The Midnight Gospel (prima stagione): la recensione
Nulla può preparare i fan di Adventure Time all'impatto con The Midnight Gospel, nuova serie di Pendleton Ward
Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.
Più che una recensione, è molto più utile scrivere una guida alla visione di The Midnight Gospel, per accompagnare lo spettatore all'esperienza. La nuova serie animata di Netflix creata da Pendleton Ward non è semplice, non è immediata, non è nemmeno troppo godibile. E senza dubbio non è il nuovo Adventure Time. Chi ha familiarità con la precedente serie dell'autore, una delle vette assolute dell'animazione seriale dello scorso decennio, poteva aspettarsi un prodotto fuori dagli schemi. Ma nulla poteva preparare all'impatto con uno show così psichedelico, verboso, profondo, respingente.
Sono discussioni impregnate di una sentita profondità, veri confronti filosofici che elaborano il senso dell'esistenza in tutte le sue sfaccettature. Si parla della percezione di sé, della ricerca della felicità, della depressione, del confronto con la morte. L'elaborazione dei concetti non arriva attraverso l'esecuzione di una trama che, poggiando su un contenuto palese e narrato, filtra un tema importante. No, invece arriva proprio attraverso le parole e il dibattito-intervista. Il contenuto del podcast di Clancy che noi vediamo realizzarsi "in tempo reale" è l'origine e il fine di tutto, e il resto è accessorio. Una volta scoperti i retroscena della serie – che non possono assolutamente essere ignorati – il progetto diventa più chiaro.
Decisamente, nulla di tutto ciò è immediato, né comprensibile senza una conoscenza pregressa della serie. A complicare il tutto interviene l'animazione: molto psichedelica, coloratissima, carica di dettagli che si mescolano senza soluzione di continuità o logica o coerenza interna. Qualunque esempio di psichedelia animata andrà bene come esempio: dalle sequenze animate di The Wall ai momenti più sperimentali dei film di Ralph Bakshi fino a World of Tomorrow di Dom Hertzfeldt. O, a causa della grande verbosità del tutto, Waking Life di Richard Linklater. Va da sé che nulla di tutto ciò è facile da digerire. Pur essendo una serie animata da otto episodi, The Midnight Gospel non si presta al binge watching.
Ed è anche difficile esprimere un giudizio compiuto sul progetto. Nei momenti peggiori, è una psichedelia fine a se stessa, astrusa più che astratta. Nei momenti migliori, riesce a narrare il meglio di sé, superando la barriera dei concetti e colpendo con grande sincerità. Sicuramente, va citato l'ultimo episodio. Qui Clancy/Duncan intervista sua madre, proponendo registrazioni delle sue conversazioni con lei, scomparsa da tempo. Una narrazione sofferta e sentita, che elabora il concetto della perdita nel ciclo continuo di morte e rinascita, sostenuto – stavolta sì – da un profondissimo e struggente dialogo con l'animazione.