The Kiev Trial: la recensione

The Kiev Trial porta sul grande schermo una drammatica pagina di storia, diventata ancor più rilevante e attuale negli ultimi mesi

Condividi

Il regista Sergei Loznitsa è ritornato alla regia con The Kiev Trial, progetto che può sfruttare degli interessanti materiali di archivio inediti che permettono di ripercorrere uno dei venti processi pubblici che si sono svolti contro i criminali nazisti al termine della seconda Guerra mondiale. Sullo schermo scorrono testimonianze e dichiarazioni delle vittime e degli accusati, scoprendo quindi i drammatici dettagli di quanto accaduto nelle piccole comunità la cui vita quotidiana è stata stravolta da rastrellamenti e raid, ma anche i tragici momenti vissuti in campo di concentramento. La freddezza con cui gli uomini ammettono di aver ucciso donne e bambini, le emozioni provate nel ricostruire eventi quotidiani come matrimoni e celebrazioni che sono stati spazzati via dall'arrivo degli spietati "nemici" viene enfatizzata dalla struttura semplice e lineare del progetto che rimane obiettivo e descrittivo cercando in ogni modo di spiegare e chiarire i fatti, specificando di volta in volta l'identità delle persone che sono intervenute in tribunale, le date degli eventi e i luoghi. Senza accompagnamento musicale o altri espedienti narrativi compiuti in fase di montaggio, il documentario mette in primo piano solo le prove dei crimini di guerra commessi contro gli ebrei ucraini, non perdendo però in nessun momento la carica di drammaticità che contraddistingue il racconto ripercorso dal regista.

Materiali rari che testimoniano eventi drammatici

Il regista si è imbattuto nei significativi materiali di archivio mentre stava lavorando al film per il Memoriale per l'Olocausto di Babi Yar, Babijj Jar. Kontekst, su un processo penale con più di un punto in comune con quello di Kiev. I preziosi filmati, poco conosciuti persino dagli storici, sono diventati negli ultimi mesi particolarmente attuali e rilevanti, rendendo evidente quanto si sia imparato poco dal passato e il modo in cui si scivola spesso in ripetizioni di errori tragici, modificando semplicemente l'identità di aggressori e vittime. In The Kiev Trial il processo si è infatti svolto nella Repubblica Socialista Sovietica con il pubblico ministero che rappresentava il popolo ucraino, portando all'esecuzione pubblica dei condannati per dare spazio a una volontà pubblica di vendetta e desiderio di chiudere definitivamente un capitolo drammatico della storia di una nazione. Durante la visione risulta così quasi impossibile non pensare a quanto sta accadendo ora tra Russia e Ucraina e al fatto che sia più che probabile avvenga in futuro un ribaltamento di ruoli in tribunale.

La forza delle testimonianze

A differenza di Argentina, 1985, presentato al festival di Venezia quasi in contemporanea in concorso, il progetto di Loznitsa non ricorre alla finzione per ricostruire il lavoro degli avvocati, mettendo in secondo piano le figure di chi ha condotto gli interrogatori e l'indagine per lasciare al centro la forza delle testimonianze, in grado di sostenere senza alcun problema l'importante compito di ricordare pagine della storia che avrebbero dovuto insegnare alla collettività una lezione, finita purtroppo per essere totalmente ignorata.

Potete trovare tutte le notizie e le recensioni dal Festival di Venezia 2022 nel nostro speciale.

Continua a leggere su BadTaste