The Man in the High Castle 2x02 "The Road Less Traveled": la recensione

La nostra recensione del secondo episodio di The Man in the High Castle, intitolato The Road Less Traveled

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Spoiler Alert
Il ritmo del secondo episodio di The Man In The High Castle è decisamente più incalzante di quello a cui la serie ci ha normalmente abituati, il che non va accolto affatto come un segno negativo. Se questo dipenda o meno dall'addio di Spotnitz allo show, non ci è dato di saperlo, ma l'aumento del passo nella narrazione è evidente, giustificato anche dalla scoperta di Juliana Crain circa il fosco destino della città di San Francisco e dei suoi abitanti, destinati, secondo Hawthorne Abendsen, l'uomo nell'alto castello, a perire in un'esplosione atomica a meno che non venga individuata la vera identità di un uomo che compare in alcuni filmati da lui conservati.

Come abbiamo appreso nella première, i film raccolti da Abendsen mostrano una realtà diversa da quella che stanno vivendo i nostri protagonisti, ma che potrebbe comunque accadere anche nel loro tempo, per questa ragione l'uomo nell'alto castello collabora con la Resistenza, raccontando loro alcuni dei contenuti delle pellicole con lo scopo di evitare una possibile futura catastrofe. Per quanto concerne i nazisti, abbiamo anche appreso che loro non sono affatto a conoscenza del contenuto di questi film, conosciuto solo da Adolf Hitler, un uomo - secondo Abendsen - troppo paranoico per mostrare anche solo ai suoi più fedeli seguaci il contenuto delle misteriose pellicole.

A San Francisco, Frank - che nella prima stagione è rimasto sempre piuttosto nell'ombra - prosegue nel suo piano per aiutare Ed e vendicare la sorella uccisa, ma lo fa rischiando la sua stessa incolumità e quella di Childan, confessando alla Yakuza, la mafia giapponese, di aver falsificato dei reperti storici venduti poi a loro da Childan. Il suo piano incredibilmente funziona ed i due, invece di essere giustiziati sul colpo per l'affronto, si salvano grazie alle incredibili capacità di falsario che Frank ha dimostrato di avere.

Joe nel frattempo, un personaggio che per gran parte della precedente stagione non ha avuto contorni ben delineati, pur essendo il protagonista della storia, sembra questa volta aver davvero deciso da che parte stare. Dopo aver infatti rinunciato alla sua collaborazione con i nazisti e credendo che Juliana sia morta, torna a vivere una vita di sempre, riprendendo il suo vecchio lavoro nelle costruzioni e vivendo una parvenza di vita normale grazie alla sua vicina Rita ed al figlio di lei. A far scoppiare questa bolla di apparente tranquillità arriverà però John Smith, il quale lo richiamerà a Berlino per volere di suo padre.

"Mi chiamo Juliana Crain, lavoro con Joe Blake. Vi chiedo asilo politico."

Nel frattempo Juliana, salutato Hawthorne Abendsen, torna a San Francisco con l'intento (fallito) di far fuggire la propria famiglia per metterla a sicuro dalla possibile esplosione della bomba atomica che ha visto avvenire nel filmato e che radeva al suolo la città. Parlando con sua madre poi, Juliana scopre l'identità dell'uomo misterioso visto nelle pellicole ed indicatole da Abendsen, il suo nome è George Dixon (Tate Donovan) ed è il vero padre di Trudy. Non riuscendo a ottenere nemmeno l'aiuto del Ministro Tagomi, impegnato a cercare una ragione per cui gli sia possibile viaggiare con la mente da una realtà all'altra, Juliana, riconosciuta dalla Kempeitai, la polizia militare giapponese, in un colpo di scena finale, chiederà asilo all'ambasciata nazista per avere salva la vita.

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