The Girl from Plainville (miniserie): la recensione

Dietro alle ottime interpretazioni di The Girl from Plainville si nasconde una serie che lascia troppe domande senza risposta

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La recensione della miniserie The Girl from Plainville, disponibile su Starzplay

Il dietro le quinte di uno show televisivo, si sa, è tanto importanti quanto gli attori protagonisti che lo interpretano, così come è fondamentale, quando si parla di una serie true crime come The Girl from Plainville, comprendere quale sia la fonte da cui prende ispirazione.

In questo caso, lo show targato Hulu, che arriverà in Italia su Starzplay, nasce dalla penna di Patrick Macmanus (Dr. Death) e della sceneggiatrice Liz Hannah, già nominata ai Golden Globe per The Post, con due dei primi tre episodi affidati alla regia di Lisa Cholodenko (The Kids Are All Right), ed è un adattamento tratto da un articolo di Esquire del 2017, a firma di Jesse Barron, in cui venivano rivelati i particolari di un caso che ha sconvolto l'America.

LA TRAMA DI THE GIRL FROM PLAINVILLE

The Girl from Plainville racconta la storia di Michelle Carter (Elle Fanning) un'adolescente del Massachusetts processata per omicidio colposo per aver istigato al suicidio il suo ragazzo Conrad, detto Coco, (Colton Ryan) morto per avvelenamento da monossido di carbonio in un parcheggio di un K-mart della sua cittadina. Nel tentativo di rispondere alla domanda se davvero le parole abbiano il potere di uccidere, la miniserie in 8 episodi di Hulu, fa un'accurata ricostruzione della relazione tra Michelle e Coco e degli eventi che condussero alla morte del ragazzo, ma cerca anche di dare un senso alle relazioni tra adolescenti in un mondo in cui, nonostante l'abbondanza di social media, l'interazione sociale ed umana diventa sempre più una chimera.

IL MISTERIOSO MONDO DEGLI ADOLESCENTI

The Girl from Plainville è una serie che, fin dall'annuncio del suo debutto, ha fatto molto parlare di sé per diverse ragioni, per la somiglianza di Elle Fanning con la vera protagonista di questa terrificante vicenda, così come per il co-protagonista Colton Ryan, il fragile Coco, ma anche per l'eloquente interpretazione dei genitori di lui, il padre  Conrad II, detto Co, (Norbert Leo Butz) e soprattutto la madre Lynn (Chloë Sevigny) che, tra sensi di colpa, accuse e reciproco sostegno, tentano di navigare le difficilissime acque di due genitori che perdono un figlio per suicidio.

Dal punto di vista fattuale The Girl from Plainville è molto precisa nel delineare particolari, timeline ed eventi, ma perde qualche colpo quando tenta di addentrarsi nella psicologia di due personaggi complessi come Coco e Michelle. Il primo, già scampato ad un tentativo di togliersi la vita, è un ragazzo che soffre di ansia e depressione che tenta di vivere la propria vita combattendo questi due mostri invisibili, ma spaventosi e soverchianti, mentre Michelle, affetta di disturbi alimentari e con un rapporto conflittuale con i genitori, è una ragazza apparentemente benvoluta, ma vulnerabile ed insicura, che tende a vivere in un mondo di fantasia.

E proprio questo aspetto sarà uno dei più inquietanti della serie: i due ragazzi, che si sono incontrati nella realtà solo una paio di volte, instaurano una relazione sentimentale basata su un estenuante scambio di messaggi, in cui litigano, si innamorano e mettono a nudo le proprie anime come una normale coppia, messa ancora più in evidenza dalla scelta narrativa di far recitare ai due protagonisti i loro messaggi come se fossero vere conversazioni avvenute faccia a faccia, che evidenziano ulteriormente quanto potenti possano essere le parole, sia che siano pronunciate che scritte.

Ma mentre la loro relazione procede in una maniera considerata ormai normale per quest'era digitale, il mondo di fantasia che Michelle crea intorno a Coco ed alla sua storia d'amore è sempre più spaventosamente irreale e la spinge apparentemente a compiere tutta una serie di azioni allo scopo di essere amata e stare al centro dell'attenzione, non diversamente da come accadrebbe ad una persona affetta da sindrome di Munchausen per procura. La favola illusoria ed a tratti inquietante in cui Michelle vive, viene sottolineata in particolare da una delle prime scene di The Girl from Plainville in cui la giovane, a pochissima distanza dalla morte di Coco, cerca di ricreare davanti allo specchio una scena di Glee in cui Rachel, interpretata da Lea Michele, canta Make You Feel My Love in omaggio a Finn, morto nella serie dopo che l'attore che lo interpretava, Cory Monteith (fidanzato con la sua co-star), fu ritrovato senza vita a causa di un'overdose accidentale.
In una scena in cui la vita imita la finzione, accentuata dal tentativo della ragazza di rubare al suo amato show una serie di battute per essere più credibile possibile, Michelle si prepara ad interpretare la parte della vedova afflitta davanti al mondo e cerca di convincere tutti della potenza e della portata dei suoi sentimenti per Coco, piangendone inconsolabile la morte e cercando persino di essere di sostegno alla famiglia di lui, devastata dalla perdita del figlio.

UNA SERIE CHE LASCIA SPAZIO A VARIE INTERPRETAZIONI DEI FATTI

Sebbene lo show non nasconda la sua convinzione che la giovane abbia agito senza alcuna considerazione per la vita umana, cerca nel contempo di umanizzare la figura di Michelle cercando senza successo di dare risposte a una serie di difficili domande, che resteranno così gelosamente conservate nella mente della protagonista di questa vicenda. Descritta come una sorta di demonio dai media, durante l'accesa battaglia legale che l'ha vista protagonista, soprattutto se si considera che nello stato del Massachusetts, nel 2014, non esisteva il crimine di istigazione al suicidio, Michelle resta un mistero senza soluzione al quale la serie non riesce in alcun modo a dare una sua interpretazione.

Empatizzare e comprendere, nonostante la facilità con cui oggi la cancel culture tenda ad allontanare tutto ciò che non risponde pedissequamente ai propri principi morali, qualsiasi essi siano, sono due azioni profondamente diverse e comprendere è necessario per evitare di non ricadere negli stessi errori. In questo senso bisogna dare atto a The Girl from Plainville di aver tentato di dare spazio anche alla possibilità che Michelle possa essere altro, oltre ad un'assassina a sangue freddo, senza comunque sollevarla dalle sue colpe. Che poi riesca o meno nell'intento, costituisce il vero difetto di questo show, che tende a passare con estrema facilità da temi profondamente dolorosi e difficili da affrontare, a questioni più prosaiche e superficiali. Un esempio per tutti una scena nel quarto episodio in cui Coco rivela a Michelle di aver tentato il suicidio, seguita in maniera quasi brutale da un'altra in cui il pubblico ministero lamenta l'assenza di un movente al fine di perseguire la ragazza in maniera efficace e credibile.

La scelta degli autori di non prendere una posizione ben definita nella narrazione dei fatti e cercare di coprire più teorie possibili sul perché Michelle abbia fatto ciò che ha fatto e detto ciò che ha detto, finisce per lasciare molte (troppe) domande senza risposte, in un racconto a volte eccessivamente dettagliato, tanto da rischiare a volte di dimenticare quanto profondamente tragica sia questa storia. Per tutti i suoi protagonisti.

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