The Mandalorian 2x05 "Capitolo 13: La jedi": la recensione

Dave Filoni sale in cattedra e dirige l'episodio più atteso di The Mandalorian

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Spoiler Alert
The Mandalorian 2x05 "La jedi": la recensione

Dave Filoni sale in cattedra e dirige l'episodio più atteso di The Mandalorian. L'autore dietro la grande mitologia di Star Wars: The Clone Wars e Rebels ha qui inserito un tassello fondamentale del ricco mosaico che va componendo da anni. C'è tutta una storia che corre parallela a quella dei film e che si sviluppa nelle serie tv animate e ora anche live action, e The Jedi è l'episodio che più di tutti finora intesse dei collegamenti tra ciò che è stato e ciò che è sarà. È la puntata di Ahsoka ma, e questa forse è la sorpresa più grande, non è solo la sua. Scopriamo infatti tanti dettagli, nomi, retroscena, che catapultano lo show verso una nuova fase.

Din Djarrin rintraccia Ahsoka Tano sul pianeta Corvus. La Jedi – la definiamo così sia per il titolo che per il fatto che lei non preciserà mai "non sono una jedi" – è impegnata a combattere un gruppo di oppressori locali. Il mandaloriano entra in contatto con queste persone e viene incaricato di uccidere Ahsoka in cambio di una lancia Beskar. Offerta allettante, ma naturalmente il protagonista non la prende nemmeno in considerazione. Il suo unico obiettivo è quello di rintracciare la guerriera. I due si incontrano, e l'attenzione si sposta immediatamente sul Bambino, o "Baby Yoda" o... Grogu. In un episodio che riserva tanti salti sulla sedia, il vero nome del personaggio è una rivelazione che non ci aspettavamo.

Din vorrebbe lasciare Grogu ad Ahsoka per farlo addestrare, ma lei è contraria a causa dell'attaccamento che il bambino prova per il guerriero, un segno di debolezza che potrebbe un giorno distruggerlo. Come accaduto con Anakin. I due comunque collaborano per stroncare gli oppressori, e in chiusura scopriremo che anche Ahsoka ha una missione, trovare l'ammiraglio Thrawn. Non può e non vuole tenere il bambino con sé, ma segnala al protagonista un pianeta, Tython, dove il suo destino potrebbe essere deciso.

La forza del singolo nome è potente in ogni storia epica, ed è centrale in Star Wars, che tra le altre cose è anche una saga familiare. The Jedi capisce questo elemento, e sui nomi punta tantissimo, soprattutto quando questi sono attesi o riconoscibili. Ahsoka Tano, il cui nome era stato evocato da Bo-Katan qualche episodio fa, diventa il crocevia di tanti nomi che entrano nella vicenda. Si parte da Grogu, che scopriamo essere un bambino addestrato al tempio dei jedi, sfuggito al massacro, costretto a nascondere le proprie capacità. C'è il primo vero riferimento diretto alla razza di Yoda, che in effetti poteva provenire solo da Ahsoka. C'è il pianeta Tython, familiare nell'universo espanso, sul quale la Forza è potente.

E c'è Thrawn. Il solo menzionare il personaggio ci riporta (da canone ufficiale) al finale di Star Wars: Rebels, a Ezra Bridger e Sabine Wren, a una missione mai raccontata. Ma anche per chi non lo conosce è chiaro che si parla di qualcuno di importante. Sono rivoli di una mitologia in continua espansione, è la fase di arricchimento di The Mandalorian in cui tante storyline sono impostate, pronte ad essere riprese quando ce ne sarà la necessità. C'è così tanto in gioco che sarebbe facilissimo perdersi e strafare, e invece The Mandalorian, rispetto a così tanta spettacolarità, conosce il senso della misura, sa cosa dire e quando dirlo, sa dare certe risposte nel momento giusto mentre apre altre questioni.

Rosario Dawson è Ahsoka Tano ed è perfetta. Tra le altre cose il casting della serie sta funzionando davvero bene, e questa ne è la prova. Ahsoka diventa in carne ed ossa, recupera quella serietà e maturità di fondo che caratterizza il personaggio, determinata, ferita, solitaria, pronta però a lasciarsi andare ad un sorriso nei momenti giusti. C'è ancora un fortissimo senso di linearità nell'ambientazione, dalla zona libera nel bosco alle mura, al lungo corridoio aperto che culmina con le persone imprigionate e la boss area diversa da tutto il resto. La regia ispirata e le scenografie curatissime – tanta ispirazione al Giappone feudale in questo episodio – completano il tutto. Semplicemente memorabile.

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