The Knick (seconda stagione): la recensione
Seconda stagione per The Knick, il period drama curato da Steven Soderbergh, con Clive Owen
Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.
L'idea di mutamento connesso ad un particolare snodo storico sembra essere una componente irrinunciabile di qualunque period-drama, genere che peraltro negli ultimi tempi sta vivendo un rinnovato interesse. In questo senso The Knick si conferma come uno dei prodotti più eleganti e riusciti del genere, in una seconda stagione che su Cinemax ha ampiamente confermato le già ottime impressioni fornite lo scorso anno. Da regista di questo particolare medical drama Steven Soderbergh raggiunge vette di qualità raramente (vogliamo dire mai?) toccate dalla sua pur lunga carriera di cineasta. Grande regia, grandi valori produttivi, grandi interpretazioni, per una serie il cui futuro – non aiutato dagli ascolti – vacilla.
Da qui alla considerazione che qualcuno farà nell'episodio You're No Rose, la citazione che riportiamo all'inizio del pezzo. L'idea che la spinta verso gli eccessi sia prima di tutto una condizione esistenziale che nasce nelle proprie mancanze morali. Ma il dr. Tackery non è affatto il peggior personaggio di uno show in cui è molto difficile rintracciare delle figure positive. Forse Bertie e pochi altri. Gli altri, in modi più o meno sorprendenti, con una escalation di rivelazioni nel finale di stagione, mostreranno il loro volto più oscuro. Alcuni come Herman Barrow, manager del Knick, o l'ambizioso Henry Robertson, non ci sorprendono più di tanto, mentre è un dispiacere constatare i risvolti negativi di personaggi come Gallinger o Cleary. Quest'ultimo a riprendere la storyline di sorella Herriet, scacciata dalla Chiesa per aver praticato aborti.
The Knick d'altra parte non è una vicenda a tesi. La cornice ospedaliera all'interno di quella storica più ampia è il mezzo, ma non è mai il fine ultimo. Quello coincide con le passioni e le motivazioni, generalmente negative, dei protagonisti, rilette alla luce del fascino che sempre ha una narrazione storica, specialmente una così curata e attenta come questa. Anche un'operazione chirurgica mostrata quasi in tutta la sua brutalità e disgusto, come quelle sempre di forte impatto ambientate nella sala delle dimostrazioni, può andare a segno e mantenere una sua eleganza stilistica, nel momento in cui capiamo che nulla viene mostrato solo per shockare.
Allo stato attuale, Cinemax ha richiesto le sceneggiature per una terza stagione, che non dovrebbe più essere diretta da Steven Soderbergh. E, per chi ha visto l'intera stagione, sappiamo che questa non sarebbe l'unica perdita dello show.