The Last Witch Hunter, la recensione
Dopo un ottimo inizio pieno di stile e personalità, The Last Witch Hunter decide di non volersi distinguere da nessuno e leva ai personaggi ogni originalità
La minaccia che incombe sulla nostra società moderna è il ritorno di quella strega regina che si pensava morta per sempre. Un classico, come è classico l'incontro del cacciatore con una strega buona che gli eventi costringeranno a stargli vicino e aiutarlo nella caccia o i suoi aiutanti cattolici che gli forniscono le informazioni.
Quello che allora non funziona in The Last Witch Hunter è la maniera in cui è costruita l'avventura, perchè all'adeguata sinossi in linea con il genere è affiancata una sceneggiatura che esagera in clichè, che non ha il minimo ritegno nel riproporre sempre le medesime frasi che abbiamo sentito troppe volte in film troppo brutti. Non è un problema se lo svolgimento è in linea con altri film ma lo è se i personaggi hanno in bocca le parole di altri, le frasi fatte, le one line a tutti i costi. Che l'azione segua un percorso prestabilito è parte dell'idea stessa di fare un film di genere, che i personaggi non abbiano un'identità propria invece sottrae a The Last Witch Hunter la possibilità di essere ricordato, gli sottrae di colpo tutto il suo possibile fascino.
Vin Diesel introverso ed esperto guerriero, Rosie Leslie streghetta buona e timida che si atteggia a dura, Elijah Wood pavido pretucolo e (attenzione) Michael Caine vecchio saggio aiutante, fanno tutti bella mostra della mancanza di personalità e del riciclo di identità pescate da altri film. Molti altri film.
E dire che invece il film inizia molto bene con un medioevo strano e originale, con un look particolare e un'idea molto asciutta di azione. Invece il resto di The Last Witch Hunter è un film che nemmeno ha un'idea intrigante del movimento, nemmeno riesce a divertirsi agitando i propri personaggi e facendo muovere un corpo imponente come quello di Vin Diesel, non ha il minimo gusto materico per la performance e rischia quasi di buttare al vento anche belle idee sceniche come la spada infuocata. Vuole strafare, vuole esagerare ogni scena, moltiplicare i punti di inquadratura, spezzare il montaggio il più possibile ed enfatizzare ogni colpo con l'ovvio risultato di non trovare mai nessuna enfasi.