The Leftovers 2x09 "Ten Thirteen": la recensione

Nel penultimo episodio della stagione ritroviamo Meg e scopriamo il modo in cui la sua storia si lega alle altre

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Spoiler Alert
Questa serie è incredibile. Anche quando non accade concretamente nulla sullo schermo non siamo mai soli, ma sempre in compagnia di quella certezza che, se non nell'immediato, ad un certo punto ne varrà la pena. E quel momento arriva. Ten Thirteen è un episodio – incredibile a dirsi – più normale rispetto al livello a cui ci ha abituato The Leftovers, e nonostante tutto è comunque sopra le righe, sorprendente, impossibile da prevedere nelle svolte, soprattutto quelle conclusive. Rispetto alla settimana scorsa c'è un passo indietro, e in generale stiamo parlando di un episodio minore, ma questo non fa che confermare l'altissimo standard mantenuto quest'anno dalla serie della HBO.

Tra i protagonisti mancava solo Meg a completare il cerchio. The Leftovers ci ha messo una stagione intera, nove episodi densi e spesso incomprensibili, a riprendere le fila di tutti i discorsi rimasti in sospeso nella prima stagione. Uno dopo l'altro, li ha ripresi sotto la sua ala, a Miracle, donando un senso ad ognuno di loro. Sono tornati tutti, e tutti hanno avuto il loro momento. Ogni piccolo grande mistero introdotto nella première è stato risolto e, sotto i nostri occhi, la serie ha tenuto da parte il più importante di tutti per il finale di stagione. Meg (una grande Liv Tyler) è protagonista, ma anche strumento narrativo. Porta con sé a Miracle la rabbia, la frustrazione, un dolore diverso da tutti gli altri e che – possiamo immaginarlo – sfocerà in qualcosa che accomunerà tutti i personaggi nel finale di stagione.

Meg ha vissuto un dolore che nessun altro aveva sperimentato e che la serie non ci aveva raccontato. Mentre ci stupiamo di come ci sia sempre qualcosa da raccontare, rileggiamo con l'aiuto di un presunto santone la splendida scena della morte della madre di Meg. E il senso è esattamente quello che ci viene detto, per una volta in modo molto letterale. Il dolore è una faccenda personale, ci mancherebbe, e nessuno ci dice che Meg avrebbe voluto in modo egoista sentirsi al centro dell'attenzione. Eppure, anche rispetto a se stessa, dev'essere stata dura veder soffocare il suo piccolo e insignificante lutto da qualcosa di enorme, che accomuna tutti gli altri e che esclude tutto il resto. Farne parte fa male, non farne parte fa male in modo diverso.

Queste sono le radici del dolore di Meg. Radici mai veramente abbandonate anche dopo che ha lasciato i Remnant, e che l'accompagnano per tutto il suo viaggio insieme a Tommy verso Jarden. Poi ci si metterà di mezzo il caso, il destino o in qualunque altro modo decidiamo di chiamarlo (la scelta è nostra, di sicuro la serie non ci dà una risposta) e un incontro sulla via condurrà a qualcosa di imprevisto. Al di là del grande colpo di scena, la rivelazione su Evie ha un valore ulteriore. È qualcosa che abbiamo già visto, in scala più piccola, nell'episodio stesso in occasione della scena della bomba sul bus. Anche se è il primo a cui pensiamo, non è il dolore fisico in sé che conta, ma è la reazione che crea, quella di strapparci alla quotidianità, alla serenità che non ci rendiamo nemmeno conto di provare, e ci fa vivere il momento.

Per gli abitanti di Miracle, dal punto di vista di Meg, la colpa da espiare è immensa, e presto scopriremo in che modo intende mostrarglielo, anche se la visione di Kevin della scorsa settimana – il momento sul ponte – potrebbe già contenere una tragica anticipazione.

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