The Marvels, la recensione

Nonostante una Brie Larson che non padroneggia i toni necessari, The Marvels trova lo stesso a tratti il ritmo e le idee giuste

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di The Marvels, il film al cinema dall'8 novembre

Brie Larson non ha il carattere attoriale per i film Marvel. Al secondo film in cui è protagonista, dopo Captain Marvel, lo si può dire. I suoi toni e le aree drammatiche in cui eccelle non sono quelle che servono a questo tipo di film, e quelle note di autoironia o anche la microespressività piena di nuances necessaria per creare il “tono Marvel” (quella che Robert Downey Jr. ha imposto come standard) non sono proprio nel suo repertorio. Vederla tentare di adattarsi senza successo è un supplizio. Questo in The Marvels è ancora più evidente, non solo perché il tono del film è molto più giocoso rispetto a Captain Marvel, ma anche perché accanto aBrie Larson c’è Iman Vellani (cioè Ms. Marvel), che nonostante sia l’attrice più giovane e con minor curriculum delle tre protagoniste è capace di recitare e quindi incarnare alla perfezione lo spirito Marvel.

La storia mette le tre attrici continuamente e metaforicamente a confronto, scambiandole sia nell’intreccio che nella pratica. Accade che la solita posta in gioco altissima (questa volta il mondo minacciato è quello degli Skrull, con i Kree a loro volta a rischio estinzione) richieda l’intervento congiunto di tre supereroine con “poteri di luce” (termine tecnico qui introdotto). Captain Marvel, Ms Marvel e  Monica Rambeau, a cui si cerca un nome di battaglia per tutto il film, scoprono in una bella sequenza iniziale di gran montaggio di essere collegate e potersi scambiare volontariamente e non a prescindere da dove si trovino nell’universo. Questo dello scambio improvviso è il meccanismo d’azione e comico che regge il film e, finchè dura, funziona.

Ma è anche la maniera in cui passiamo rapidamente da Brie Larson a Iman Vellani, ed è impossibile non notare come la prima sia legnosa, sia nell’azione (mai davvero eccezionale per tutte e tre, a dire il vero) sia in quella particolare arte della microrecitazione necessaria nei film Marvel che richiede un lavoro da Jackie Chan sulla rapida espressività in mezzo all’azione. Che poi è anche la maniera in cui nei casi migliori questi film inseriscono la narrazione all'interno delle scene d'azione. Brie Larson passa dal truce al basito al leggero come se stesse lavorando a compartimenti stagni, Iman Vellani li mescola, sa mettere insieme espressioni diverse, rendere la sorpresa e la paura, l’ironia e la determinazione in modi ogni volta diversi e non ripetendo le medesime facce. Soprattutto lo sa fare con credibilità, senza una fatica apparente, mentre infuria l’azione.

The Marvels non è un film eccezionale ma è anche lontano dagli abissi di noia scavati dalla Marvel più recente. È grossolano, un po’ sempliciotto e troppo spesso suona forzato nel cercare di creare un modello femminile di avventura Marvel (tirando anche in ballo goffamente principesse e piccoli romanticismi) ma, almeno quando Iman Vellani e Samuel L. Jacksonsono in scena, gira bene e può divertire. Sono le altre ad avere o una parte ingrata (Teyonah Parris come Monica Rambeau si ritrova purtroppo sempre marginalizzata) o un ruolo che sembrano non volere. Brie Larson infatti non ha il carisma che il film fa di tutto per dare al suo personaggio e che lo stesso non si materializza mai. Addirittura arriveremo alla fine di questo secondo film a lei dedicato senza di fatto aver capito che personalità abbia. Vediamo che problemi ha, capiamo che sentimenti esprime e sappiamo che è molto coscienziosa, ma i tratti caratteriali che dovrebbero dare personalità e quindi attrattiva a Carol Danvers rimangono ignoti. Non la conosciamo mai davvero e, dopo poco, non abbiamo neanche grande interesse a conoscerla.

Siete d'accordo con la nostra recensione? Potete dircelo dopo aver visto The Marvels, al cinema dall'8 novembre.

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