The Handmaid's Tale 2x07 "After": la recensione
La nostra recensione del settimo episodio della seconda stagione di The Handmaid's Tale intitolato After
E' quello che ho sempre desiderato".
Probabilmente avrete sentito la frase "usare il bastone e la carota", l'alternare cioè maniere buone a quelle cattive allo scopo di ottenere un determinato risultato, ed in questo Gilead ed i suoi rappresentanti, come questo episodio ci dimostrerà, si sono dimostrati dei veri maestri.
Dove ci saremmo aspettati infatti una punizione esemplare nei confronti delle Ancelle per quello che è sicuramente un attacco al potere costituito, ordito e portato a termine da un'Ancella e dai suoi sconosciuti complici, After ci sorprende invece con una coreografica cerimonia, un funerale nel quale una devastata ed ipocrita Zia Lydia piange la morte delle 31 Ancelle vittime nell'esplosione, trattandole come eroine della patria.
Come abbiamo già avuto modo di vedere nel corso della serie, l'ultima volta in occasione della cerimonia in cui Nick ha preso moglie, Gilead è affezionata alle pubbliche celebrazioni, come di fatto lo sono sempre stati tutti i regimi, perché in queste occasioni è concesso ai suoi rappresentanti di mostrare tutta la propria prestanza ed il proprio potere o, come nel caso del funerale in questione, la propria magnanimità, nonché la necessità di mettere ordine dopo il caos.
La scena iniziale, tra le altre cose, introduce un tema che ritroveremo in tutto il corso dell'episodio e che è sempre stato particolarmente caro allo show, così come al romanzo al quale è ispirato, e cioè quello dell'importanza di un nome. Durante l'imaginifica cerimonia, la celebrante Zia Lydia elencherà infatti il nome di tutte le Ancelle morte nell'attentato, chiamandole però con il nome dato loro da Gilead e privandole così, anche nel loro estremo saluto alla vita, del diritto di essere seppellite con la propria identità intatta, piuttosto che con il loro marchio di appartenenza ad un altro essere umano. E' un particolare apparentemente insignificante rispetto a tutto ciò che accadrà poi nella puntata, ma anche un segno distintivo di questa serie che acquisirà sempre maggiore importanza non solo in After, ma nella serie nel suo insieme perché - proprio come abbiamo imparato grazie alla protagonista - dove Difred è una schiava, June è una ribelle e la differenza tra queste due versioni della stessa donna è enorme.
Forse per la prima volta Gilead si sente infatti davvero in pericolo e la reazione di un governo già di per sé basato sulla violenza e sull'abuso è ovviamente spaventosa.
A sostituire il Comandante Pryce arriva infatti il nuovo Comandante Ray Cushing, una vecchia conoscenza di Fred e Serena Joy, che finirà per trasformare delle regole ferree in atti di violenza assolutamente casuali, così come testimonieranno le Marte, le Ancelle ed i lavoratori impiccati fuori dalle case nelle quali hanno servito, in un atto del tutto ingiustificato, senza subire un processo o avere una possibilità di difesa. Lo scopo finale di Cushing non sarà, evidentemente, solo quello di ristabilire l'ordine, ma soprattutto quello di restaurare il clima di terrore imposto dal governo, privando ogni possibile ribelle che si nasconda nelle sue maglie della speranza che vi sia un barlume di possibile speranza.
Il Comandante Cushing non si limiterà solo a questo, perché l'uomo vuole chiaramente il potere e vuole impossessarsene approfittando dello stato di salute di Fred Waterford, cercando di convincere June ad ammettere che proprio il suo Comandante sia in realtà il fautore della sua fuga di qualche tempo prima per potersene così liberare. Quella tra Cushing e Difred è una scena interessante sotto molti punti di vista, perché a June viene inaspettatamente concessa un'opportunità che deve essere stato devastante, per lei, non cogliere: liberarsi per sempre dei suoi aguzzini denunciandoli. Ma June, chiaramente, deve essersi chiesta come debba essere lasciare un inferno sconosciuto per uno ignoto e, a giudicare dalle sue azioni, deve aver pensato che il gioco non valesse la candela, portandola infine ad allearsi con satana in persona: Serena Joy.
La prima, con Fred fuori gioco, ha finalmente l'occasione di rimpossessarsi del proprio destino, prendendosi il rischio calcolato di coinvolgere la sua Ancella nel suo piano e nascondendosi letteralmente dietro la firma del marito per liberarsi di quella frustrazione che, chiaramente, la perseguita da quando il suo utopico sogno si è trasformato nel suo personale incubo.
June, per contro, nel suo bisogno di avere al proprio fianco un'alleata potente, si ritroverà in una situazione molto simile a quella che ha vissuto con Fred Waterford nella prima stagione, ma con un contendente, questa volta, molto più difficile da manipolare.
In questo deciso spostamento degli equilibri, scatenato da quella bomba, l'episodio ci porta di nuovo in Canada, in un intermezzo che - considerato quanto sta accadendo a Gilead - risulta però quasi inopportuno. La notizia dell'attentato supera infatti i confini degli ex Stati Uniti e arriva fino a Luke e Moira, i quali vivono delle ore di angoscia nell'attesa di conoscere i nome delle vittime della bomba, nella speranza che June non sia rimasta coinvolta nell'esplosione. Quest'attesa diventerà la perfetta introduzione per un flashback nella vita di Moira che ci porterà a seguire le vicende della sua gravidanza surrogata e della conseguente relazione nata con la sua ginecologa, Odette, che infine Moira scoprirà essere tra le vittime di Gilead.
L'altra sorpresa finale, anche se in questo caso la cosa era prevedibile, è che la penuria di Ancelle riporta in gioco i personaggi di Emily e Janine, le quali vengono riportate a Boston dalle Colonie per sopperire al vuoto lasciato dalle 31 vittime dell'attentato, tornando a ricoprire così il loro ruolo originario.
I tempi però sono davvero cambiati e le Ancelle tutte, per le conseguenze dell'attentato e grazie al coraggioso e disperato gesto della loro compagna di sventura, cominceranno a comprendere che l'unica cosa di cui Gilead non potrà mai privarle è la loro identità e così - come un virus che si propaga da persona a persona - in una giornata come un'altra, mentre svolgono i loro compiti comuni, cominciano a scambiarsi i propri nomi l'una con l'altra, nel più grande gesto di ribellione e desiderio di rivalsa che abbiamo visto loro compiere in quanto gruppo dall'inizio della serie.
Contemporaneamente, in Canada, alla folla di sopravvissuti e rifugiati in attesa, vengono letti ufficialmente i nomi delle vittime dell'attentato dinamitardo ed il solo pronunciare un nome, ancora una volta, si trasforma sia in un simbolo di speranza che in una fonte di dolore.
La seconda stagione di The Handmaid's Tale va in onda negli Stati Uniti ogni mercoledì su Hulu, mentre in Italia gli episodi inediti sono trasmessi ogni giovedì, a sole 24 ore dalla première americana, in esclusiva su TIMVision.