The Knick 2x01 "Ten Knots": la recensione

Torniamo al Knickerbocker Hospital con The Knick, il period drama di Steven Soderbergh con Clive Owen

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Spoiler Alert
Tra illusioni e allucinazioni, torniamo al Knickerbocker Hospital un anno dopo la fine della prima, riuscita stagione del period drama diretto da Steven Soderbergh. Ci aspetta fin da subito una storia che è andata avanti per certi versi, che è rimasta sempre la stessa per altri, ma che senza dubbio quest'anno vorrà puntare su una dimensione ancora più corale rispetto a quella del primo anno. The Knick non è Clive Owen, non è quindi il dottor John Tackery e la sua lotta contro la dipendenza da cocaina e eroina. È un period drama prima che un medical drama, raffinato (e quanto è incredibile poter usare questo termine in una serie che non nasconde nulla allo sguardo durante le operazioni?) e ricercato, non troppo innovativo nell'intreccio, ma coinvolgente.

John Tackery non sarà il protagonista assoluto, ma rimane il perno di buona parte delle relazioni. Lo rimane anche nella sua assenza forzata, causata dal tentativo di riabilitazione con cui si concludeva lo scorso anno, ma che non ha dato affatto i risultati sperati, anzi ha peggiorato la situazione. Lucy evoca la sua presenza, raccontandogli di come le giornate le sembrino eterne, e lo stesso Algernon, primario pro-tempore, ormai sempre più consapevole delle proprie capacità, non può far altro che parlare al passato del suo vecchio collega. John si dibatte tra una dose e l'altra, tra mancanza di lucidità e senso di colpa, tormentato da visioni del passato (la giovane che moriva nel finale della scorsa stagione durante le sperimentazioni con i gruppi sanguigni). Ad aiutarlo, insospettabilmente, c'è proprio Gallinger, che lo rapisce e lo porta su una barca dove, volente o nolente, dovrà disintossicarsi.

La scrittura di Jack Amiel e Michael Begler dona a tutti uno spazio e una motivazione. Algernon, ad un passo dal riscatto professionale, ma anche sociale, vede frenare le sue ambizioni dalla diffidenza del consiglio, che lo scavalca tranquillamente sulle decisioni più importanti, mostrando come la sua carica sia puramente simbolica. In tutto questo per lui anche un'opportuna diagnosi di distacco della retina. L'inaugurazione del nuovo ospedale è occasione per farsi notare ("taking it slow"), ma per lui tutto si fa più difficile.

Il Knickerbocker in tutto questo è il grande contenitore delle storie: ritroviamo i luoghi che abbiamo conosciuto lo scorso anno, ripresi con la consueta freddezza che contrasta con la potenza sanguinolenta delle immagini. Questo perché il focus rimane sempre puntato sui personaggi: Soderbergh li segue, soprattutto sostiene lo sguardo su di loro in momenti decisivi escludendo tutto il resto – in primis chi sta parlando in quell'istante – dall'immagine.

I traumi e i problemi addossati ai protagonisti potranno essere anche artificiosi nel loro presentarsi con diabolica puntualità per definire gli schemi narrativi dell'anno, ma è tutto lo scenario a convincere e a riscattare la storia. Ecco quindi Bertie che si concentra sul lavoro dopo il distacco da Lucy, e che è alle prese con un mediocre medico di famiglia raccomandato più per i suoi agganci che per le sue capacità. Ecco Harriet arrestata per gli aborti clandestini dello scorso anno, ecco Cornelia intrappolata in un rapporto faticoso sul quale si staglia l'ombra minacciosa del suocero, ecco Barrow sommerso dai debiti, con Ping Wu di fatto subentrato nella sua storia a Bunky Collier.

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