The Man in the High Castle 4x05 "Mauvaise Foi": la recensione
The Man in the High Castle tira fuori dal cilindro un episodio John Smith-centrico che ci porta nel suo passato e ci mostra la strada a cui ha rinunciato
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A uscire indenne dallo scontro sarà invece Childan che verrà liberato da un membro della BCR poco prima che si scateni l'inferno con i giapponesi, mentre - altrove - Wyatt Price e Juliana si incontreranno di nuovo, finendo l'uno nelle braccia dell'altra, e quest'ultima avrà l'opportunità di raccontare la sua esperienza nell'altra dimensione, condividendo con alcuni membri della Resistenza le storie che costituiscono la realtà da cui è appena tornata, in un mondo in cui Hitler non ha vinto la guerra ed è morto come un codardo togliendosi la vita.
Quello che però davvero conta di un episodio il cui titolo, Mauvaise Foi, si ispira al concetto filosofico di "malafede" espresso da Jean-Paul Sartre, che postula come l'uomo abbia due caratteristiche, quella di poter vivere la sua realtà, il qui ed ora e di sperimentare contemporaneamente un piano trascendentale di essa, nel quale è in grado di immaginare mondi diversi e possibili a seconda delle sue scelte, opportunità che lo porta spesso però a mentire a se stesso, senza cioè considerare le conseguenze e gli effetti del piano trascendentale della realtà, è proprio il modo in cui John Smith risulti essere il perfetto rappresentante della malafede intesa in questa accezione.
Dal punto di vista narrativo questa stagione continua dimostrarsi, a nostro avviso, una delle più organiche e meglio concepite della serie: dal complesso rapporto tra genitori e figli, che è un prodotto diretto delle scelte dei protagonisti, si è infatti passati ad analizzare come le necessità e l'ambiente influenzino alcune scelte, per affrontare in questa puntata proprio le loro dolorose conseguenze.
Ritrovarsi nella nostra realtà diventa così per quel John Smith che ha consapevolmente finto di ignorare le ripercussioni delle sue azioni, sia un incubo che un sogno: quando incontrerà la nuova Helen, avrà infatti modo di sperimentare come sarebbe stato il loro rapporto se non fosse stato distrutto dalla morte del figlio e quando riabbraccerà Thomas stesso, si lascerà completamente andare ai rimpianti, stringendo quel ragazzo sano e onesto che si trova di fronte come il simbolo di tutto quello che ha perduto.
Nonostante questo, John Smith - in una scena particolarmente significativa dell'episodio, in cui lui e Thomas sono testimoni del trattamento subito da una copia di colore che viene arrestata per essere entrata in un Diner, pur avendo legalmente il diritto di farlo - non riuscirà a nascondere al figlio la sua vera natura, quando lo inviterà a non reagire, facendo da spettatore inerme a un'ingiustizia e finendo così non solo per deluderlo profondamente, ma rafforzando anche l'idea di Thomas di arruolarsi e partire per il Vietnam per combattere in un ideale in cui il ragazzo crede, nonostante il padre cerchi di dissuaderlo in tutti i modi.
Il colpo finale giunge però quando a casa degli Smith arriva a sorpresa il suo amico Danny, vivo ed in salute, che è però per lui il simbolo del suo tradimento. E' difficile, anche nei confronti di un personaggio perlopiù negativo come John Smith, non essere comunque coinvolti dal dolore che prova per quello che vede nella nuova realtà e soprattutto per quel terribile pensiero che deve tormentarlo costantemente: se ha tradito tutto quello in cui credeva per proteggere la propria famiglia e le conseguenze delle sue scelte lo hanno portato a perdere Thomas per mano della follia dei nazisti, a cosa è servito tutto quanto e che senso ha la sua stessa esistenza?
La quarta ed ultima stagione di The Man in the High Castle è disponibile su Amazon Prime Video dal 15 novembre.