The Leftovers 3x06 "Certified": la recensione

The Leftovers si avvicina alla conclusione della sua storia, e torna a parlare del tema della morte

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Spoiler Alert
Nell'ottica irrealistica di The Leftovers la morte diventa l'orizzonte necessario, il momento totale che chiude e concilia il sonno di chi è costretto a rimanere. Qualcosa che, tema storico della serie, è stato smontato come dogma dell'esistenza umana dal Rapimento. Chi è rimasto ha dovuto farsi una ragione di qualcosa che ragione non ha, che non ha riscontro nell'esperienza quotidiana, che non è spiegabile, che non offre appigli. Non è mai stata la fine del contatto umano in sé il problema, ma solo l'impossibilità di elaborare l'imponderabile e andare avanti con le proprie vite.

Noi abbiamo bisogno di raccontarci che la nostra vita ha un senso, anche nel dolore, anche nell'insoddisfazione, perfino nella morte stessa. Il senso di lutto condiviso diventa allora qualcosa che, di generazione in generazione, viene dall'umanità elaborato e assorbito, incanalato in schemi e addirittura routine quotidiane. Che poi nella società attuale questo sia stato in qualche modo celato  è anche vero, ma a livello intimo persiste la sua forza, quella possibilità di tracciare una linea netta, un segno tra un prima e un dopo. Qualcosa che, detto molto banalmente, ci permetta di farcene una ragione.

The Leftovers mette in discussione, tramite reazioni e mai regole, tramite incertezza e mai avvertendo, il principio stesso della morte. Qualcuno qui si è smarrito davvero, sia chi è scomparso che chi è rimasto. Visto che dei primi non è dato parlare, bisognerà concentrarsi sui secondi. Qui la protagonista è Laurie, e Certified ne rielabora tutto il percorso umano costruendo una struttura non lineare, che gioca su flashback e sovrapposizioni. Rivediamo la prima donna apparsa nel pilot, questa vaga "madre di Sam" che ha subito la scomparsa del figlio.

Laurie crolla emotivamente nel momento in cui scopre di non avere risposte per i suoi pazienti. Accarezza il suicidio come slancio istintivo, poi rilancia la propria vita con il silenzio e la protesta, ma anche questo viene meno. Il senso di chiusura non c'è, l'ossessione per la ricerca di un senso nella vita la consuma nell'arco di anni dei quali vediamo qui solo parentesi iniziale e finale. Giunta in Australia insieme agli altri, finirà per congedarsi dal gruppo, tradirà gli altri ad una cena come Giuda (di cui si parla), incontrerà infine Kevin. Ed è ancora, nelle parole dei due, la morte a dare un senso alla vita.

Nel momento in cui la chiusura non esiste, bisogna fabbricarla. O quantomeno Laurie sente di dover fare così. Questo è un percorso umano tra miliardi, non è né giusto né sbagliato, non vuole avere un valore emblematico, è solo il punto di vista di Laurie. Quando mancano due puntate alla fine del mondo.

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