The Great Perhaps, un toccante viaggio tra interrogativi esistenziali - Recensione
The Great Perhaps è un'esperienza del tutto convincente, non solo grazie a un gameplay interessante e stimolante e al coinvolgimento veicolato dal comparto tecnico, ma soprattutto per quanto suscita nel giocatore
La storia è fin da subito molto toccante: Kosmos, un astronauta dal nome volutamente simbolico e dal significato ben preciso nel contesto di gioco torna su una Terra sconvolta dai cataclismi. Ad accompagnarlo L9, assistente vocale in grado di sviluppare delle capacità richieste dall’uomo, che dimostra ben presto di avere una coscienza e un certo grado di umanità. Lo si avverte quando la voce chiede di essere portata con l'astronauta, per non restare sola nella navicella spaziale e, in un momento particolarmente drammatico, quando dimostra di tenere alla vita dell'esploratore spaziale.
Si trattano argomenti forti e delicati sin dall’inizio: il tema della morte della propria famiglia e della conseguente solitudine, accentuata dall’essere letteralmente fuori dal mondo, il volto inquietante dell'avanzamento tecnologico, esemplificato dalla crioconservazione che ha permesso a Kosmos di dormire per cento anni, le catastrofi ambientali, che ancora dilaniano la Terra, l’impotenza umana di fronte alla natura. Tutti temi estremamente attuali e di dibattito, che portano necessariamente a una riflessione e che elevano la capacità di trasmettere un messaggio del gioco.
[caption id="attachment_198281" align="aligncenter" width="1600"] Desolazione e morte sono quanto attende il giocatore in ogni momento dell'avventura[/caption]
Un'estetica bidimensionale molto semplice ma dall'apprezzabile livello di dettaglio, che mette in scena questa sorta di Sottosopra à la Stranger Things, permettendoci di osservare uno stesso luogo attraverso due filtri diversi, mette in scena l'avventura dell'astronauta, ma è soprattutto il sonoro a farsi apprezzare per quanto riguarda il comparto tecnico, grazie a effetti ben curati e ad accompagnamenti dalla giusta atmosfera. Abbiamo scovato un bug relativo al riavvolgimento del tempo, ma non ha pregiudicato l'esperienza di gioco, anche se confidiamo che venga risolto al lancio.
Un'esperienza del tutto convincente, non solo grazie a un gameplay interessante e stimolante e al coinvolgimento veicolato dal comparto tecnico, ma soprattutto per quanto The Great Perhaps suscita nel giocatore, ponendolo di fronte a domande esistenziali, all'evidenza di quanto stia succedendo nel mondo e facendolo interrogare sul mistero della vita stessa, magari secondo le parole pronunciate da François Rabelais in punto di morte: "Je m'en vais chercher un grand peut-être". "Me ne vado in cerca di un grande forse".