anche in sua assenza, anche se sta zitto e non interviene, le molestie e lo spettro di una condanna irredimibile lo perseguitano. E la chiusa della puntata è molto in linea con questa idea di una persecuzione infinita, che non finisce né con la pena (di fatto non lavora più) né con il cambiamento (a dispetto di molti altri ha compreso di aver sbagliato). Quando finisce l’espiazione?