The Man in the High Castle 2x10 "Fallout": la recensione
La nostra recensione del decimo episodio e finale di stagione di The Man in the High Castle, intitolato Fallout
Contrariamente a quanto siamo stati abituati, questa puntata inizia con un inusuale flashback nell'11 dicembre 1945 di John ed Helen Smith pre-vittoria nazista. L'uomo indossa la sua divisa militare americana e, poco dopo che la coppia entra nel salotto di un piccolo appartamento, con Helen visibilmente incinta di Thomas, i due assistono in lontananza all'esplosione atomica che raderà al suolo la città di Washington D.C., segnando così la vittoria di Adolf Hitler.
A Berlino il cancelliere Heusmann conferma la propria spietatezza decidendo di bombardare con l'atomica i giapponesi, distruggendo in prima istanza la loro capitale Tokyo, e poi altri obiettivi sensibili in America destinati a causare più di 20 milioni di vittime ed il tutto perché secondo il cancelliere, la Razza Superiore ha la responsabilità di creare un mondo migliore, poco importa che questo mondo sia costruito sui cadaveri di milioni di persone e sulle ceneri di un'altra civiltà. Il discorso che Martin Heusmann fa al figlio, nella sua follia, è completamente agghiacciante e cosa fa il giovane che pur rimane sconvolto dalle intenzioni del padre? Niente. Questo, più o meno è quello che resta del personaggio di Joe Blake nell'arco di questa seconda stagione, tabula rasa, completa inattività, molti discorsi, ma nessuna azione. Se si può infatti muovere una critica alla serie quest'anno, è proprio come un personaggio così importante è stato mal utilizzato. Nella scorsa stagione Juliana gli ha salvato la vita dimostrando come un sentimento che appare così fuori posto come l'amore in un mondo tanto disastrato, possa portare una donna che crede in ideali completamente diversi dai suoi a salvare la vita ad una spia dei nazisti e che lezione ha deciso di imparare Joe da questa scelta di Juliana (che lui crede morta?), che è giusto e saggio riconnettersi con il padre, un alto dignitario del Reich che dimostra di essere persino più pazzo di Hitler. Heusmann annuncia che è cosa buona e giusta sterminare 20 milioni di persone? E qual è la reazione di Joe? Un mero ed apparentemente sentito "così tanti morti" qui, un "devo fare qualcosa" lì per poi, di fatto, subire passivamente la decisione presa dal padre, se non fosse poi per l'arrivo di John Smith. Joe Blake si conferma in sostanza un personaggio decisamente frustrante in tutta la sua immobilità ed incapacità di prendere una posizione, mentre uomini decisamente migliori di lui rischiano la propria vita per proteggere i propri cari ed il proprio paese.
"L'Impero non ha assassinato il vostro Führer, le nostre nazioni entreranno in guerra basandosi su una bugia."Il pericolo della guerra è scampato ed in America, mentre l'Obergruppenführer Smith riceve l'ovazione del pubblico e la gratitudine del Reich, l'episodio si conclude su due note importanti: Juliana riesce a fuggire e lasciare New York per arrivare ai confini della zona neutrale dove troverà ad attenderla l'uomo nell'altro castello il quale le rivelerà che lei era la chiave di tutto, lei era l'unica che avrebbe potuto salvare il mondo dalla devastazione di una guerra nucleare, perché - in tutte le pellicole in cui l'uomo l'aveva vista - lei era l'unica a non cambiare mai, una donna "che ha scommesso su ciò che di meglio c'è in noi, che ha scommesso sulle persone a prescindere da cosa il resto del mondo diceva su chi erano o chi avrebbero dovuto essere. Quella donna avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare un ragazzo malato, perfino un ragazzo nazista, perché credeva che meritasse una possibilità, per quanto remota fosse, di vivere una vita dignitosa. [...] Dixon è morto in un vicolo in modo quel figlio di puttana di Smith potesse vivere, ma San Francisco è ancora qui e milioni di persone vivranno grazie alle scelte che tu hai fatto, grazie a quello che di buono c'è in te, Juliana. Uno spontaneo atto di amore e speranza, ecco su cosa ho scommesso." Nonostante le parole dell'uomo Juliana è comunque disperata, perché crede che non le sia rimasto nulla, che la posizione in cui le sue scelte l'hanno messa, l'abbiano anche lasciato sola, una condizione che però l'uomo nell'alto castello smentirà quando le mostrerà sua sorella Trudy, ancora viva, che la attende per abbracciarla.
Per una vicenda che sembra concludersi con un lieto fine, altrove le cose non vanno altrettanto bene. L'Obergruppenführer Smith è ufficialmente un eroe agli occhi del Reich, ma e sue azioni avranno terribili conseguenze, suo figlio Thomas, il ragazzo per salvare il quale Juliana ha ucciso Dixon, colui al quale - indirettamente - milioni di persone devono la salvezza, ormai a conoscenza del terribile ed incurabile male che lo affligge, in assenza del padre che si trova appunto a Berlino e vedendolo onorato di fronte a milioni di persone per il suo eroismo e per aver esposto la cospirazione che ha portato alla morte del Führer, decide di autodenunciarsi e si consegna nelle mani degli uomini che gli daranno la morte a causa della sua malattia. Come reagirà a quel punto suo padre che ha fatto tutto ciò che ha fatto proprio per salvare e proteggere la sua famiglia? Come vivrà questo terribile lutto? Proprio come dice il titolo di questo episodio, ogni azione ha delle conseguenze e sarà davvero molto, molto interessante scoprire quali saranno quelle che hanno segnato la fine di questa ottima stagione di The Man in the High Castle.