The Handmaid’s Tale 5: la recensione dei primi 2 episodi della stagione

La sfida di The Handmaid’s Tale 5 è quella di non essere ripetitiva ed a giudicare dai primi episodi sembra essere sulla buona strada

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Spoiler Alert

Quella di The Handmaid’s Tale 5 è una vera e propria sfida, perché cinque stagioni di questa serie valgono almeno quanto 19 di un qualsiasi altro show, non che il nostro intento sia quello fare paragoni, ma il livello di intensità che uno show come quello di Hulu richiede allo spettatore, lo rende particolarmente impegnativo da seguire. Giunti all'anno 5 viene quindi quasi spontaneo chiedersi se non abbia prolungato troppo a lungo la sua permanenza sul piccolo schermo e se abbia ancora qualcosa da dire.
La stessa domanda debbono essersela posta anche gli autori che da poco hanno annunciato che la prossima, la 6^, sarà l'ultima stagione, che però introdurrà la storia del suo sequel, I Testamenti, sempre tratta dal romanzo di Margaret Atwood pubblicato però nel 2019, una creatura letteraria che in buona parte deve sicuramente il suo successo a quello televisivo di The Handmaid’s Tale.

IL TEMA CENTRALE DI THE HANDMAID'S TALE 5

La strada che The Handmaid’s Tale 5 vuole percorrere nei suoi 10 episodi è già chiara e segnata: dopo la violenta morte di Fred Waterford (Joseph Fiennes) per mano di June (Elisabeth Moss) e di altre ex Ancelle rifugiate come lei in Canada, la sfida è tutta tra la protagonista dello show e Serena Joy Waterford (Yvonne Strahovski), una Serena - come Mark Tuello (Sam Jaeger) le farà notare - ancora più pericolosa perché spaventata e soprattutto incinta, quindi decisa a difendere il proprio o la propria erede ed a ricostruirsi una posizione in quella Gilead che aveva tradito assieme al marito per pura opportunità, ma nella quale comunque crede come sua fondatrice.

La première di The Handmaid’s Tale 5 e l'episodio che segue sono davvero ottimi e se dovessimo giudicare la stagione solo da quelli (ma non si può) potremmo dirci soddisfatti, pur essendo dolorosamente consapevoli del fatto che mantenere questo livello di tensione per tanti episodi sarà probabilmente difficile.

Sicuramente l'aspetto migliore del primo, intitolato Morning, concerne proprio il racconto delle ripercussioni del brutale omicidio di Fred su June, inizialmente inebriata da una fugace sensazione di piacere scaturita dalla vendetta, ma poi sempre più consapevole del peso delle proprie azioni (anche se non necessariamente pentita), tanto da decidere, contro il parere di Moira (Samira Wiley) e Luke (O. T. Fagbenle) di consegnarsi alla giustizia canadese, una giustizia che a sorpresa la rimanderà invece a casa con una multa di 88 dollari da pagare online ed una pacca sulla spalla.

La negazione dell'espiazione è probabilmente l'aspetto più interessante del primo episodio The Handmaid’s Tale 5 ed indiscutibilmente anche il più riuscito: se June non viene punita per un efferato delitto come quello commesso, che sia o meno per un cavillo legale, in che modo può dirsi diversa dai suoi carcerieri e da quel regime che vive e respira grazie all'impunità di cui gode? Quello che viene posto è un interessante paradosso morale dal quale June non può fuggire. Come non può sfuggire al trauma che si porta dietro e del quale si nutre per sopravvivere, soprattutto ora che abbiamo rinunciato a chiederci perché a tutte le rifugiate di Gilead non sia imposta una seria terapia psciologica.

THE HANDMAID'S TALE 5: I PERSONAGGI DA TENERE D'OCCHIO

Se c'è qualcosa che gli autori di The Handmaid’s Tale 5 sanno fare davvero bene, lo hanno dimostrato già con il Comandante Joseph Lawrence (Bradley Whitford), è gestire i personaggi ambigui e quest'anno sembra essere il turno di Mark Tuello. Il legame dell'operativo del Governo Americano con Serena Joy ha sempre destato sospetti, non permettendo mai davvero di capire se Tuello fosse e sia tutt'ora più attratto dall'ormai vedova Waterford che fedele alla sua posizione ed alla sua Nazione, una sensazione che nel debutto della 5^ stagione, si farà ancora più forte, mentre si vedere passare il personaggio da un frustrante atteggiamento di sottomissione nei confronti di Serena ad un completo sostegno a June ed alle sue drastiche azioni.

Anche il personaggio interpretato da Max Minghella, il Comandante Nick Blaine (ex Occhio ed ex amante di June, nonché padre della contesa Nichole), sembra che in questa stagione avrà un ruolo più attivo e lo si capisce soprattutto quando, non a caso, verrà avvicinato proprio da Tuello, che intuirà come in lui possa trovare un importante alleato.
Nel primo episodio di The Handmaid’s Tale 5 scopriamo inoltre che Nick è sposato e che sua moglie sembra non solo informata delle sue discutibili azioni, ma anche del suo rapporto con Jun, in un atipica unione di Gilead, che della delazione ha fatto un'arte.

FINZIONE VS. REALTA'

Ogni stagione ci diciamo che quella successiva non può avere più paragoni raccapriccianti con l'attualità ed ogni stagione veniamo smentiti.
Il 2022 è l'anno in cui, negli Stati Uniti, la Roe contro Wade è stata ribaltata: con la Sentenza della Corte Suprema del 1973 si ottenne il riconoscimento da parte dello Stato federale del diritto all'aborto anche in assenza di problemi di salute della gestante, del feto e di ogni altra circostanza che non fosse la libera scelta della donna. Oggi, in alcuni Stati americani particolarmente conservatori, sono invece tornate in vigore leggi che aboliscono di fatto l'aborto quasi in ogni circostanza, rendendo il mondo "di fantasia" di Gilead - quello che obbliga schiave del sesso a generare figli marcandole come si marcherebbe una mucca destinata al macello, per poi cederli ad altre contro la propria volontà ad altre famiglie - sempre un po' meno fantasioso, ma molto, molto più spaventoso.

The Handmaid’s Tale 5 ha debuttato oggi negli Stati Uniti su Hulu, mentre in Italia sarà disponibile su TimVision a partire da giovedì 15 settembre.

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