The Last Journey, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2021

The Last Journey, il film di apertura del Trieste Science + Fiction Festival 2021, propone un racconto ricco di inventiva e ben interpretato

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The Last Journey, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2021

Il regista francese Romain Quirot compie il suo esordio alla regia di un lungometraggio con The Last Journey, un'opera affascinante che riesce a superare dei difetti nella sceneggiatura e nella gestione della narrazione con l'inventiva e una fotografia, firmata da Jean-Paul Agostini, che riesce a creare un'atmosfera e un universo davvero suggestivi e di grande impatto visivo.

La storia è ambientata in un futuro non troppo distante: la Terra è alle prese con la desertificazione e temperature elevate che hanno portato all'estinzione della maggior parte degli animali e a una condizione di vita davvero complicata per le persone rimaste ancora in vita. L'unico che sembra in grado di poter salvare la Terra è Paul W.R (Hugo Becker), ma l'uomo è scomparso e tutti lo stanno cercando. A tentare di superare il campo elettromagnetico che rende impossibile distruggere la misteriosa Luna Rossa che si sta avvicinando al nostro pianeta e potrebbe decretarne la fine è quindi il fratello Eliott (Paul Hamy), che spera di non deludere il padre Henri (Jean Reno), uno scienziato che con la sua azienda ha sfruttato a lungo proprio la Luna Rossa per la sua energia. Paul, nel frattempo, si imbatte nella determinata Elma (Lya Oussadit-Lessert), che spera di trovare i soldi necessari a compiere un viaggio e ricongiungersi con la madre che se ne è andata lasciandola con il violento padre.

A livello narrativo The Last Journey fatica un po' a dare spessore alle figure del padre e del fratello del protagonista, le cui motivazioni sono solo intuibili e non approfondite, tuttavia il viaggio verso il proprio destino di Paul e la fuga di Elma riesce in più momenti a emozionare e persino divertire. A convincere è in particolare l'ottimo feeling creato da Becker e Oussadit-Lessert durante la fuga, tra tinture improbabili di capelli e ricordi di un mondo in cui esistevano foreste e animali. L'alternarsi di presente e flashback, con scene in bianco e nero davvero ben realizzate, contribuisce a dare il ritmo al susseguirsi di eventi che vengono accompagnati da un'interessante colonna sonora firmata da Etienne Forget.
The Last Journey 2
Quirot gestisce bene i suoi interpreti, anche Hamy con la sua performance volutamente sopra le righe, che sembra quasi ispirata ai fumetti, di un uomo trasformatosi in killer psicopatico e dotato di incredibili poteri, e Jean Reno relegato a un ruolo secondario che forse avrebbe meritato maggior spazio per rendere la narrazione più coerente e comprensibile. Uno dei punti deboli della sceneggiatura è infatti quello di non dare uno spazio adeguato al rapporto tra padre e figli, lasciando solo intuire i contrasti e le motivazioni dello scienziato, oltre a non mostrare l'evoluzione del legame tra Elliot e Paul dopo la perdita che ne ha segnato l'infanzia.

Il mondo creato da Quirot è però ricco di dettagli e ben ideato per trovare un equilibrio tra la riflessione sui cambiamenti climatici e un dramma personale in cui famiglia, destino e sacrificio si intrecciano in modo significativo per portare sul grande schermo un eroe atipico che deve affrontare il proprio passato per capire quale sarà il suo futuro.

The Last Journey è un film sci-fi ambizioso che dimostra il buon potenziale, ancora da scoprire e sviluppare, del suo realizzatore e l'intensità dei suoi due protagonisti fa quasi dimenticare i passaggi a vuoto della sceneggiatura, permettendo così di apprezzare l'ottimo lavoro compiuto nel portare in vita una visione del mondo davvero originale.

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