The Mandalorian 3x04, la recensione

La recensione dell'episodio 4 della terza stagione di The Mandalorian, intitolato Il trovatello e disponibile su Disney+

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La recensione del quarto episodio della terza stagione di The Mandalorian, intitolato Il trovatello, disponibile su Disney+

Se l’episodio precedente di The Mandalorian ci aveva sorpreso per la sua struttura e i suoi contenuti anomali, quello odierno, Il Trovatello, ci stupisce in senso opposto. L’avventura odierna di Din Djarin e Grogu è una che ripropone i temi, le atmosfere e le sensazioni più classiche e tradizionali della serie, combinandole in una formula bilanciatissima che fa di questo episodio un modello esemplare di tutta la serie.

Gli Ingredienti

Ne Il Trovatello ci sono tutti gli elementi che hanno fatto innamorare il pubblico di The Mandalorian, dosati e mescolati con grandissima perizia:

  • Din e Grogu: Sono i protagonisti della serie e lo sono anche di questo episodio, pur procedendo su binari paralleli. Il piccolo Grogu continua a muovere piccoli passi sulla strada della crescita e dell’indipendenza, mentre Mando fa quello che sa fare meglio, mettendo la sua esperienza in combattimento della tribù Mandaloriana di fronte all’ennesimo pericolo “locale”.

  • La missione del giorno: Tornano le piccole missioni ‘monoepisodio’ tipiche della serie, che stavolta ruota attorno al salvataggio di un giovane Mandaloriano rapito dalla creatura mostruosa di turno. Nella sua semplicità, fornisce una cornice lineare e rapida all’interno della quale si muovono tutti i protagonisti, che però non si limitano ad agire per risolvere la crisi del momento, ma fanno anche qualche passo avanti in termini di sviluppo caratteriale e nel portare avanti le trame più grandi: il modo migliore di usare le subquest minori.

  • Spazio ai comprimari: Din e Grogu hanno le loro storie da portare avanti, ma l’episodio non è sacrificato interamente a loro. Tutti i membri del cast presenti nell’episodio, dall’Armaiola a Bo-Katan, fino persino a Viszla, hanno i loro spazi per interagire e per farci sapere qualcosa in più su di loro. Non invadono tutta la puntata in modo eccessivo come gli ex-Imperiali dell’episodio precedente ma ci dicono qualcosa su di loro integrandosi al resto dei personaggi e delle trame in corso. Ancora una volta, this is the way.

  • Ambientazione e atmosfere selvagge: Inutile girarci contro, The Mandalorian continua ad aver un’anima western, e gli scenari aridi di frontiera, i mostri in agguato dietro a ogni angolo e le lotte cruente tra la polvere a suon di blaster, rampini e armi nascoste nelle armature sono quelle che funzionano meglio. Un altro marchio di fabbrica della serie che questo episodio ci restituisce con gusto.

Le trame portanti

Un altro centro fatto da questo episodio è la fusione della trama secondaria autoconclusiva con quelle portanti della serie. Sono soprattutto due i filoni che saltano all’occhio:

  • Il passato di Grogu: Riprendiamo le fila dalle stagioni precedenti e facciamo ritorno ancora una volta alla fatidica notte dell’Ordine 66, dove finalmente viene fatta luce su uno dei misteri che da più tempo aleggiavano sulla serie: chi ha tratto in salvo il piccolo Grogu la notte del massacro al Tempio Jedi? Il toto-scommesse degli appassionati non aveva risparmiato nessuno, tirando in ballo Mace Windu, Yoda, Obi-Wan e perfino lo stesso Anakin, ma la scelta degli autori opta per una soluzione originale, tirando in ballo un personaggio (quasi) nuovo di zecca: il Jedi Kelleran Beq, comparso sugli schermi americani in passato in occasione di un gioco a quiz a tema starwarsiano, e interpretato da Ahmed Best, storico interprete del controverso Jar Jar Binks della trilogia prequel. Nella migliore tradizione delle narrazioni a episodi, scopriamo che per un mistero su cui viene fatta luce ne nascono almeno altri due: la fuga di Grogu e Kelleran a bordo di una nave dall’eloquente cromatura argentata e con la copertura di guardie dall’uniforme ben riconoscibile fa presagire un legame insospettato tra il piccolo fruitore della Forza e l’altrettanto storico pianeta di Naboo. E ci rendiamo conto che sono ancora molti i tasselli che mancano nella storia di Grogu, da come giunse al Tempio Jedi a cosa fece nei molti anni che separano la fuga dal tempio al ritrovamento da parte di Din Djarin nell’episodio pilota della serie. I flashback, probabilmente, sono appena iniziati.

  • Il destino di Bo-Katan: Dopo una partenza incerta (e una rinuncia forse ancora un po’ troppo drastica e inspiegata al recupero della spada oscura), il personaggio di Bo-Katan inizia a trovare un suo percorso. Se gli eventi che l’hanno condotta a questo punto sono ancora un po’ nebulosi e sballottanti, è indubbio che si è rivelata una scelta saggia accorpare la sua storia a quella degli altri esuli Mandaloriani: la sua integrazione e i suoi contrasti con i Figli della Ronda, nonché l’alone di mistero che aleggia sul suo avvistamento del Mitosauro fanno bene a lei come personaggio e agli altri Mandaloriani della tribù, che trovano un foil dove mettere in evidenza affinità e contrasti. Si consolidano le speranze di avere per Bo-Katan un arco narrativo soddisfacente in questa stagione a dispetto della partenza spiazzante.

Conclusione

Episodio esente da difetti, quindi? Una volta tanto, potremmo quasi dire di sì. C’è una certa ingenuità di fondo nel duello iniziale che vede Grogu contrapporsi al giovane Mandaloriano, ma è il tipo di ingenuità che sappiamo essere caratteristico della serie fin dall’inizio, e che può perfino essere visto come un punto di forza. Grogu continua inoltre a convincere poco nelle scene d’azione, i suoi balzi sono innaturali e cartooneschi, un limite che continua a penalizzare di qualche punto la suspension of disbelief quando lo vediamo protagonista di una scena d’azione. Ma stavolta sono dettagli molto marginali che non impediscono allo spettatore di gustarsi una sana e piacevole avventura con dei personaggi coerenti, una trama che funziona e un’ambientazione esotica: Mando al suo meglio.

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