The Mooseman, un criptico walking simulator sul folklore ugrofinnico – Recensione
Un altro particolare indie per Nintendo Switch: la recensione di The Mooseman
Il racconto ci pone di fronte ad un gruppo di sette misteriose figure intorno ad un fuoco, in una foresta che ci appare gelida e colorata (questa come tutto il resto dell’incedere) con una palette che strizza l'occhio a titoli come Limbo e Inside. Una di queste, quello che sarà poi il protagonista, si allontana dal gruppo per iniziare un lungo viaggio per terre ignote. The Mooseman si pone il compito di raccontare i miti ugrofinnici, sfruttando una narrazione volutamente nebuloso, per nulla volenteroso nelle spiegazioni, e quindi enigmatico.
Un elemento che a qualcuno potrebbe piacere, ma che fa fatica a fare breccia nel giocatore, il quale, per interessarsi al racconto, deve fare uno sforzo notevole. Avanzando nel gioco si sbloccano infatti rune e note relative a elementi di folklore legati a luoghi, simboli sacri,alla rappresentazione di una creatura legata al mondo mistico, e i menù danno le informazioni necessarie a capire ciò che succede.
The Mooseman è quindi perlopiù estetica e messa in scena, in particolare quest’ultima di grandissimo spessore, in grado di generare panorami in 2D di rara bellezza, che sul piccolo schermo di Nintendo Switch sono preziosi, ma su un pannello TV diventano dei veri e propri quadri digitali in movimento. Nulla da dire al duo che compone Mortheshka, che in questo caso è riuscito a realizzare qualcosa di ben oltre il pregevole.
[caption id="attachment_187695" align="aligncenter" width="1920"] Un vero e proprio quadro digitale in movimento[/caption]
Non è neanche un problema di assenza totale di gameplay, visto che The Mooseman è fondamentalmente un walking simulator che, di tanto in tanto, pone delle banalissime sfide, che non richiedono grandi capacità. Ci sono anche delle belle intuizioni, generalmente legate alla volontà di spostarsi tra due dimensioni per risolvere gli enigmi, che spaziano da sessioni stealth a battute di caccia a fughe e anche una boss fight, per quanto lineare.
Siamo di fronte ad un gioco per cui, prima di ogni altra cosa, ci deve essere un grande interesse per gli argomenti trattati. La volontà di raccontare delle tradizioni ed un folklore che esula dagli ormai ritriti vichingi, samurai e compagnia è davvero lodevole, e proprio per questo forse c’era bisogno di costruire un gioco più solido e coeso.
A livello ludico, purtroppo The Mooseman non riesce ad esprimere ciò che è. Non è un trial and error puro perché non offre chiaramente tutte le possibilità in vista al giocatore per via della sua natura ermetica, ma non è neanche un walking simulator in senso stretto perché, di tanto in tanto e senza avvertire, pone il giocatore in mezzo a delle sfide che spesso non sono presentate come tali.
Ci vuole la sensibilità giusta per affrontare un titolo come The Mooseman e per questo lo scrivente non è riuscito a ritenerlo imprescindibile. Gli va riconosciuta una messa in scena di una lucidità, sensibilità, e stile davvero rari, e per questo la valutazione è tutto sommato positiva perché, qualora apprezziate questo tipo di esperienze, molto sperimentali, il gioco vi accompagnerà per un paio di piacevoli ore.