The Handmaid's Tale 2x06 "First Blood": la recensione

La nostra recensione del sesto episodio della seconda stagione di The Handmaid's Tale intitolato First Blood

Condividi
Spoiler Alert
La Serena Joy di Yvonne Strahovski continua a dimostrarsi uno dei personaggi più misteriosi e complessi di The Handmaid's Tale ed ogni volta che gli autori ci danno l'opportunità di aggiungere un nuovo tassello a quella che è l'incognita della sua personalità, il risultato è inevitabilmente interessante. Anche lo scorso anno il sesto episodio della stagione, intitolato A Woman’s Place, tratto dal libro scritto da Serena Joy, è stato dedicato al suo personaggio. Allora scoprimmo come l'ambiziosa moglie del comandante Waterford fosse stata in realtà una delle menti dietro alla formazione del pensiero di Gilead e come fosse poi stata messa da parte da quella stessa società misogina che aveva contribuito così attivamente a formare, quest'anno First Blood ci fa invece fare un ulteriore passo indietro, mostrandoci la svolta che avrebbe poi fatto di questa coppia un simbolo.

Nei flashback di questo episodio vediamo Serena Joy e Fred alle prese con le violente reazioni negli ambienti culturali ai pensieri da lei espressi nel suo libro, ma è altresì evidente come la realizzazione di tali idee sia ancora ben lontana dalle sfrenate ambizioni dell'autrice, per quanto ella sia comunque già disposta a sacrificare molto di se stessa per le proprie convinzioni.
Uno degli aspetti più interessanti di questo episodio è infatti la scelta di non mostrarci la chiave di volta che permetterà il compiersi della vera e propria rivoluzione che condurrà alla caduta del governo, quanto piuttosto l'evento che cambierà invece tutto per Serena Joy.
Fino al tragico momento in cui il personaggio interpretato dalla Strahovski non cade vittima di un attentatore che la colpisce con una pallottola nel ventre, gli Waterford sono solo delle persone con un'idea, che vogliono aprire gli occhi del popolo americano di fronte ad un problema oggettivo - il drammatico calo delle nascite - proponendo delle soluzioni osteggiate da un'élite, ma condivise da molti altri. Nell'attimo in cui quella pallottola colpirà però il suo target, li trasformerà immediatamente in un simbolo il che, è storicamente riconosciuto, farà di loro un pericolo ben maggiore di quanto fossero mai stati.

Un altro elemento essenziale per comprendere la natura di Serena Joy ci viene inoltre fornito dalla consapevolezza di cosa questa donna così forte, intelligente e, proprio per questa ragione, così incomprensibilmente malvagia, abbia dovuto rinunciare per arrivare a vedersi poi privare di tutto, in favore della realizzazione della sua visione. Sebbene non venga infatti esplicitamente chiarito nell'episodio, gli autori sembrano consapevolmente volerci lasciare con l'impressione che l'attentato da lei subito l'abbia privata per sempre della possibilità di concepire un figlio, il che amplifica ulteriormente il dolore che questa donna debba aver provato, nonché spiega in parte tutta quella rabbia repressa così a lungo coltivata, che l'ha portata a diventare da simbolo a vittima, una vittima che peraltro non ha nemmeno il diritto di lamentarsi.

Non fraintendeteci, ovviamente non è nostra intenzione difendere il comportamento di Serena Joy, ma quanto le vediamo succedere nei flashback di First Blood sicuramente ci aiuta a comprenderla meglio. E' evidente come tra gli Waterford, prima che le leggi di Gilead si intromettessero nel loro matrimonio, dimostrandosi più pericolose di un'amante, l'elemento dominate fosse Serena Joy, l'idea quindi di pensare a lei come una figura sottomessa al proprio marito, le cui ambizioni non devono andare oltre alla gioia provata nell'occuparsi di lui e della loro casa, ci sembra quasi impossibile da concepire.
Ecco quindi il perché del suo rapporto conflittuale con Zia Lydia, emerso nello scorso episodio, o del suo repentino cambio di atteggiamento nei confronti di Difred in questo: Serena Joy, nel suo essere questo personaggio tormentato ed incompleto, spezzato da una pallottola, è molto semplicemente una persona che vuole il potere per averlo perso e che intende esercitare quel poco di controllo che le è rimasto sulle persone con cui può ancora permetterselo.
Ecco perché non tollera di essere manipolata ed ecco perché in quella difficile scena tratta June alla stregua di un cane da riporto.
Questa sua incompletezza, la sua rabbia repressa e sicuramente anche il dolore che porta costantemente con sé, che si evince in maniera particolare da quei brevi momenti di pace che condivide con June nella puntata, devono scontrarsi come un mare in tempesta nel suo animo frustrato da un destino crudele che l'ha condannata alla sterilità, proprio quell'orribile male che ha cercato di combattere con tutta se stessa.
La Serena Joy, abile pollice verde, che riversa tutta la sua abilità sull'unica cosa che riesca a far crescere naturalmente, è una potente allegoria della sua stessa esistenza: votata a grandi cose, ma frustrata nella realtà e costretta a veder realizzare il proprio sogno ad altri, che sia esso Gilead o il privilegio di portare in grembo un bambino.

A fare da perfetto contraltare a questa donna complessa e consapevole, abbiamo invece Eden, la giovane, innocente ed inconsapevole moglie di Nick, la persona pronta a denunciare il neo marito come "traditore del proprio genere," colpevole di non averla toccata o aver cercato di concepire con lei un figlio, la bambina costretta a travestirsi da adulta senza avere nozione di come dovrebbe essere una relazione tra adulti consenzienti, il frutto di una nuova generazione, una vittima con la testa infarcita di idee preconcette e menzogne e di regole agghiaccianti.
Sebbene The Handmaid's Tale non abbia mai risparmiato al proprio pubblico la crudezza, la scena della prima notte di nozze tra Nick e Eden è difficile da affrontare, tanto difficile che qualcosa in Nick cambierà forse per sempre, soprattutto dopo che June lo metterà in guardia, invitandolo ad essere più prudente nell'espressione dei suoi sentimenti per lei. Nick, spezzando l'innocenza della sua giovane moglie, sembrerà infatti ricordarsi di avere un ruolo ben preciso, di non essere solo il fidato assistente e autista di Fred Waterford, ma anche un Occhio, una spia.

Considerato il modo esplosivo con cui finisce l'episodio, non siamo certi se ci sarà concesso di sapere cosa Nick voleva rivelare all'avversario politico di Fred, non sappiamo chi sarà vivo o morto nella prossima puntata. Di certo sappiamo però che le Ancelle tutte pagheranno a caro prezzo il coraggioso (o folle?) gesto di una di loro.

La seconda stagione di The Handmaid's Tale va in onda negli Stati Uniti ogni mercoledì su Hulu, mentre in Italia gli episodi inediti sono trasmessi ogni giovedì, a sole 24 ore dalla première americana, in esclusiva su TIMVision.

Continua a leggere su BadTaste