The Handmaid's Tale 1x08 "Jezebels": la recensione

La nostra recensione dell'ottavo episodio della prima stagione di The Handmaid's Tale intitolato Jezebels

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Spoiler Alert
Gezabele è un personaggio biblico accusato, nel libro dell'Apocalisse, di indurre i membri della chiesa a commettere atti impuri e divenuto poi con il tempo simbolo stesso della lussuria. In un episodio di The Handmaid's Tale che avrebbe quindi dovuto proprio concentrarsi su un tema ben preciso e su una nuova forma di schiavitù ideata dagli uomini di Gilead per le donne più ribelli, gli autori finiscono per mancare il bersaglio e concentrarsi su nuovi flashback che ci raccontano la storia di Nick Blaine.

Il problema di questo episodio non è tanto legato al fatto che ci venga raccontata la storia di uno dei protagonisti della serie, per quanto - bisogna ammetterlo - questo show ha saputo regalare emozioni forti soprattutto quando ha illustrato la vita delle ancelle ed i loro drammi, quanto piuttosto a quello che tende a sminuire alcuni eventi importanti riducendoli ad un momento della vita di Nick e spogliandoli così del loro vero significato ed impatto. Per spiegare meglio questo concetto basta usare una frase pronunciata da Offred quando viene segretamente portata dal Comandante nel bordello: June gli chiede chi siano le persone all'interno del locale e lui risponde descrivendole quale mestiere facciano gli uomini presenti o da dove provengano, quando quello che lei voleva davvero sapere era chi fossero le donne, una perfetta metafora di Jezebels, che avrebbe dovuto essere incentrato su Moira e June ed invece vira su altri argomenti. Ovviamente, per comprendere meglio come possa essere nata la comunità di Gilead è importante conoscere ed approfondire il punto di vista degli uomini che l'hanno costituita, ma non se questo va a discapito del punto focale del racconto e delle emozioni della sua protagonista.

Nel libro, la parte in cui Offred viene portata in quel locale dal Comandante, è estremamente delicata e tragica. June è infatti combattuta tra la paura di dover lasciare un luogo che conosce e che, per quanto assurdo possa sembrare, le offre una parvenza di protezione e le contrastanti emozioni che la colgono nel fare gesti come truccarsi o indossare abiti sgargianti e ridicoli, sopravvissuti alla distruzione grazie al contrabbando. La June del libro si sente come potrebbe sentirsi un pagliaccio a rivedere il proprio volto, dopo così tanto tempo, acceso da un trucco eccessivo ed applicato in maniera impacciata ed è terrorizzata all'idea di quello che le potrà capitare. In questo episodio, invece l'esperienza di Offred - tranne che per un momento di cui parleremo più avanti - è quasi interamente filtrata attraverso lo sguardo di Nick, dalla sua gelosia, alla tracotanza con cui - dopo quella serata - decide di porre fine alla loro relazione clandestina, come se June avesse mai avuto possibilità di scelta o, peggio, avesse desiderato seguire il Comandante in quella squallida camera di uno squallido bordello per essere violentata ancora una volta.
Qualche tempo fa avevamo anche accennato a potere del "non detto" del libro: un vantaggio che la storia di Margaret Atwood avrà sempre sulla serie televisiva è quella devastante sensazione lasciata al lettore di non sapere, di non aver potuto vedere e di dover solo immaginare il genere di vessazioni e violenze che donne come Offred hanno subito. Nel romanzo, per esempio, non viene mai descritta la Offred suicida che ha preceduto June, non sappiamo che volto avesse, né viene descritto il giorno della sua morte; in Jezebels invece, ancora una volta, un momento tragico e significativo ci viene mostrato solo perché funzionale al racconto della storia di Nick, quando invece avrebbe avuto maggiore potenza se lo spettatore fosse rimasto all'oscuro di tutto e se avesse potuto continuare solo ad immaginare quella fragile e disperata creatura scegliere la morte, ma sfidare comunque i suoi carnefici con quella frase ribelle incisa nel legno all'interno di un armadio. Questa, d'altronde, è la sfida più grande che questa serie deve affrontare, una sfida che ammettiamo di temere, quella cioè si aggiungere materiale inedito ad un racconto di tale impatto senza tradirne l'essenza, una missione che - nel caso di questa particolare puntata - non possiamo definire vinta.

Due momenti di Jezebels risultano tuttavia essere decisamente superiori alla media e non a caso riguardano la protagonista: quello dell'incontro tra June e Moira e la scena finale, con il regalo di Serena Joy. Il primo, l'abbraccio tra le amiche, avrebbe sicuramente meritato un maggiore approfondimento e più tempo sullo schermo, che avrebbe potuto essere tranquillamente essere sottratto alla storia di Nick. Sia Moira che June pensavano che l'altra fosse morta, l'emozione del ritrovarsi ed il sollievo che devono aver quindi provato nel riabbracciarsi è certamente enorme e ben reso nelle scene a loro dedicate, ma gli autori avrebbero potuto soffermarsi molto più a lungo su di loro, d'altronde, anche se in forme diverse, sia Moira che June continuano ad essere delle schiave e sarebbe stato certamente stimolante vederle condividere di nuovo la loro storia e cercare maggiore conforto reciproco. Poi c'è il regalo del carillon, "il dono perfetto" - ironizza June tra sé e sé - una scatola con una ballerina all'interno che danza solo quando qualcuno alza il coperchio. Nonostante ciò che Offred ha passato a causa del Comandante e di Nick in questo episodio e nonostante l'aver rivisto Moira l'abbia fatta sentire forse persino più sola, per aver realizzato che nessuna di loro sembrerebbe avere una via di scampo, June mostra tutta la sua tempra e decide, come la Offred che l'ha preceduta, di raccontare la sua storia a modo suo, di non essere una bambolina in una scatola e di proteggere virtualmente chi verrà dopo di lei facendole comprendere che non sarà mai sola, che in quella stessa angusta stanza, un'altra Offred ha condiviso la sua pena e l'ha spronata a resistere.

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