The Good Mothers: la recensione dei primi 2 episodi

Tre donne e tre storie al centro di The Good Mothers, la nuova serie di Disney+ che racconta una pagina tragica e potente dell'Italia

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Vincitrice del premio Berlinale Series Award alla 73° edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, The Good Mothers, una co-produzione tra Italia e Regno Unito tratta dall'omonimo libro della giornalista Alex Perry ed adattata per lo schermo da Stephen Butchard, i cui 6 episodi sono stati diretti da Julian Jarrold ed Elisa Amoruso, dietro la cinepresa è un prodotto dal respiro internazionale, con un cast quasi interamente italiano.

LE PROTAGONISTE DI THE GOOD MOTHERS

Lea Garofalo (Micaela Ramazzotti) e Denise Cosco (Gaia Girace) sono rispettivamente la moglie e la figlia di Carlo Cosco, 'ndranghetista dell'omonimo clan, e sono fuggite dalla Calabria dopo che Lea ha deciso di collaborare con la giustizia per garantire un futuro a Denise. La serie inizia dal momento in cui le due, dopo aver vissuto sotto protezione al nord, tornano dalla famiglia nel tentativo di riallacciare i rapporti con loro, promettendo di raccontare la loro vicenda anche attraverso l'uso di flashback.
Giuseppina Pesce (Valentina Bellè), del clan dei Pesce, oltre ad educare i figli a seguire le leggi del clan ed a trasmettere loro il patrimonio mafioso di cui lei stessa fa parte con ruoli sempre più attivi in seno alla famiglia, viene arrestata grazie all'intuizione di Anna Colace (Barbara Chichiarelli), che per prima comprende il potere delle donne nei clan, e decide di spingerle a collaborare con la giustizia.
Concetta Cacciola (Simona di Stefano), cugina di Giuseppina, ha uno spasimante con cui parla via Internet, ma subisce l'oppressivo controllo della famiglia che sospetta il tradimento, per liberarsi del quale deciderà di collaborare con la giustizia.

TRE DONNE, TRE STORIE

La serie ha sicuramente il merito di raccontare fatti, magari non del tutto noti, soprattutto alle generazioni più giovani, per onorare tre donne coraggiose, alcune delle quali hanno pagato con la vita la scelta di abbandonare l'unica esistenza che avessero mai conosciuto per il bene dei propri figli e nel tentativo di dare loro un futuro diverso da quello che era stato scritto per loro.

E seppure la loro storia abbia alcuni punti in comune, quello che la serie chiarisce sin dai primi episodi, è il suo intento di mostrare quanto diverse siano in realtà queste donne.
Se la più grande vittoria di Lea Garofalo è stata infatti quella di essere riuscita a trasmettere alla figlia i propri valori ed il proprio coraggio, insegnandole a mettere in discussione le leggi a cui avrebbe dovuto sottoporsi sin dalla nascita, sposandosi magari giovanissima come la madre, e passando la vita ad occuparsi unicamente dell'educazione dei figli, in un'isolamento culturale e sociale quasi insopportabile, personaggi come quello di Giusy Pesce risultano invece profondamente diversi.

Se non avesse scelto di collaborare con la giustizia, cosa che peraltro accettò di fare senza mai perdere il controllo delle proprie scelte, Giuseppina - grazie al suo carattere fermo, che emerge deciso nei primi episodi - sarebbe forse potuta diventare una di quei rari casi di donne con ruoli apicali all'interno della propria famiglia.

La cugina Concetta, al contrario, forse anche perché è il personaggio meno presente nei primi due episodi della serie, appare come un'inguaribile sognatrice, una donna che vive con la speranza di una vita diversa, che avrà il coraggio e forse l'incoscienza di ribellarsi alla sua famiglia, finendo per perdere tutto quello che aveva di più caro al mondo.

Sin dall'inizio appare evidente anche che The Good Mothers non sia minimamente interessata a celebrare la violenza di un'istituzione così tristemente nota come quella della 'Ndrangheta, quanto piuttosto mostrarla attraverso gli occhi delle sue protagoniste in una maniera inaspettatamente intimista, di osservarla da dentro, esattamente come Anna Colace aveva intuito che il ruolo delle donne sarebbe stato fondamentale per attaccare le famiglie dal loro interno, andando a smontare pezzo per pezzo ciò che hanno sempre ritenuto il loro maggiore punto di forza, l'intoccabilità delle loro tradizioni. Il rovescio della medaglia per una tale scelta narrativa, è forse quello di un ritmo meno serrato di quello che ci si aspetterebbe da una serie come questa, che punta più sull'esaltazione dei toni cupi e della tensione per il pericolo imminente, che sull'azione in sé.

Ciò che conta per questo show è sicuramente trasmettere un messaggio positivo, anche quando questo è veicolato da una storia non necessariamente a lieto fine, ma la cui autenticità la eleva dal punto narrativo come nessun frutto della fantasia potrebbe fare.

Sebbene risulti difficile giudicare nel complesso un prodotto i cui primi 2 episodi sono chiaramente introduttivi di un mondo che deve ancora essere interamente esplorato e compreso, nel bene e nel male, anche cioè quando il confine tra buoni e cattivi si assottiglia, cosa che la storia di Lea sicuramente insegna, le premesse sono certamente buone e fanno di questo show una voce fuori dal coro, che racconta una triste, ma potente, pagina della storia del nostro paese, in cui la parola viene data alle sue indomite protagoniste.

Tutti e 6 gli episodi di The Good Mothers saranno disponibili il giorno del suo debutto, il 5 aprile 2023, su Disney+.

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