The Little Drummer Girl: la recensione
La recensione della miniserie The Little Drummer Girl
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Alla fine degli anni '70, i servizi segreti israeliani mettono in piedi una complessa operazione di spionaggio per eliminare una cellula terroristica palestinese e il suo leader. A questo scopo, la spia Martin Kurtz (Michael Shannon) ingaggia un'attrice estranea all'ambiente, di nome Charlie (Florence Pugh). La donna, affascinata soprattutto dall'agente dell'intelligence israeliana Gadi (Alexander Skarsgard), accetta di partecipare ad una micidiale missione sotto copertura. Deve fingersi la fidanzata di un terrorista palestinese catturato, e infiltrarsi nei ranghi della cellula per scoprirne il prossimo obiettivo.
Qui in particolare c'è un triangolo di personaggi che dominano l'uno sull'altro. Nemmeno per un attimo ci illudiamo che Kurtz, Charlie e Gadi siano tutti sullo stesso piano. Ognuno di essi è chiamato, in funzione del proprio ruolo nell'operazione, ad esercitare un certo fascino nei confronti del proprio sottoposto. Kurtz è il superiore distaccato, fraterno in certi momenti, implacabile in altri, ma il suo è sempre un ruolo recitato per la causa. Gadi ci viene presentato allo stesso modo, un attore chiamato a recitare una parte per affascinare Charlie. E Charlie da parte sua è un'attrice che viene ingaggiata per interpretare un ruolo, più letterale di così non si potrebbe. Non è la paura, non è il comando che conta, ma una pericolosa e strisciante persuasione: nessuno di essi è libero, perché in guerra nessuno lo è.
Il cast lavora in sottrazione, ma è un lavoro encomiabile. L'implacabilità del personaggio di Michael Shannon (già quest'anno bravissimo in Waco) filtra appena attraverso un look quasi bonario e un'aria affidabile. Il Gadi di Alexander Skarsgard scalpita attraverso una corazza gelida e frustrata. Ma qui il maggiore peso cade sull'inglese Florence Pugh, volto meno appariscente delle sue controparti maschili, ma intensa in ogni istante. L'intreccio è contorto (come i classici del genere, o nel recente La talpa di Alfredson), almeno nei primi due episodi, ma recupera una certa linearità andando avanti. Dopo The Night Manager di due anni fa, un nuovo adattamento da John le Carré, molto soddisfacente e sofisticato.