The Mandalorian 3x06, la recensione

La recensione dell'episodio 6 della terza stagione di The Mandalorian, intitolato Capitolo 22: Mercenari

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La recensione dell'episodio 6 della terza stagione di The Mandalorian, intitolato Capitolo 22: Mercenari, disponibile su Disney+.

Già in varie occasioni si è parlato delle classiche ‘missioni autoconclusive’ o side quest di The Mandalorian, vale a dire gli ostacoli o gli incarichi imprevisti o di breve durata che Mando e i suoi compagni devono portare a termine per ottenere qualcosa o per fare dei passi avanti verso i loro obiettivi a lungo termine. Fanno parte del DNA della serie e prendersela con loro sarebbe come prendersela con una componente essenziale che fa parte dello show fin dalla sua concezione.
È stato anche detto che queste mini-missioni funzionano al loro meglio quando, pur nella loro linearità, contribuiscono a uno sviluppo caratteriale del personaggio o si intrecciano almeno in qualche modo con la macrotrama, coinvolgendo personaggi, eventi e luoghi che hanno già un loro posto nel ‘Mandoverso’.

Una deviazione forzata

Lascia quindi stupefatti che il sesto episodio di questa stagione, I Mercenari, a due sole puntate dal gran finale, sparigli le carte gettando sul piatto la mini-missione più estrema che lo show abbia mai visto. Le coordinate di partenza sono lineari, forse fin troppo: Din Djarin e Grogu accompagnano Bo-Katan, incaricata dall’Armaiola di riunire i clan di Mandaloriani dispersi, sul pianeta Plazir-15, dove lavorano come mercenari gli ex-membri del suo seguito, ora capitanati dal compagno di un tempo, Axe Woves. I reggenti del pianeta però proibiscono l’incontro, e lo consentiranno solo se… i due Mandaloriani svolgeranno prima una missione per loro. E da qui parte l’indagine di Din e Bo sullo strano caso dei droidi impazziti, una side-quest che reclamerà gran parte dell’episodio e che presenta vari punti di vista a favore e a sfavore.

Caccia ai droidi ribelli: pro e contro

Partendo dai lati positivi: le indagini sulla ribellione dei droidi consentono di aprire uno spaccato sul microcosmo dei droidi che raramente trova il dovuto spazio nell’universo starwarsiano e che offre il solito mix di ‘umanità meccanica’, umorismo, malinconia e curiosità. Impeccabili e sempre coinvolgenti le scene d’azione, tra inseguimenti, sparatorie e colpi di scena, e impossibile non mancare il tris d’assi che la produzione cala sul tavolo in termini di casting: Jack Black e Lizzo nei panni dei reggenti planetari e Christopher Lloyd in quelli del Commissario Helgait. Grandi nomi destinati a fare furore presso il pubblico generalista, a cui The Mandalorian ha sempre saputo strizzare l’occhio con più successo di qualsiasi altra produzione stellare. Aggiungiamoci un design del pianeta dai toni esotici, futuribili e vagamente surreali, e il fascino non manca.

Sul piatto dei contro va però messa una pretestuosità della missione che stavolta forse è eccessiva (possibile che non ci siano modi alternativi per incontrare un gruppo di mercenari? Neanche un tentativo di chiamarli al comlink?), una durata altrettanto eccessiva per quello che in fin dei conti è percepito solo come un ostacolo da superare affinché la storia vada avanti e aggiungiamoci una recitazione generale da parte degli abitanti del pianeta che è (presumibilmente in modo voluto) sopra le righe e a tratti onirica e si ha la sensazione che l’episodio non faccia un buon servizio nel prendere velocità per lanciare la stagione verso le due puntati del gran finale.

Un finale frettoloso?

Il succo della storia arriva negli ultimi dieci minuti dell’episodio, quando il faccia a faccia tra Bo-Katan e il resto dei Mandaloriani può finalmente andare in scena, ma vuoi per il tempo limitato a disposizione, vuoi per la necessità di chiudere certe sottotrame più per dovere che per convinzione, l’impeto narrativo è un po’ fiacco. L’esito del duello tra Bo e Axe non è mai in discussione e il passaggio di testimone della spada oscura (anch’esso da tempo scontato, gli unici dubbi erano sul come) rischiano di strappare un ‘tutto qui’?

Intendiamoci, i pezzi per un finale interessante stanno comunque andando al loro posto, ma ormai appare quasi certo che ad avere un arco narrativo degno di questo nome in questa terza stagione è la Bo-Katan di Katee Sackhoff, che relega Din e Grogu sullo sfondo o al più li recluta come comprimari. Buon per lei che è un ottimo personaggio, peccato per gli altri due, che ormai per il grosso della stagione hanno girovagato al seguito delle necessità dell’ospite di turno più che seguire un percorso personale. È senz’altro vero che le due puntate finali possono ancora dire molto da questo punto di vista, ma con sei episodi alle spalle, iniziare a tirare le somme è ormai lecito. Che il grande successo riscosso da The Mandalorian abbia spinto gli showrunner a dilatare su più stagioni quella che in origine era una trama concepita più compatta?

Trovate tutte le notizie su The Mandalorian nella nostra scheda.

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