The Gentlemen, la recensione
Con una cura maniacale per l'abbigliamento e i soliti intrecci The Gentlemen diverte senza essere mai memorabile
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Infine in The Gentlemen questa trama complessa che gira intorno ad un magnate della produzione di cannabis illegale che vorrebbe lasciare il giro ma non sa bene a chi vendere il suo centro di produzione, un uomo che vorrebbe trarre da tutto ciò una sceneggiatura, e una gang che porta solo scompiglio per caso, è una grande distrazione. C’è pochissimo sotto il film e quel poco non lo portano, come sembra volere Ritchie, gli attori.
Charlie Hunnam, Hugh Grant, Matthew McConaughey e Colin Farrell sono tutti impegnati in interpretazioni chiamate a dar senso alle scene. La scrittura non è mai autonoma, sembra sempre reggere la scena all’attore che potrà fare il suo. Ogni tanto accade ed è divertente ma niente di più.
Tuttavia nel campionato difficilissimo in cui sceglie di giocare Guy Ritchie con i suoi film criminali “divertente” non basta. La furia e la foga dei suoi esordi avevano una qualità magnetica che trasportava personaggi e storie nel terreno del memorabile. E se un film di Guy Ritchie non riesce ad avere nulla di memorabile, se non impone le sue stranezze e i suoi personaggi fuori dai canoni ha fallito, non gli rimane nulla se non il piacere rapido della visione. Non ha di certo la sconvolgente rivelazione di una scrittura significativa, non ha la potenza visiva di immagini che rimangono con lo spettatore per mesi, né ancora ha i riferimenti raffinati o le sorprese clamorose.
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