The Kissing Booth 3, la recensione

Arrivato al terzo film la stanchezza di tutti è impossibile da nascondere e The Kissing Booth 3 è un caso da manuale su cosa non andrebbe fatto

Critico e giornalista cinematografico


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The Kissing Booth 3, la recensione

Se ci fosse un manuale di come si rovina una serie di film, un intero capitolo sarebbe dedicato alla folta schiera di film dalla realizzazione impeccabile e professionale ma che lo stesso si presentano come opere senza capo né coda. Questo capitolo potrebbe tranquillamente iniziare con The Kissing Booth 3.

Arrivata al terzo film la serie è stata completamente snaturata. Quella che era una commedia romantica da teenager d’ambientazione scolastica finisce al mare, in una casa di vacanza, recuperando goffamente personaggi dei film precedenti e traducendoli nell’ambientazione balneare. L’esigenza di rinnovare e cambiare in breve ha portato a passare sopra le ragioni e l’originalità dell’originale, sostituendolo con una collage di momenti usuali e scene scritte come se fossero state comprate all’ingrosso al discount dei film per teenager. E per tenere fede a questo nuovo genere imboccato (il cinema balneare) c’è tutta una lunghissima prima parte costituita da un collage di momenti in teoria cool, in pratica insensati, in cui i personaggi fanno cose. Fanno molte cose. Ma senza trama.

Per l’arrivo di un intreccio, quella cosa che spinge uno spettatore a seguire un film scena dopo scena, dobbiamo aspettare almeno un’oretta. E pure quando arriverà sarà molto ordinaria ovviamente: la pace della vita di coppia è rotta dalla scelta del college, la destinazione allontanerà la protagonista o dal suo amico di una vita o dal suo fidanzato. Qualunque scelta scontenta una persona cara. Tutto quello che era il fascino originale di una bruttina con una strana occasione è perduto, sostituito dalla storia di una ragazza in costume che tutti desiderano e che sembra avere l’intero mondo ai suoi piedi. Ogni personaggio avrà il suo momento da grande dialogo e grande confessione e tutto con tempi d’attesa tra uno e l’altro da ufficio pubblico italiano.

C’è una gara sui go kart vestiti da Mario Kart, c’è una festa con tutta una serie di invitati che (a parte qualche personaggio dai film precedenti) non è chiaro chi siano, da dove vengano, quando siano stati conosciuti, c'è una lista di cose da fare recuperata dal passato che non serve a nulla ma occupa decine e decine di minuti di film portando ad intere scene il cui punto è lasciare che il pubblico guardi i personaggi intenti in azioni, giochi e situazioni da spiaggia, come fosse una trasmissione di Mtv in diretta da un aquafan, solo senza ritmo. A chi interessa questo cinema? Che spettatori soddisfa?

Anche i momenti più tesi, quelli in cui effettivamente si snoda il sentimento e viene messa alla prova la capacità della protagonista di giostrare il rapporto con il proprio amore e il proprio futuro, sembrano continuamente diluiti perché una certa durata è stata già decisa (un’ora e cinquantadue ingiustificabili minuti) ma in realtà è stata consegnata una sceneggiatura troppo corta e quindi saranno necessari riempitivi continui.

Esistono film la cui storia produttiva, cioè il racconto di come sia stato possibile che venissero come sono venuti, è molto più interessante della trama effettiva. È probabile che la serie di decisioni, rapporti, discussioni ed eventi che hanno portato un buon numero di persone a decidere che chiudere la trilogia con un film simile fosse un’ottima idea rientri in uno di questi casi.

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