The Handmaid's Tale 2x12 "Postpartum": la recensione

La nostra recensione del dodicesimo episodio della seconda stagione di The Handmaid's Tale intitolato Postpartum

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Spoiler Alert
Il penultimo episodio della seconda stagione di The Handmaid's Tale cammina su un terreno pericoloso.
June, sin dal suo esordio nella storia, è sempre stata identificata come un madre privata della sua bambina, ma non ci era mai stata mostrata nel suo ruolo di Ancella defraudata del suo ruolo di madre e se pur i due ruoli possano apparire molto simili, è innegabile che vi sia una differenza. Hannah è una bimba nata all'interno di un matrimonio stabile, desiderata dai propri genitori e protetta fino a che è stato loro possibile farlo, Holly è stata invece concepita in circostanze profondamente diverse, è figlia della disperazione e della necessità ed è stata sempre destinata ad essere separata dalla propria madre. Tutta la gravidanza di June, in questo senso, è stato un difficile percorso vissuto tra resistenza e desiderio di protezione, un cammino lungo e pieno di sacrifici che Difred ha percorso sapendo molto bene a cosa andava incontro, pur avendo cercato di evitare l'inevitabile.

Non è quindi una sorpresa che l'episodio si apra con la protagonista separata dalla sua bambina, che Serena Joy e Fred hanno battezzato Nichole, e che la sua nuova madre pretenda comunque da June che si comporti solo come una fattrice, continuando a fornire latte alla figlia a distanza, perché è considerato un metodo naturale che fa bene alla bambina, pur insistendo sulla necessità di tenerle separate. Nonostante la brutalità delle regole di Gilead non dovrebbe più sorprenderci, è difficile far tacere il desiderio di ribellarsi all'ipocrisia delle sue leggi, un'ipocrisia contro natura che - nonostante il volere degli Waterford - dimostrerà quanto fallace sia il loro ragionamento nel momento in cui June non riuscirà più a fornire il latte necessario alla propria creatura, poiché il trauma della separazione influirà gravemente sulla produzione di latte.
Ma come ci è stato spesso dimostrato, per ogni problema, questa terribile coppia ha anche una sadica soluzione, che questa volta consiste nella decisione del Comandante di portare Holly al cospetto della madre (senza fargliela toccare!), in modo che il suo pianto ne stimoli la lattazione. L'unico problema è che Fred ha dimenticato di trovarsi al cospetto di una donna intelligente, che ha imparato a difendere i pochi, se non completamente assenti, diritti che le sono rimasti, agendo preventivamente e circondandosi di persone che possano aiutarla nelle circostanze più improbabili e, questa volta, a farle da spalla, sarà inaspettatamente la temibile Zia Lydia la quale, manovrata nella maniera corretta, si dimostrerà un'ottima alleata nel difendere i bisogni della piccola Holly, tanto da suggerire al Comandante la necessità, per il bene di sua figlia, di far rientrare in casa Difred fino a che la piccola Nichole avrà bisogno del latte di sua madre, un suggerimento che Fred accoglierà e che ci condurrà anche verso la parte meno interessante dell'episodio.

Sebbene la dinamica del rapporto June/Serena Joy/Fred abbia dato tanto alla serie, il fatto che gli autori abbiano trovato un ennesimo stratagemma per far tornare la protagonista nella casa degli Waterford sa forse troppo, a questo punto della storia, di déjà-vu, ragione per cui parlavamo di "terreno pericoloso" all'inizio di questa recensione. Solo in questa stagione Difred è infatti stata inaspettatamente reintrodotta nella loro dimora più volte: dopo che le altre Ancelle vengono torturate di fronte a lei, risparmiata solo perché incinta, a causa della sua fuga da Gilead e in questa occasione, per il bene di Nichole e nonostante il pare fortemente contrario di Serena Joy.
Sebbene quindi fosse da una parte necessario che la serie ci mostrasse un passaggio fondamentale della storia, e cioè la rinuncia forzata di June ad Holly, dall'altro questo perverso triangolo sembra aver esaurito la sua linfa vitale, anche quando ci viene mostrata la reazione di Serena Joy al triste epilogo della storia di Eden e la sua resa di fronte alla necessità di lasciare che June allatti la sua bambina.
Una delle scene di maggiore impatto in questo arco narrativo, che per lo più abbiamo sentito come ripetitivo, è tuttavia quella in cui Serena Joy tenta di attaccare Nichole al proprio seno per calmarne il pianto di sperato, pur sapendo di non poter fornire alcun conforto alla piccola. C'è stato un tempo in cui questo enigmatico personaggio ci ha lasciati interdetti ed incapaci di identificarlo come buono o cattivo, arrivati a questo punto ci sentiamo a nostro agio con l'idea che la signora Waterford sia, in tutto e per tutto, una perfetta rappresentazione del male, quello consapevole e voluto, che non può essere nemmeno difeso a causa dell'ignoranza di chi lo commette. Ciò nonostante - e questo è un merito che va riconosciuto agli autori - assistere alla disperazione di Serena Joy in quella particolare scena, ci dimostra come sia possibile, nonostante tutto, provare pietà persino per le persone peggiori. E' evidente infatti come il personaggio realizzi proprio in quel momento che, per quanto forte sia il suo desiderio, Holly non sarà mai davvero sua, in una scena che si dimostra di avere un perfetto equilibrio tra disagio e disperazione, confermandoci perché questa donna risulti uno dei ruoli meglio decritti, recitati e realizzati della serie.

I B-plot dell'episodio, per i motivi di cui sopra, risultano quindi questa volta l'aspetto più interessante dell'episodio e ci fanno in parte rimpiangere che gli autori abbiano scelto di non sviluppare maggiormente alcune situazioni, come per esempio la storia di Eden, Isaac e naturalmente Nick. Come avrete notato non abbiamo parlato spesso del personaggio nelle nostre recensioni ed il motivo è che il nostro parere, rispetto allo scorso anno, non è molto cambiato. Per una ovvia scelta autoriale The Handmaid's Tale è una serie femminista che vede protagoniste, nel bene (June) e nel male (Serena Joy) delle donne, mentre gli uomini rimangono delle figure piuttosto monodimensionali, senza troppo spessore né coraggio: dove June rischia in prima persona, combatte e si ribella, Nick - che pure è il padre di Holly - resta invece fin troppo nell'ombra, agendo nei limiti di un confine dettato dalla prudenza che la protagonista ha sempre invece superato. Pur comprendendo ovviamente che questo suo modo di agire sia giustificato dalla delicatezza della sua posizione e dalla necessità di mantenere un ruolo all'interno della società in cui è costretto a vivere, nonché dal desiderio di poter continuare a proteggere June nell'ombra, c'è qualcosa nella sua immobilità che ci fa essere tiepidi nei confronti di quest'uomo, che resta la rappresentazione di un personaggio che si adatta in un mondo che avrebbe invece bisogno di eroi o martiri.

Ed a proposito di martiri, la fine tragica di Eden ed Isaac, come anticipavamo, è di quelle che ci lasciano con la sensazione che il personaggio avrebbe meritato forse un maggior approfondimento, soprattutto quando la scelta di questa giovanissima, devota bambina - non scordiamo infatti che Eden ha solo 15 anni, - si conclude in maniera così improvvisa ed inaspettata. Cosa ha spinto Eden a fuggire con l'uomo che ama disobbedendo così apertamente a regole alle quali ha sempre creduto? Sono davvero bastate le poche parole di June a spingerla a fuggire per amore ed a non pentirsi per le sue azioni nemmeno di fronte alla morte o alle suppliche del marito, affinché abbia salva la vita? La sua scelta è stata dettata dall'incoscienza della sua giovane età o ha consapevolmente preso una direzione sorprendentemente diversa da quella che ci saremmo aspettati dalla timida e pia ragazza che ci è stata presentata in questa stagione? Il fatto che così tante domande restino senza risposta è un esempio pratico di ciò che avrebbe potuto essere e non è invece stato.

Ad un solo episodio dalla conclusione della stagione, inoltre, non possiamo non rimanere affascinati dal Comandante Joseph Lawrence, interpretato da Bradley Whitford, appena introdotto come nuovo signore di Emily.
Amico o nemico? E' evidente che questa sarà la domanda a cui rispondere in merito a questo enigmatico personaggio che, in parte proprio come Serena Joy, potrebbe rivelarsi sia un mostro che un alleato. Il Comandante Lawrence è ovviamente un uomo illuminato a cui sono concessi capricci che non sono concessi ad altri: la sua casa è piena di opere d'arte che qualcuno come Zia Lydia trova chiaramente scandalose, trabocca di libri, la sua Martha gli si rivolge con un'inusuale insolenza e lui sembra sinceramente desideroso di conoscere Emily per quella che è e soprattutto era, ma è anche l'architetto dell'economia di Gilead, con un ruolo attivo in questa dittatura ed ha a che fare con una moglie ovviamente problematica che sembra deciso a tenere rinchiusa e lontana da tutti, per proteggerla o dominarla non ci è ancora dato di saperlo. Emily ha trovato forse la salvezza nella sua casa o anche quest'uomo si rivelerà solo un'ennesima ragione di sofferenza? La curiosità che questo personaggio ci muove quanto meno ci fa rimpiangere che manchi solo un episodio alla conclusione della stagione, poiché - qualunque cosa accada - il tempo rimasto non sarà sicuramente sufficiente a rispondere a tutte le nostre domande.

La seconda stagione di The Handmaid's Tale va in onda negli Stati Uniti ogni mercoledì su Hulu, mentre in Italia gli episodi inediti sono trasmessi ogni giovedì, a sole 24 ore dalla première americana, in esclusiva su TIMVision.

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