The Man in the High Castle 4x01 "Esagramma 64": la recensione
Con una première leggermente sottotono rispetto all'attualità dei temi trattati, torna The Man in the High Castle per la quarta ed ultima stagione
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Da quel momento in poi, Esagramma 64 diventa un racconto del mondo post-Tagomi e del tentativo dei vari protagonisti di abituarsi ad una nuova realtà sempre più tesa e difficile, in cui non solo per ordine della principessa del Giappone, che non ha molto credito presso i suoi stessi capi militari a causa del suo sesso, si cerca il responsabile della morte del Ministro, ma in cui il paese deve anche affrontare pericolose minacce su diversi fronti: l'avanzata della Cina, la ribellione del BCR, il Black Communist Rebellion fondato da Equiano Hampton (David Harewood), ritenuto responsabile dai giapponesi della morte di Tagomi e l'invasione del Reich della zona neutrale, al fine di bloccare la resistenza ora guidata da Wyatt Price (Jason O’Mara), che subisce una sonora sconfitta a Denver perdendo alcuni dei suoi compagni e moltissime copie dei film di Abendsen pronti ad essere distribuiti per propaganda contro i tedeschi.
Nel frattempo, in quella che potremmo definire la "nostra" realtà, Juliana - dopo la sua fuga - è letteralmente atterrata tra le braccia della felice famiglia Smith 2.0 che non solo la aiuta quando se la ritrova ferita in mezzo ad una strada, proprio dal colpo di pistola sparato dal Reichsmarschall, ma che la mette anche sotto la sua ala protettrice, prendendosi cura di lei. Nella sua nuova vita Juliana insegna meditazione, ha un ottimo rapporto con il giovane Thomas Smith e, grazie alla disciplina che pratica, ha delle visioni del Ministro Tagomi che la conducono al libro dei Ching ed in particolare all'esagramma 64, da cui la puntata prende appunto il titolo, ed il cui significato scopre essere un tempo in cui la transazione tra disordine ed ordine non è ancora completa, ben spiegata dall'analogia dell'autunno, che rappresenta il passaggio tra estate ed inverno e che suggerisce ovviamente come la speranza di un futuro per la sua realtà non sia del tutto morta.
L'episodio che, come accennavamo, serve lo scopo di riprendere le fila delle vicende della scorsa stagione, imposta anche ciò che vedremo in seguito, introducendo tra le altre cose per la prima volta nella storia la Black Communist Rebellion e quindi il tema dello scontro tra il Reich e le minoranze etniche che, cosa interessante, pur essendo una parte molto importante del romanzo di Philip K. Dick a cui la serie si ispira, è stata per lo più fino ad ora ignorata, scelta che - almeno così si mormora - aveva causato una certa frizione tra Amazon e Frank Spotnitz, l'originario creatore della serie, che aveva così finito per lasciare il suo ruolo di showrunner dopo la prima stagione proprio per "differenze creative" causate da questa decisione.
In un episodio consistente dal punto di vista narrativo, nel complesso la nostra sensazione è che gli autori di The Man in the High Castle tendano ancora troppo a mordere il freno di una storia che potrebbe avere un impatto decisamente maggiore, considerata la preoccupante attualità del tema che tratta e che, nascosta tra viaggi che conducono in linee temporali diverse e dimensioni-sogno spiegate da misteriosi simboli, rivela una delle storie più vecchie ed avvincenti di sempre, fatta di sete di potere, prevaricazione, cieca violenza, desiderio di riscatto, ribellione e di un manipolo di casuali eroi che riescono valorosamente a cambiare la storia.
La quarta ed ultima stagione di The Man in the High Castle è disponibile su Amazon Prime Video a partire dal 15 novembre, continuate a seguirci per tutte le recensioni della stagione!