The Manor, la recensione

The Manor di Axelle Carolyn è un horror che vuole parlare dell'Alzheimer in modo trasgressivo, ma risulta solamente arrogante e inconcludente

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The Manor, la recensione

Ormai sembra essere una vera e propria moda produttiva quella di raccontare la demenza e l’Alzheimer al cinema (recentemente con The Father, Falling, Supernova) ma sicuramente l’imbarazzante horror The Manor non ha rivali per la sconvolgente banalità con cui riesce a ridicolizzare l’argomento.

Scritto e diretto da Axelle Carolyn, regista di episodi seriali per The Haunting of Bly Manor e American Horror Story, The Manor ha per protagonista l’ex ballerina Judith Albright (Barbara Hershey), una neo settantenne che, dopo i primi sintomi della malattia, decide di andare in una struttura di cura. L’ambiente in cui si ritrova si rivela però ben presto inquietante, abitato da segreti e oscuri complotti: forse le sue deliranti visioni notturne non sono solo frutto di una degenerazione cerebrale…

Di problemi The Manor ne ha tantissimi, a partire dal suo andamento costantemente prevedibile e dal suo essere semplicemente farcito di cliché e null’altro. Siamo totalmente dentro lo stereotipo dell’horror ambientato in una casa di cura, con infermiere cattive che sequestrano cellulari e vicine di stanza traumatizzate da un potere oscuro. Niente di più noioso e di già visto che si possa chiedere. La regista e autrice Axelle Carolyn non si sforza nemmeno di variare un po’ le scene le une dalle altre, visto che per esempio vediamo la stessa esatta dinamica tre volte di seguito (Judith che ha una visione e lo dice all’infermiera che la mette a letto). L’impressione è che ci si accontenti della prima cosa possa vagamente funzionare e che si vada avanti così fino alla fine.

A salvare la baracca non c’è nemmeno una qualche soddisfazione visiva o registica: la messa in scena è sciapa, imprigionata da ambientazioni anonime, i tempi con cui costruire la tensione sono sempre sbagliati. L’unica cosa davvero bella e potenzialmente interessante è un mostro-albero che però si vede per non più di qualche secondo.

La cosa però che più infastidisce di The Manor non è tanto la sua poca originalità. È l’arroganza, si spera involontaria, con cui alla fine gioca pure a fare il film trasgressivo, intraprendendo un finale che non sembra aver seguito nessuna logica narrativa (la protagonista fa una scelta che va contro i suoi principi) ma sembra semplicemente essere lì per il gusto sconvolgere. Peccato che quella scelta non abbia nessun senso di esistere, e soprattutto, risulti in un messaggio totalmente contraddittorio (e pure pericoloso) che esalta l’egoismo e l’individualismo a discapito della libertà altrui. Semplicemente insalvabile.

Siete d’accordo con la nostra recensione di The Manor? Scrivetelo nei commenti!

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