The Mandalorian 3x01: la recensione
L’Apostata sembra sforzarsi di gridare in tutti i modi che tutto è esattamente come sempre. Ma sarà davvero così?
La recensione del primo episodio della terza stagione di The Mandalorian, intitolato "Capitolo 17: l'apostata", disponibile su Disney+
Ritrovare tutti i classici ingredienti della formula di The Mandalorian è allo stesso tempo il suo più grande punto di forza e il suo punto debole, almeno in questa puntata di esordio, e vale la pena di elencarli e riesaminarli in dettaglio.
L'aspetto visivo
La componente visiva e spettacolare è sempre stata uno dei punti di forza della serie, e da questo punto di vista L’Apostata è generoso e abbondante, regalandoci scenari ricchi di sense of wonder e di esotismo in cui si respira a pieni polmoni l’aria di frontiera dell’Orlo Esterno, che si tratti del “battesimo” di una giovane Mandaloriana sulle rive di un lago interrotto dall’attacco del mostro gigantesco di turno, o delle strade di Nevarro, ripulite, prosperose e variegate come una cittadina del selvaggio west in pieno “boom” della febbre dell’oro (meno riuscito, almeno per il momento, è il presunto re dei pirati, una sorta di Davy Jones acquistato dai cinesi, ma non potendo sapere quale sarà la rilevanza e la ricorrenza del personaggio, per ora soprassederemo!).
Mando e Grogu
Reintegrata, com’era ovvio che fosse, la dinamica tra Mando e Grogu, che ripartono con le loro meccaniche da genitore paziente e figlio birichino. E se da un lato scalda il cuore vedere riconfermato uno dei rapporti più calorosi e azzeccati dell’universo starwarsiano, dall’altro vedere riazzerato e resettato il loro rapporto come se la loro recente separazione non fosse mai accaduta appiattisce un po’ i personaggi e sminuisce la portata degli eventi passati.
Le quest secondarie
Tornano anche – e questo è forse il punto più dolente – le “quest secondarie” in stile videogame, l’obiettivo immediato della puntata o delle puntate di turno, stavolta forse con qualche grado di pretestuosità in più, e qui forse il gioco inizia un po’ a tirare la corda. Fin dall’inizio della serie, Mando si impegna in una sequenza di piccole missioni affidategli dalle circostanze e dal committente di turno, una componente che si riallaccia bene al suo mestiere di cacciatore di taglie e che strizza l’occhio sia alla serialità del medium fumettistico che, appunto, alla struttura videoludica archetipale, con ogni piccola missione che procura al protagonista un “upgrade” prammatico o nuove informazioni utili alla trama principale.
Conclusioni
In breve: The Mandalorian è lo stesso di sempre, e questo da un lato è motivo di rallegramento. Dall’altro, questa assidua fedeltà al “Credo” inizia a mostrare qualche crepa nella sua ripetitività. Nei due anni intercorsi molte cose sono successe, sia internamente alle produzioni starwarsiane (con Andor giunto a proporre modi e atmosfere dirompenti per proporre una storia ‘stellare’), sia nella serialità televisiva e da piattaforma in genere (si pensi a The Last of Us, dove la narrazione è serrata, potente e lascia poco spazio alle divagazioni o ai riempitivi di turno). The Mandalorian ha messo nelle stagioni passate molta carne a cuocere sul fuoco, ma giunti al suo terzo ciclo di storie, era forse lecito sperare in un rinnovamento almeno parziale, in una posta in gioco più alta o in un’evoluzione più marcata dei suoi protagonisti.
Ovviamente siamo solo all’inizio della stagione e c’è spazio e tempo in abbondanza per trovare tutto questo negli episodi a venire, ma se è vero che il primo episodio di una stagione ha il dovere di fungere da ‘manifesto programmatico’ della stessa, L’Apostata sembra sforzarsi di gridare in tutti i modi che tutto è esattamente come sempre. In base ai gusti degli spettatori, questo può essere un bene o un male. Questo primo episodio si premura in tutti i modi di offrire ‘solide certezze’, ma vogliamo sperare che quelli a venire ci riservino qualche sorpresa e qualche scossone in più!
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