The Handmaid's Tale 2x08 "Women's Work": la recensione

La nostra recensione dell'ottavo episodio della seconda stagione di The Handmaid's Tale intitolato Women's Work

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Spoiler Alert
Ci siamo sentiti quasi obbligati a cominciare questa recensione dall'ultima scena dell'episodio Women's Work di The Handmaid's Tale per due specifiche ragioni: la prima è che questo show, che ci ha abituato a toni oscuri ed opprimenti, sembra concederci per la prima volta un barlume di speranza e la seconda è che, sempre per la prima volta, questa speranza è data da un'incrinatura in quello che fino ad ora è stato considerato un impeccabile sistema.
Tutto è nato a causa del drammatico calo delle nascite e al rischio dell'estinzione: cosa succederebbe quindi se improvvisamente ci si accorgesse che la strada intrapresa da questo regime non aiuta affatto a proteggere i nuovi nati, ma ne mette addirittura a repentaglio la vita stessa?

Ci sono alcuni importanti aspetti della storyline sulla misteriosa malattia che colpisce la piccola Angela/Charlotte, la figlia di Janine, che gli autori rifiutano, forse troppo comodamente, di non spiegare, questo è evidente, ma è anche chiaro come, più di una spiegazione razionale o scientifica contino in questo caso le ragioni del cuore.
Quando la bambina affidata ai Putnam, con una madre che si è sempre dimostrata anaffettiva ed impiccata, si ammala improvvisamente e nemmeno l'intervento di un'eminente neonatologa serve a spiegare le sue condizioni, sarà solo l'intervento di Janine, sua madre naturale, a scongiurare il peggio, in un mistero che sia i suoi "genitori adottivi" che Zia Lydia accoglieranno chiaramente come un miracolo. Ma servirà questo evento a far comprendere a chi governa il paese che una cosa apparentemente così aleatoria ed impossibile da dimostrare come l'amore guaritrice di una madre è il sintomo di una politica sbagliata e che il legame tra i due non può essere spezzato con una separazione forzata, non se davvero si vuole il bene delle generazioni future di Gilead?

La storia della piccola Charlotte, salvata dal contatto della pelle con la propria mamma, non è solo l'inizio di un'epidemia che potrebbe rischiare di incrinare le convinzioni dei più fedeli al regime, ma è anche l'occasione per introdurre uno dei temi principali dell'episodio e cioè il primo tentativo di ribellione di Serena Joy.

L'assenza di Fred, dovuta al suo ricovero in seguito all'esplosione, ha completamente sovvertito le regole in casa Waterford.
Serena Joy ha infatti preso di nuovo le redini della sua vita e, d'accordo con il marito, ha deciso di fare quanto necessario per evitare una crisi, le cui avvisaglie si erano già intraviste nell'episodio precedente con il tentativo di Comandante Pryce di prendere il potere. E per farlo coinvolge June, mettendola in una posizione veramente difficile, quella di assaporare di nuovo il gusto della libertà, ma farlo curando gli affari di quelle stesse persone che la tengono prigioniera.
E' veramente difficile giudicare la decisione di Difred di aiutare Serena, l'inebriante felicità che deve aver provato al solo gesto di poter tornare, anche se per poco tempo, ad essere quella che era stata un tempo, collaborando con la sua stessa carceriera come fossero colleghe in un comune ambiente di lavoro, deve essere stata soverchiante, così come probabilmente lo diventerà il senso di colpa una volta che si renderà conto delle conseguenze della sua scelta. A giudicare da quanto accade in questo episodio, non crediamo che nella decisione di June ci fosse un secondo fine, una sorta di piano per manipolare Serena, quanto semplicemente il desiderio di essere se stessa, di dimenticare, di tornare a contare qualcosa e non pensare a sé solo come ad un corpo di cui abusare o una sorta di incubatrice.

Anche Serena Joy deve aver provato sentimenti molto simili a quelli di June, ma venendo da un percorso ben diverso e avendo responsabilità ben maggiori, ci risulta - per contro - molto più difficile essere indulgenti con lei, anche alla luce di ciò che le accadrà alla fine dell'episodio. Serena Joy è evidentemente una donna intelligente, frustrata da una vita castrante, ma è anche una persona disposta a piegare le regole che lei stessa ha aiutato a scrivere per il desiderio di mantenere lo status quo. La donna che si spaccia per suo marito non è quindi qualcuno che sta rinnegando le leggi di Gilead, ma che, in maniera molto machiavellica pensa che il fine giustifichi i mezzi e che, per questo, sta rischiando il tutto per tutto per fare in modo che tali leggi continuino ad essere protette ed osservate. E' una sorta di martire per il Dio sbagliato, è così - almeno questa è la nostra impressione - che lei deve vedersi.
Questo periodo di relativa pace tra lei e Difred, inevitabilmente, finirà per instaurare tra le due un legame. Mai come in questo momento June e Serena avranno l'opportunità e l'occasione di comunicare ad un livello insolito, che abbatte le barriere che le ha sempre divise. Sentire Serena Joy fare a June una domanda tanto apparentemente innocua quanto: "cosa ne pensi?" è un passaggio piuttosto storico per la serie e per i due personaggi, che si consoliderà quando Serena Joy si lascerà convincere da June a fare in modo che Janine possa vedere la sua bambina prima che muoia. Non perché la sua Ancella riesca a manipolarla come ha fatto con suo marito, ma perché sarà convinta della ragionevolezza della sua richiesta.

Quando poi, disobbedendo al marito, Serena farà in modo che la dottoressa Hodgson, impiegata come Marta in una casa, visiti la piccola Charlotte, agirà per un bene superiore o almeno quello che lei ritiene tale e la sua imprudente decisione sarà alimentata sicuramente da quel senso di libertà che il breve periodo di collaborazione vissuto con June le ha regalato, facendola illudere che l'uomo che ha sposato, quella stessa persona che ha accettato di piegare le regole per il suo stesso interesse, sarebbe stato tanto lungimirante da comprendere l'importanza di salvare uno dei beni più preziosi di Gilead, anche se questo avrebbe significato servirsi dell'aiuto di una schiava.

Ma gli uomini di Gilead, che continuano ad essere la cosa peggiore di questa serie, ancora una volta rovineranno tutto.
Non solo infatti, tornato dall'ospedale, il Comandante Waterford chiuderà - metaforicamente e non - la porta in faccia a sua moglie, ma la ringrazierà anche con quell'odiosa condiscendenza di chi dà per scontato che lei non abbia fatto altro che il proprio dovere, quello di supportare la sua posizione, un dovere al quale ritiene che Serena possa tornare a rinunciare ora che tutto è tornato alla normalità. C'è una tale carica di meschina piccolezza nel personaggio di Fred Waterford da rendere difficile tollerarlo.
Non solo infatti il Comandante, paragonato alla moglie, non spicca per intelligenza, ma è anche invidioso delle capacità di lei, e quando - imponendole di piegarsi contro quella sedia per poterla prendere a cinghiate di fronte a June, - si illuderà di esercitare un proprio sacrosanto diritto punendola per la sua ingerenza, non farà in realtà altro che mostrare tutta la debolezza di un uomo (come ce ne sono purtroppo tanti), la cui unica risorsa è l'uso della violenza, l'unica risorsa che lo farà sentire qualcuno e non il fallimento che è come portatore di idee, marito ed essere umano.
E' in quell'attimo - inevitabilmente - che si finirà per provare pietà per Serena, anche se rifiuterà l'offerta di amicizia di June ed il suo conforto, anche se si rinchiuderà nella propria stanza appoggiandosi al medesimo letto testimone dei molti abusi subiti da Difred.

E' evidente che le pene di Serena e June non siano paragonabili e che probabilmente non lo saranno mai, ciò nonostante quella scena, per un altro breve momento, le mette nuovamente sullo stesso piano, uno nel il carnefice diventa vittima. Difficile immaginare come reagirà una donna tanto forte, caparbia e convinta delle proprie azioni, potrebbe cambiare radicalmente oppure potrebbe diventare ancora più spietata con June, colpevole di essere stata testimone della propria umiliazione. Certo è che il personaggio interpretato da Yvonne Strahovski continua a confermarsi uno dei più stimolanti e complessi della serie.

La seconda stagione di The Handmaid's Tale va in onda negli Stati Uniti ogni mercoledì su Hulu, mentre in Italia gli episodi inediti sono trasmessi ogni giovedì, a sole 24 ore dalla première americana, in esclusiva su TIMVision.

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