The Gifted 1x12 "eXtraction"/1x13 "X-roads": la recensione (season finale)

La recensione del doppio episodio finale di The Gifted, che chiude così la sua prima stagione

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Spoiler Alert
Se il genere dei supereroi arriverà un giorno alla saturazione, potremmo dire con una provocazione che sarà anche a causa di prodotti come The Gifted. Magari non pessimi – il primato spetta a Inhumans ed è inattaccabile – ma incapaci di giustificare, tramite spessore o tematiche, il loro senso narrativo. La prima stagione dello spin-off ambientato nel mondo degli X-Men arriva alla conclusione, già rinnovata per una seconda annata. Ci arriva col fiato corto e una storia stanca, molto stanca. Gli Strucker e gli altri mutanti affrontano le ultime sfide della stagione in due episodi, intitolati eXtraction e X-roads, e tutto il resto viene da sé. L'azione è di quelle già viste, e così i dialoghi e i conflitti interiori che, va concesso, qui arriveranno ad una qualche inevitabile risoluzione, se non altro per introdurre la seconda stagione dello show.

Abbiamo quindi gli Strucker, protagonisti mai veramente tali. L'intero finale qui ruota intorno alla crescente aggressività di Andy, che si distacca sempre più dai genitori e soprattutto da Lauren, la persona che più di tutti potrebbe capirlo. È quindi affascinato dal mito dei suoi antenati, e dalla potenziale rinascita dell'Hellfire. Il seme del conflitto non esplode del tutto, e comunque la rabbia, il tradimento, l'allontanamento sono inquadrati in una cornice che già in sé contiene tutte le possibili riconciliazioni (nulla di irreparabile insomma). Reed e Catlin tutto sommato quando non difficili da sopportare sono sostanzialmente inutili, ed è palese la fatica narrativa nel concedere ad entrambi un ruolo primario in un contesto che li vede chiaramente come i più deboli.

Va un po' meglio con Lorna e gli altri. Il fantasma di Magneto, agitato a pie' sospinto dalla scrittura e dalle tre Frost, funziona ben poco di per sé. Non basta nominare un personaggio – anzi non nominarlo – per costruire interesse. Lo sa bene Legion, che non ha mai poggiato interamente sulla rivelazione relativa a Xavier. Qui invece per molto tempo sembra che il semplice essere figlia di Magneto dovrebbe bastare a costruire un conflitto, diremmo “genetico”, nel personaggio di Lorna. Non a caso, la scena migliore non solo della puntata, ma dell'intera stagione, è quella che vede il personaggio cedere per una volta al lato oscuro, malgrado gli avvertimenti degli altri, e far precipitare l'aereo con a bordo Campbell.

Funziona perché, una volta tanto, The Gifted smette di essere l'imitazione molto misurata di qualcosa che abbiamo visto, con ben altra portata e scrittura, al cinema molte volte. Si prende finalmente qualche rischio, gettando una luce grigia sui suoi buonissimi e perfettissimi personaggi, senza spessore e senza caratterizzazione. Sono questi i piccoli sprazzi di scrittura che restituirebbero fiducia nel progetto, se non fosse che al tempo stesso la serie si aspetta un nostro interesse nei confronti della storia d'amore tra Blink e Thunderbird. Tredici episodi sono più che abbastanza per raccontare una mitologia, un mondo, delle relazioni convincenti. Invece qui la sensazione rimane quella di un progetto che ha costruito tutto a ritroso.

Sembra quasi che si sia infatti partiti dalla necessità di ampliare l'universo degli X-Men sul piccolo schermo, giocando su un terreno apparentemente più sicuro rispetto a Legion. I legami sarebbero arrivati dopo, con le solite incursioni nel territorio della segregazione e del razzismo. E non è sempre giusto leggere un prodotto alla luce del suo target, ma qui davvero non è facile comprendere chi sono i destinatari dello show.

The Gifted avrebbe potuto essere altro, e qualcosa all'inizio o in qualche flashback si intravedeva: magari una serie con una visione più ridotta, più familiare, magari adolescenziale, giocata sul segreto e su una prospettiva sui mutanti diversa. Perché no? Oppure avrebbe potuto seguire la strada opposta, puntando sul trauma e sulla durezza dell'esposizione. Quel che abbiamo visto è a metà strada tra le due cose, una serie dalla portata potenzialmente generale, ma anche troppo generica.

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