The Great (prima stagione): la recensione

The Great, con Elle Fanning, rilegge la storia di Caterina la grande con uno show fresco, energico e brillante

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The Great (prima stagione): la recensione

Il più grande merito di questa stravaganza storica che è The Great è quello di aver dato a Elle Fanning la cornice che merita. Un talento anticipato da una bellezza eterea, fanciullesca e innocente, quasi da principessa disneyana (e infatti...) che vince soprattutto quando è raccontato per contrasto. Lo capiva Refn, che in The Neon Demon costruiva tutta la sua narrazione per immagini intorno a questo concetto. La serie Hulu, sia per durata che per scrittura, porta ancora oltre questo discorso. Lo fa in una piccola perla di combinazione di generi, commedia nera e dramma storico che non vuole mai essere accurato. Uno show fresco, energico e brillante.

La serie è vagamente ispirata alle cronache giovanili di Caterina di Russia, despota illuminato del Settecento. Va in sposa al sovrano Pietro III (Nicholas Hoult), arriva a corte colma di fantasticherie sull'amore romantico e sul senso di responsabilità del potere, sbatte la faccia contro la mediocrità totale di chi amministra il regno. Pietro è, fondamentalmente, un idiota, un bambino troppo cresciuto circondato da una corte di yes men che non solo non lo contraddice, ma lo asseconda in ogni suo capriccio. Caterina, dopo un attimo di spaesamento, angoscia, depressione, cerca di migliorare la sua condizione, e di agire per il bene della Russia. Il resto, più o meno, è storia.

Più o meno perché, fin dal sottotitolo della serie ("una storia occasionalmente vera"), lo show non vuole mai essere la fedele cronaca degli annali a corte. Libertà narrative a parte, la scrittura della serie si appoggia in ogni momento ad uno sguardo contemporaneo, ad un filtro della modernità che si impone sulla narrazione delle vicende. Accade con le musiche, con la scrittura dei dialoghi, con il gergo. C'è un'esclamazione, "huzzah", che diventa il tormentone assoluto della serie, e che viene utilizzata con sempre maggiore enfasi dialogando quasi con lo spettatore, che ne capisce il senso ora straniante, ora ironico, ora di pura affermazione di un concetto. E ride.

Sì perché The Great è anche molto divertente. Risate a denti stretti, come potrebbero essere quelle per una satira politica che in fondo non è affatto lontana da noi. Caterina non è perfetta, ma in questo caso rappresenta la Alice alla corte della Regina di Cuori, il punto di vista razionale in uno scenario di potere che è completamente abbandonato al paradosso e al governante matto. Questo spunto, che sembrerebbe non supportare una stagione di dieci episodi da 50 minuti, in realtà si rivela molto agevole da seguire. Nel momento in cui la follia raggiunge l'apice, la serie non vi rinuncia del tutto, ma trova nuovi spunti per la storia, manda avanti le vicende, lavora sul cast di comprimari (Adam Godley nel ruolo di un arcivescovo).

In questa combinazione di commedia nera e farsa del potere, The Great trova quella dimensione magica che permette a tutto di funzionare bene. È divertente, grottesca, ma anche interessante da seguire. Sicuramente migliore dell'ingessata miniserie Caterina la grande con Helen Mirren, ma anche più carnale e brillante rispetto a Marie Antoinette di Sofia Coppola, con cui potrebbe condividere qualcosa.

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