The Handmaid's Tale 5: la stagione migliore dopo la prima

The Handmaid’s Tale 5, dopo la prima, è sicuramente una delle stagioni più riuscite di questa serie

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A proposito dell'Olocausto, una delle testimonianze al Processo di Norimberga che lo hanno spiegato forse nella maniera più efficace è quella in cui venne dichiarato come leggere la storia a posteriori sia molto più semplice che viverla. Molti, nel pieno degli eventi, non seppero infatti comprendere la portata del pericolo che stavano correndo, convinti come erano che nessuno potesse privarli indiscriminatamente dei propri diritti dal giorno alla notte in paesi considerati liberi ed indipendenti e che vivere quel periodo storico sia stato come essere cucinati metaforicamente a fuoco lento, prima di rendersi conto - troppo tardi per fuggire - cosa davvero stesse accadendo.
Come siano andate le cose in quelle circostanze è ormai storia ed uno dei messaggi più potenti di The Handmaid’s Tale 5 è essere proprio riusciti a traslare questo messaggio in una serie televisiva.

June: "L'America non era Gilead fino a che non lo è diventata e poi è stato troppo tardi."

In una stagione decisamente riuscita, probabilmente la migliore dopo la prima, l'episodio finale di The Handmaid’s Tale 5 è apparso forse il meno efficace, troppo concitato ed affrettato e troppo criptico nella scena finale con quell'ormai famosa alzata di sopracciglio di Elisabeth Moss che potrebbe voler dire tutto o nulla, soprattutto se si considera a chi sia rivolta.

Quello che fa maggiormente riflettere del percorso di questa serie, tuttavia, da quando debuttò cinque anni fa, è come sia cambiata la realtà negli Stati Uniti e come quelle che sembravano lontane minacce siano diventate oggi qualcosa di concreto, soprattutto dopo la sentenza della Corte Suprema che ha ribaltato l’ormai nota Roe v. Wade, con cui era stato legalizzato l’aborto nel 1973 e le messe al bando di questa pratica medica che sono seguite in molti Stati. In un paese in cui il diritto di scelta delle donne è seriamente compromesso per una distorta visione religiosa e per una pericolosa ondata di conservatorismo, seguire l'evoluzione di questo show è una strana esperienza metatestuale.

NELLA GILEAD DI LAWRENCE C'È STUPRO E STUPRO

In una società in cui, sotto il nome di "Cerimonia" lo stupro è legalizzato al fine di promuovere un tasso di natalità che ora è guardato con una certa invidia da molti paesi, gli autori di The Handmaid’s Tale 5 affrontano il concetto di stupro nella comunità di Gilead quando il Comandante Putnam approfitta della povera Ancella Esther, che rimane incinta in seguito ad un loro illecito incontro, quando non era ancora a suo servizio.
La rabbia di Zia Lydia, che in questa stagione cercherà in tutti i modi di difendere le sue Ancelle, mentre si affeziona sempre di più a Janine, porterà ad un'esecuzione in piena regola dello stupratore (senza ovviamente processo né giuria), ma soprattutto ad uno dei paradossi più incredibili di questo show: come facciano cioè personaggi come lei a non distinguere tra uno stupro e la cerimonia a cui i comandanti di Gilead e le loro mogli sottopongono mensilmente le Ancelle.

Nell'ombra di questa Gilead in trasformazione, che tramite il Comandante Lawrence cercherà, con poco convincimento, di porre rimedio ad alcune delle sue più controverse tradizioni, c'è un uomo che - come June stessa ribadirà - è forse più pericoloso dei suoi predecessori perché, pur essendo consapevole dei crimini a cui la società che ha contribuito a creare e di cui è ormai membro prominente ha commesso ed ancora commette, non fa nulla per aiutare a debellarla, frapponendosi in aggiunta tra June e la possibilità di riabbracciare la sua primogenita ancora prigioniera di Gilead ed ormai in età da marito.

KARMA VS. SERENA JOY

Se da una parte il tema di The Handmaid’s Tale 5 è il quindi preoccupante dilagare della politica di Gilead in paesi come il Canada, che rischia di non essere più quel paradiso che accoglieva gli esuli americani che fuggivano dalle brutalità di quella che era stata l'America, dall'altra c'è qualcuno che finalmente sembra pagare per i suoi misfatti.

Il percorso di Serena Joy in questa 5^ stagione è infatti una delle cose più riuscite non solo per come questo complesso personaggio paghi finalmente lo scotto di ciò che ha fatto patire a June, sperimentando cosa significhi essere una pedina nelle mani di qualcuno, ma anche e soprattutto per come gli autori riescono a cambiare le carte in tavola, riuscendo persino a far provare un senso di pietà per colei che si è sempre di mostrata un'aguzzina. Come verrà tuttavia ribadito da June a Serena ed anche più avanti da Janine alla signora Putnam, il modo migliore per combattere la brutalità di Gilead non è mai stato ragionare in termini assoluti di "occhio per occhio e dente per dente", ma essere migliori di loro, elevarsi e persino andare incontro ai loro carnefici quando eccezionali circostanze lo richiedono, senza che questo significhi tuttavia avallare la loto brutalità.

The Handmaid’s Tale 5 ha debuttato oggi negli Stati Uniti su Hulu, mentre in Italia sarà disponibile su TimVision a partire da giovedì 15 settembre.

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