The Gentlemen (stagione 1), la recensione
The Gentlemen, nonostante non arrivi mai ai livelli dell'omonimo film, riesce comunque a intrattenere grazie ai suoi protagonisti
The Gentlemen la recensione della stagione 1, disponibile da oggi, 7 marzo, su Netflix.
La trama di The Gentlemen
Come già anticipato, non c'è alcun collegamento tra film e serie tv, se non per le location e per la situazione della vendita illegale di sostanze stupefacenti nel Regno Unito. Messo quindi in conto che entrambi i prodotti possono vivere in solitaria, la trama di The Gentlemen vede l'ex soldato Eddie Horniman (Theo James) ereditare a sorpresa l'enorme tenuta del padre, a scapito del fratello maggiore Freddy (Daniel Ings). Quello che Eddie ancora non sa, è che sotto la casa si trova uno dei 12 container per la produzione illegale d'erba dell'impero di Bobby Glass.
Per chi ha visto il film è presto spiegato, Bobby è il Mickey della situazione, solo che a prestargli il volto non c'è Matthew McConaughey, ma un attempato (seppur sempre in-character) Ray Winstone. Glass è in prigione, e il suo impero al momento è supervisionato dalla figlia Susie (Kaya Scodelario). Gli otto episodi di questa prima stagione vedono Eddie e Susie rincorrersi, stuzzicarsi, aiutarsi, sfidarsi e minacciarsi, in un a continua ricerca di equilibrio del potere e di caos nello stesso. Il tutto con la tipica firma di Ritchie.
Molto buone anche le performance del resto del cast, sebbene vengano tutte messe in ombra dai due protagonisti. Ritroviamo Vinnie Jones, assente dal film, ma uno degli attori più riconoscibili delle opere di Ritchie, e anche un Giancarlo Esposito nuovamente imprenditore multimilionario, con quel fare serpentino a cui ormai ci ha abituato. Come detto però, nessun personaggio secondario per quanto caratterizzato sopra le righe, riesce a trovare il suo momento per ergersi sopra la coppia James-Scodelario, che per tutti e otto gli episodi rimangono il traino portante dello show. Fa eccezione forse solamente il Freddy di Ings, che passa da figura comica a drammatica nel giro di un paio di inquadrature. Anche lui però viene messo da parte sul finale, nonostante il rapporto tra i fratelli sia uno dei temi centrali di questi otto episodi.
Intrattenimento distillato
Come già detto, Ritchie non è solo showrunner, ma è anche regista dei primi due episodi. Merito suo quindi, se la storia di Eddie riesce a fare breccia nello spettatore, e quelle prime due puntate sembrano proprio un suo film. Vuoi per il minutaggio, vuoi per la regia che cerca solo di copiarlo nelle sei puntate successive, il resto della serie scorre ma non è mai d'impatto come i primi due episodi. Si ha quasi la situazione di assistere a una serie procedurale, prima che tutto torni in carreggiata e si riprendano le redini della trama.
Non fraintendetemi, le puntate sono quasi tutte ottime, e ci sono molte delle caratteristiche dei lavori di Ritchie anche solo nella sceneggiatura, ma il cambio di regia si nota, e tutto sembra meno compatto, più distillato tra un episodio e l'altro. Certo, il tutto è dovuto anche al formato sotto forma di una serie tv, e forse la storia di Eddie e Susie non meritava così tanto minutaggio ma, quando si arriva al risolvimento finale (in pieno stile Ritchie) tutto va miracolosamente al posto giusto.
Se vi piacciono i film di Guy Ritchie, non potete perdervi The Gentlemen che, nonostante non arrivi mai ai livelli dell'omonimo film, riesce comunque a intrattenere piacevolmente lo spettatore per quasi tutta la sua durata. Il tutto grazie alle performance dei suoi protagonisti e a un uso intelligente della camera che, dopo i primi due episodi diretti dallo stesso Ritchie, ne segue lo stile nelle mani degli altri registi.