The Last Day: fare una webserie... per farsi vedere

Il nostro primo commento su The Last Day, avventura online da 5 episodi di 7 minuti l’uno: una webserie decisamente innocua...

Critico e giornalista cinematografico


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Fare una webserie e farla per farsi vedere.

In teoria, in un mondo ideale e pieno di idealismo, ciò che differenzia una webserie da un film o da una serie televisiva (a parte il budget) è il fatto che non gode di una produzione che ne ha imposto la creazione per motivi economici, dunque non va incontro ad un pubblico di riferimento ma insegue le volontà dei propri autori.

Nella pratica invece spesso e volentieri una webserie è un modo per farsi notare nella maniera e nella foggia che si preferisce.

Impossibile non pensare a questo nel guardare The Last Day, avventura online da 5 episodi di 7 minuti l’uno, di 4 volti televisivo-cinematografici più un regista. Matteo Branciamore (I Cesaroni), Emanuele Propizio (Mio fratello è figlio unico, I liceali), Nathalie Rapti Gomez (I delitti del cuoco), Andrea Montovoli (Poker Generation) uniti e diretti da Marco Costa (Piazza Giochi) hanno deciso di fare qualcosa a modo loro e girare una webserie da camera, con echi di fine del mondo.

Il titolo, The Last Day, fa riferimento al giorno in cui è ambientato il tutto: il 21 dicembre 2012, ovvero l’ultimo giorno del calendario Maya. La serie non a caso terminerà in quella giornata. Lo spunto è una festa che uno dei protagonisti (famoso e spietato ma non più ricco) organizza con amici del liceo più un condomino abbacchiato per delusioni amorose da tirare su, la festa esorcizza la fine del mondo e sarà occasione di confronti, bilanci e mutamenti. “Cosa faresti l’ultimo giorno del mondo? Ti metteresti vicino chi ami di più per tirare fuori il meglio di te” spiega Marco Costa nell’illustrare la genesi del progetto.

Cinque episodi con unità di luogo e tempo, tutto si svolge quella notte in quell’appartamento, un’idea comoda da girare: “Ci abbiamo messo 8 giorni, non siamo Freaks dice Marco Costa, non lo sono certo per la modalità produttiva ma lo sono per come si sono aggregati (e per il font che usano). Nomi noti che si mettono insieme per fare qualcosa in virtù della notorietà acquisita è la medesima definizione dei 3 youtuber di cui sopra.
La prima puntata è già online ed è possibile vedere che l’estetica scelta da parte di un gruppo abituato a lavorare con videocamere professionali o ancora con la celluloide è quelle delle 5D, The Last Day è un webserie fatta a misura e forma di webserie in cui ognuno interpreta il personaggio che ne mette in risalto le doti che vuole mostrare.

La scelta del tubo invece di qualsiasi altra direzione (Web movies Rai, iTunes, altre piattaforme ecc. ecc.) viene dalla volontà di fare qualcosa che più che generare ricavo possa girare ed essere vista: uno showcase, una vetrina, un modo per farsi pubblicità, uno spot. “YouTube non solo è visto ma rimane” dice Nathalie Rapti Gomez “Io ho fatto il quarto sesso nel 2006 e ancora sta lì” a lei fa eco Marco Costa “E non abbiamo visto una lira nonostante abbia fatto migliaia di visualizzazioni”. Per loro ammissione i ragazzi ignorano i meccanismi di pagamento di YouTube e il fatto che nel 2007 non esisteva il Partner Program e retribuire gli utenti non era una regola del tubo.

Uno spot di se stessi che rimanga, unito da una trama flebile e dialoghi semplici, qualcosa che non sia particolarmente nuovo (un dramma da camera con qualche sprint da commedia) ma sufficientemente rassicurante. The Last Day, al suo primo episodio, appare innocuo. Una webserie come uno specchio per vedere la parte di sè che si preferisce, non una webserie per far vedere qualcosa a un pubblico.

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