The Lost King, la recensione
Dentro a The Lost King, proprio dove pensiamo di trovare una storia da detective, ce n'è una di sensazioni senza che questo stoni
La recensione di The Lost King, il film di Stephen Frears disponibile su Sky dal 6 dicembre
È un errore infatti pensare che The Lost King racconti di una scoperta storica, in realtà racconta di come una donna abbia trovato un senso in una vita lavorativa grigia e priva di soddisfazioni, come attraverso la tenacia e la lotta con un mondo che non la considerava, abbia trovato anche una maniera per entrare in contatto più emotivo con il resto della sua famiglia. Stephen Frears e Steve Coogan ci mettono un gran mestiere, perché solo così si possono realizzare dei personaggi come i due archeologi, impossibili da posizionare sullo spettro che va dai buoni ai cattivi, aiutanti ma anche egoisti, onesti ma anche ambigui. Coogan in particolare scrive una sceneggiatura che benché non abbia la perfezione di Philomena, si muove nella zona del thriller psicologico all’inizio e solo poi su quella dello scontro con le istituzioni. Sempre con una piccola linea costante di commedia.
C’è poi nel film tutta una parte di visioni e miraggi di cui la protagonista è preda, ovviamente a tema Riccardo III, che non fanno che allontanare la storia falsa dalla storia vera, che mettono l’accento sulle sensazioni, sulle premonizioni e un modo di ragionare poco convenzionale non solo per le indagini ma anche per il metodo storico. È la parte peggiore, quella che rema contro l’interesse e che costantemente va svicolata, marginalizzata e minimizzata per evitare che la storia di un’indagine dietro la quale c’è lo sforzo di migliorare se stessi non diventi il delirio di una pazza con cui non vogliamo immedesimarci.