The Manor, la recensione
The Manor di Axelle Carolyn è un horror che vuole parlare dell'Alzheimer in modo trasgressivo, ma risulta solamente arrogante e inconcludente
Ormai sembra essere una vera e propria moda produttiva quella di raccontare la demenza e l’Alzheimer al cinema (recentemente con The Father, Falling, Supernova) ma sicuramente l’imbarazzante horror The Manor non ha rivali per la sconvolgente banalità con cui riesce a ridicolizzare l’argomento.
Di problemi The Manor ne ha tantissimi, a partire dal suo andamento costantemente prevedibile e dal suo essere semplicemente farcito di cliché e null’altro. Siamo totalmente dentro lo stereotipo dell’horror ambientato in una casa di cura, con infermiere cattive che sequestrano cellulari e vicine di stanza traumatizzate da un potere oscuro. Niente di più noioso e di già visto che si possa chiedere. La regista e autrice Axelle Carolyn non si sforza nemmeno di variare un po’ le scene le une dalle altre, visto che per esempio vediamo la stessa esatta dinamica tre volte di seguito (Judith che ha una visione e lo dice all’infermiera che la mette a letto). L’impressione è che ci si accontenti della prima cosa possa vagamente funzionare e che si vada avanti così fino alla fine.
La cosa però che più infastidisce di The Manor non è tanto la sua poca originalità. È l’arroganza, si spera involontaria, con cui alla fine gioca pure a fare il film trasgressivo, intraprendendo un finale che non sembra aver seguito nessuna logica narrativa (la protagonista fa una scelta che va contro i suoi principi) ma sembra semplicemente essere lì per il gusto sconvolgere. Peccato che quella scelta non abbia nessun senso di esistere, e soprattutto, risulti in un messaggio totalmente contraddittorio (e pure pericoloso) che esalta l’egoismo e l’individualismo a discapito della libertà altrui. Semplicemente insalvabile.
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