The Good Doctor 2×17 “Breakdown”: la recensione
La nostra recensione del diciassettesimo episodio della seconda stagione di The Good Doctor intitolato Breakdown
La prima considerazione che ci viene spontanea riguardo alla difficile situazione che il protagonista sta vivendo è che, nonostante i suoi colleghi - o quanto meno quasi tutti i suoi colleghi - abbiano dimostrato di essere solidali e consapevoli di quando il suo peculiare talento sia fondamentale in una sala operatoria, nessuno si è fermato a parlare davvero con lui, a provare a chiedergli come si sentisse o cercare di capire perché per lui sia tanto importante perseguire il suo sogno di diventare un chirurgo invece di dedicarsi alla rispettabilissima e non meno importante branca medica della patologia. Persino Lea che ha pure sempre dimostrato una certa sensibilità nei confronti dell'amico sembra più concentrata sul far accettare a Shaun la realtà che capire le sue ragioni.
Sebbene la questione sollevata dal dottor Han resti fondamentalmente irrisolta, bisogna pur dire che Shaun ha provato più volte le sue capacità di chirurgo e anche non riscontriamo della malizia nel comportamento del primario, ci vediamo comunque un egoistico interesse: richiedere il suo aiuto quando non c'erano altre alternative, illuderlo di dargli una chance e poi obbligarlo a tornare nel laboratorio di patologia come se nulla fosse, lo hanno sicuramente condotto alla rottura della scena finale che, per assurdo, non avrà fatto che convincere ancora di più Han delle sue ragioni.
La cosa davvero stimolante è che con un solo episodio di fronte, che segnerà la fine di questa seconda stagione di The Good Doctor, non abbiamo davvero idea di come questo impasse possa essere superato, davvero la violenta reazione di Shaun ha segnato per sempre la sua carriera? Gli autori dello show sono tanto coraggiosi da aver previsto un tale cambio di rotta per il protagonista oppure hanno già in mente un modo per riparare quanto accaduto?
Non possiamo inoltre non apprezzare il tentativo di Claire di supportare il suo collega, proprio lei che ha dimostrato di essere la persona più sensibile e la più contraria a quanto gli stava accadendo. Il modo in cui gli è rimasta accanto senza toccarlo, ma facendogli sentire il proprio sostegno e la propria presenza sono una dimostrazione più valida di qualsiasi aperta dichiarazione di amicizia che Lea possa aver fatto a Shaun.
Quando apre però il pacchetto e vede la palla da baseball autografata che lui le spiega essere uno dei suoi più tesori più preziosi per il ricordo che vi è legato, né gli occhi di Glassman né quelli dell'oncologa sono asciutti (e probabilmente nemmeno quegli degli spettatori). Come gli dirà lei stessa il cancro è una malattia che cambia molte persone e anche Aaron, nonostante si ostini a pensare il contrario, è un uomo molto diverso da quello che abbiamo conosciuto all'inizio della serie.
L'unico rimpianto resta che, per quanto concerne la sua guarigione, la sensazione è che sembra sia passata quasi inosservata tra le persone che gli sono più vicine e che sarebbe probabilmente stato interessante veder maggiormente coinvolte in un momento tanto importante per lui.
Cosa il futuro abbia ora in serbo sia per Glassman che per Shaun resta un interrogativo al quale siamo ansiosi di ricevere una risposta.
La seconda stagione di The Good Doctor va in onda negli Stati Uniti ogni lunedì sulla ABC ed in Italia ogni venerdì su Rai 2.