Con il penultimo episodio della prima stagione di The Handmaid's Tale, torniamo finalmente a Gilead ed a concentrarci sul destino di Offred e della altre ancelle ed in particolare su Janine (Madeline Brewer). Se dovessimo trovare una parola per descrivere questa particolare puntata, probabilmente sceglieremmo "inevitabilità": sebbene questa serie ci abbia spesso sorpreso con scioccanti scoperte ed eventi inaspettati, non possiamo dire che quanto accada in The Bridge ci colga infatti di sorpresa, la fine di Janine sembrava scritta nella stelle e come spettatori stavamo solo attendendo che l'inevitabile accadesse.
L'interpretazione della Brewer è stata notevole per diversi motivi, il primo dei quali è che l'attrice, sostenuta certamente da un materiale di alta qualità, ha saputo incarnare questo personaggio e descriverne la trasformazione episodio dopo episodio con incredibile efficacia. Dalla ribelle ragazza costretta a diventare un'ancella a cui viene cavato un occhio a causa delle sue intemperanze, alla giovane estasiata di aspettare un figlio e disperata infine di doverlo cedere. Tutto il linguaggio del corpo dell'attrice ha contribuito a segnare il declino del personaggio, dalla sua instancabile parlantina, ai movimenti ininterrotti, quasi isterici che l'hanno sempre contraddistinta e che sottolineavano la china che la mente della povera Janine aveva inevitabilmente cominciato a discendere. La sua foga, il suo male di vivere e la distruzione delle sue illusioni, culmina infine con la decisione di salire sul parapetto di quel ponte, stringendo al petto la bambina che tutti si ostinano a voler chiamare Angela. Nella scena Janine finalmente sembra placarsi ed in quella quiete tutte le sue illusioni finiscono per scoppiare come una bolla di sapone, prima tra tutte quella che davvero il padre di sua figlia, il Comandante Putnam, voglia andarsene con lei e la sua bambina e portarle via dagli orrori di Gilead. Affrontare la verità, tuttavia, per un'anima così fragile e compromessa è impossibile e nonostante June riesca a convincerla a non uccidere la sua bambina, il suo intervento non sarà sufficiente a salvare l'amica da un destino peggiore della morte. Janine infatti, subito dopo aver affidato Angela nelle braccia di June, si lancerà nel fiume sottostante con l'intenzione di uccidersi, finendo invece per essere salvata e trovarsi in coma in un letto di ospedale, con tutte le orribili implicazioni che questo possa portare con sé. Un'esistenza vissuta del parossismo, finisce per spegnersi in una quiete spaventosa, in una vita che non è vita e che la condanna a rimanere incosciente, su un letto di ospedale, vegliata dalla zia Lydia.
Anche il ruolo di Ann Dowd (zia Lydia) è particolarmente interessante in questo episodio, benché sia marginale, nella sua follia zia Lydia ha dimostrato di credere fermamente nel messaggio di Gilead, tanto da difendere "le sue ragazze" quando lo riteneva opportuno e necessario e nel modo in cui osserva Janine sfidare il vuoto, con in braccio la piccola Angela, scorgiamo una traccia di umanità persino in questo personaggio nel quale è difficile trovare qualche tratto positivo, il che è una nota di merito per l'attrice, che sicuramente ha saputo comunque comunicare molto anche con il poco spazio che viene dato nell'episodio al personaggio.
Poi naturalmente ci sono
Moira e June: la prima che ritrova se stessa dopo l'incontro con l'amica e la seconda che non smette di lottare (e rischiare), pur di trovare una via d'uscita e riabbracciare la propria figlia. La Moira che avevamo conosciuto agli inizi della serie era una donna sicura di sé, sfacciata, che aveva guadagnato il suo posto nel mondo senza chiedere scusa a nessuno, la stessa persona che era riuscita scappare dal centro, sfuggendo al destino di diventare un'ancella. Nel bordello nel quale era aveva finito per approdare, tuttavia, Moira aveva lentamente perso la sua verve ed aveva cominciato ad abituarsi a quella vita come schiava del sesso, in una forma diversa da quella delle ancelle, ma pur sempre annichilente. Incontrare di nuovo sulla propria strada June, avrà così lo stesso effetto che ricevere una secchiata di acqua gelata in pieno viso, perché Moira - in maniera quasi dolorosa - ricomincerà a vivere e sperare ed a sentire il desiderio di fuggire, di cercare qualcosa di meglio per dissetare la propria natura ribelle e così, proprio come agli inizi della serie, prende i suoi rischi e scappa, uccidendo un cliente e rubando la sua auto. Non ci viene dato di sapere se Moira riesca o meno nel suo intento, ma la trama legata alla sua fuga, in The Bridge si chiude con una nota positiva e con il suo largo sorriso mentre avvia il motore dell'auto e si allontana dopo aver aiutato June e averle consegnato un misterioso pacchetto.
Elisabeth Moss, infine, continua ad interpretare con grande equilibrio il personaggio di Offred, nonostante la sua paura, nonostante il senso di abbandono, la sua ragione di vita è data dal desiderio di poter un giorno riunirsi con sua figlia, una motivazione che la tiene lontana dal desiderio di morte e che le dà la forza di ingannare il Comandante e di manipolarlo al fine di entrare a far parte della resistenza. In The Bridge accadono piccoli eventi che, nel complesso, spalancano le porte a quello che avverrà nel finale di stagione e, presumibilmente, nella prossima stagione:
- Serena Joy che irrompe nell'ufficio del marito, dopo che un'altra moglie insinua che suo marito Fred la stia tradendo (di nuovo) con la sua ancella;
- Il Comandante ed il suo minaccioso "non sono stupido" detto ad Offred, che sembra voler insinuare che non è così facilmente manipolabile;
- La consegna a Offred del misterioso pacchetto da parte di Moira.
Cosa sarebbe di Offred se Serena Joy scoprisse della sua relazione con il Comandante, se lui dicesse a June di sapere che ha cercato di usarlo o se qualcuno scoprisse quel pacchetto dal contenuto sconosciuto? Davvero il mondo di June è sul punto di crollarle addosso?
La risposta alla prossima settimana con l'ultimo episodio della prima stagione intitolato Night.