The Mandalorian 2x01 "Capitolo 9: Lo sceriffo": la recensione

Già alla première della seconda stagione, lo stile di The Mandalorian applicato a Star Wars è molto riconoscibile

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Spoiler Alert
The Mandalorian 2x01 "Capitolo 9: Lo sceriffo": la recensione

Già alla première della seconda stagione della serie, lo stile di The Mandalorian applicato all'universo di Star Wars è qualcosa di riconoscibile. E non è poco. Familiare eppure originale, essenziale ma memorabile, la serie ritorna con il primo episodio della seconda stagione, intitolato Lo sceriffo (The Marshal). Ed è da subito un piccolo evento televisivo che riesce a giocare – nel più lungo episodio visto finora – con i punti di forza della serie. Non ci sono sconvolgimenti nel ritmo, nell'approccio, nella scrittura della serie, in quella struttura a scatole cinesi di quest applicate ad uno scenario fanta-western. Come ritorno alla serie non si poteva chiedere di più.

Già la prima scena rievoca una situazione "tipica" con cui si apriva la scorsa stagione. Din Djarin (Pedro Pascal) avvicina un contatto a cui chiedere informazioni su dove trovare altri mandaloriani. Lo fa in uno scenario vivo e chiuso di per sé, che stavolta non è una locanda ma un posto dove due Gamorreani combattono. Basta poco però ad accendere i riflettori sulla presenza del mandaloriano e a far passare in secondo piano tutto il resto. Il suo contatto Gore Keresh (John Leguizamo) lo sottovaluta, lo minaccia, viene facilmente sconfitto insieme ai suoi compagni. Il mandaloriano scopre di dover tornare su Tatooine, dove si troverebbe qualcuno del suo popolo.

Si tratta già di una prima scena rassicurante e compiuta. In una serie che non ha un intreccio forte – anzi – Gore Keresh e tutta questa situazione sono puramente strumentali. L'informazione che dà il calcio d'inizio alla missione passa quasi in secondo piano. La scrittura della serie riazzera la fondazione dei personaggi, ci ricorda il carattere di Din (giusto, ma spietato all'occorrenza) e la sua forza, mentre al Bambino (il "baby Yoda" così adottato da internet) basta un gesto timoroso e tenero per rientrare nel nostro cuore. È qui che eravamo rimasti, e tanto basta.

Poi in realtà l'episodio parte sul serio. In poche parole, dopo un breve incontro con Peli Motto (Amy Sedaris), Din arriva a Mos Pelgo, un insediamento in pieno deserto dove trova quel che cerca. O quasi. Lo sceriffo del posto Cobb Vanth (Timothy Olyphant) indossa l'armatura di Boba Fett, dopo averla a sua volta presa dai Jawa. Grazie a questa, Cobb riesce a garantire la pace e la sicurezza del posto. Il credo di Din tuttavia gli impone di reclamare l'armatura. I due trovano un accordo: se il mandaloriano lo aiuterà a uccidere un drago Krayt che minaccia la città, l'armatura sarà sua. Per fare ciò, dovrà formarsi una singolare alleanza con i Sabbipodi, che culminerà in un grande scontro con la creatura.

Nel momento in cui si emancipa da un intreccio forte – scelta che si può apprezzare oppure no – The Mandalorian rilegge la sua idea di storia molto episodica: un guerriero che deve proteggere un bambino finisce in un luogo dove fa del bene. E quella stessa piccola storia si divide a sua volta in momenti più piccoli, azioni e reazioni semplici e lineari. Prendiamo la struttura di questa puntata: la missione principale è da subito messa da parte. Sappiamo già che uccidere il mostro non avrà effetto sulla ricerca del protagonista, e che la conseguenza sarà secondaria (recuperare l'armatura). Per fare questo si dovrà uccidere il drago, e per uccidere il drago ci vorranno i Sabbipodi.

Vista così, la puntata è un'estensione più spettacolare e pericolosa di quel che era stato raccontato in Capitolo 2: Il Bambino. Scritto e diretto da Jon Favreau, l'episodio ha però quella dimensione riconoscibile in cui la serie si muove bene, un western essenziale in cui ambientazione, abiti, design delle creature e gestione degli ambienti sono tutto. Il drago Krayt (praticamente un verme delle sabbie che ci ricorda quanto Star Wars sia debitore di Dune), le armature simili, eppure così diverse, di Cobb e Din, la riconoscibilità di Olyphant nel ruolo dopo Deadwood e Justified. Star Wars respira worldbuilding e riferimenti, e The Mandalorian eccelle in questo, prevedibile ma fino ad un certo punto.

Potremmo ad esempio pensare per tutto l'episodio che alla fine il protagonista concederà a Cobb di tenersi l'armatura perché "è in buone mani" o "se l'è meritata" e invece no. C'è anche l'apparizione velocissima di Temuera Morrison nel ruolo di Boba Fett, ma è un riferimento lanciato al futuro sul quale non c'è molto da dire.

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